mercoledì 30 giugno 2010

Trechiese - Dreikirchen

Dreikirchen, tre chiese, anzi tre chiesine a 1120 metri di altezza sulle colline sul lato occidentale della bassa val d'Isarco. Un antichissimo santuario, un tempo custodito da eremiti, sorto attorno ad una fonte idrominerale cui venivano riconosciute miracolose virtù terapeutiche, già luogo di antichissimi riti pagani, posto sull'antico sentiero di montagna che da Bozen (Bolzano) arrivava a Brixen (Bressanone) attraverso l'altopiano del Renon. Ancora oggi vi si accede soltanto a piedi: 20 minuti da Villanders (Villandro), dove si arriva in macchina da Klausen (Chiusa), o mezz'ora da Barbian (Barbiano), sentiero n.8, cui si arriva da Ponte Gardena. Le tre chiesette furono costruite fra il XII e il XV e dedicate rispettivamente a: S. Geltrude, S. Nicola e S. Maddalena.
La chiesina di Santa Geltrude è realizzata con un'architettura che va dal tardo romanico (porta ad arco a tutto sesto nella parte destra, concio della volta a crociera, fonte battesimale) al primo gotico (arcata del coro, portale di entrata). Murature in pietra, struttura di copertura lignea e tetto in scandole di legno, piccola torre campanaria anch'essa in legno. L'altare è forse una composizione formata da un cassonetto barocco con figure femminili gotiche; vi è poi una importante statua lignea della santa risalente alla prima metà del XIV secolo e un notevole affresco sulla facciata esterna.

La chiesa di San Nicola, affiancata alla precedente, analoga come strutture, ha un vano per il coro delimitato da un arco trionfale e volta a crociera con marcati costoloni. L'altare a portelle è un'importante opera attribuita allo scultore brissinese (di Brixen-Bressanone) tardo gotico Hans Klocker. Gli affreschi all'interno del coro sono datati al XIV secolo e sono stati parzialmente restaurati nel 1984.

La terza chiesa dedicata a S. Maddalena, un po' più grande delle precedenti, è stata probabilmente ricostruita attorno al 1500 dopo che una frana aveva distrutto quella precedente. La chiesa, in stile tardo gotico, ha finestre a sesto acuto, chiusura del coro ottogonale, portale ogivale riccamente ornato da pennacchi e modanature. Altare e sculture lignee, nessun affresco.

Castel Friedburg - palazzo della Dogana a Colma

Nell valle d'isarco laddove si incrociavano la "Via dell' Imperatore" e la strada Kuntner venne eretto nel 1482 dell' arciduca Sigismundo il castello Friedburg che serví da stazione doganale fina al 1829. Nella sua lunga storia Colma vide passare attraverso i due portoni della dogana un'innumerevole quantitá di gente: imperatori, re papi, duchi, conti, cardinali, vescovi, diplomatici e poeti. Si narra che nel corso del suo viaggio in Italia, lo scrittore tedesco J.W.v. Goethe venne ospitato nel palazzo della dogana. Dopo la prima guerra mondiale il castello divenne patriomono dello Stato italiano in quanto bene appartenente a cittadino di ex nazione nemica e dopo diversi passaggi di proprietá venne acquistato dal Prof. Antonelli che, dopo aver restaurato l'antico palazzo, lo vendette ad un albergatore.

Chiesa di San Valentino a Siusi

Ogni anno il 14 febbraio, festa di san Valentino, un lungo corteo di contadini, cui di recente si sono aggiunti altri gruppi sociali, si snoda lungo il sentiero che porta al santuario fra i prati sopra Siusi.
La chiesa, molto probabilmente, risale al XIII secolo e fu ricostruita nel XIV. Il campanile romanico a due ordini di bifore, e di un tratto di muri perimetrali sorregge la cupola a bulbo sopra il tamburo ottagonale, risale al 1811.
In tempi antichi la chiesa era anche un punto di riferimento per fissare i confini, come sta a dimostrare la croce confinaria sul muro perimetrale. Oggi essa è meta non soltanto di numerosi devoti e contadini, ma anche di molti amici dell'arte.
All'interno della chiesa le nervature delle volte a stella sono sorrette da pilastri poligonali; appaiono gli stemmi delle famiglie Wolkenstein e Zwingenstein.
Gli affreschi sono di grandissimo interesse perchè l'autore usa tecniche tipiche della Scuola di Bolzano (incontro tra la pittura nordica e giottesca-veronese) e della Scuola Veronese di Altichiero da Zevio. Gli affreschi rappresentano: la Madonna in trono, l' Adorazione dei Magi, il Sudario di Veronica, la Crocifissione e San Valentino.
Nel corso della riscoperta (fra il 1962 ed il 1972) dei tre strati pittorici sovrapposti all'interno dell'edificio sacro, vennero alla luce alcuni esempi di dipinti in stile danubiano (1530 circa), che hanno per soggetto fatti del Nuovo Testamento e della vita di Cristo.

martedì 29 giugno 2010

Oswald von Wolkenstein

Oswald von Wolkenstein era un poeta, compositore, menestrello ed anche un diplomatico nel servizio dell’imperatore Sigismondo I. Si presume che Oswald von Wolkenstein sia nato nel 1376 o 1377 a Castel Trostburg nei pressi di Ponte Gardena. Era il secondo di tre figli ed inoltre aveva anche 4 sorelle. I suoi genitori erano Friedrich von Wolkenstein e Katharina von Villanders.
Verso il 1387, quindi all’eta di 10 anni, Oswald von Wolkenstein abbandonò la sua casa natale ed iniziò a fare viaggi attraverso l’intera Europa fino all’Oriente. Durante questo periodo iniziò già a scrivere delle canzoni come per esempio sulla Spagna, sulla Prussia, Ungheria e vari altri paesi per i quali passava. Quando però suo padrè morì nel 1398, Oswald decise di ritornare a casa nell’Alto Adige, dove ebbe inizio un lungo litigio sull’eredità con i suoi fratelli. Solo nel 1407 l’eredità venne divisa e Oswald ricevette un terzo del castello Hauenstein (Castelvecchio, Siusi allo Sciliar). Gli altri due terzi furono dati al cavaliere Martin Jäger.
Nel 1415 la vita di Oswald von Wolkenstein raggiunse il suo culmine, quando potè far parte al Concilio di Costanza ed infine divenne consigliere del re.
Von Wolkenstein si servì inoltre di tutte gli incassi di Castelvecchio, del quale però Oswald possedeva solo un terzo. Di seguito iniziarono varie dispute per il castello tra Jäger e von Wolkenstein.
Nel 1421 venne infine inprigionato presso Castel Forst nei pressi di Merano, dove venne torturato ed umiliato. Dopo anni di lite, fuga e detenzione, Castelvecchio rimase in possesso di Oswald von Wolkenstein, ma dovette pagare una liquidazione al cavaliere Jäger.Oswald von Wolkenstein è stato l'ultimo dei poeti cavallereschi, ma anche il primo dei moderni, avendo cantato tutte le sue esperienze. Della sua opera ci sono rimasti 60 Lieder ad una sola voce e 25 a due voci.

Curiosità: su quasi tutti i ritratti, Oswald von Wolkenstein viene mostrato con l’occhio destro chiuso. Oggi non si sa dire con certezza, se l’occhio era già danneggiato dalla nascita o se era ad attribuire ad una ferita da piccolo bambino durante giocava..

Siusi allo Sciliar


A partire dal 1880 la frazione di Siusi con i suoi dintorni divenne un prestigioso luogo di soggiorno, tanto è vero che ospitò a lungo lo scrittore norvegese Henrik Ibsen, il re di Sassonia, l'ambasciatore dello zar Bobrinsky, Arturo Toscanini, Arthur Schnitzler, ecc.
Siusi allo Sciliar si trova nell'altipiano dolomitico dell'Alpe di Siusi, si possono ammirare il massiccio dello Sciliar e il Sassolungo.
Nel suo territroio si trovano i resti di Castel Hauenstein-Castelvecchio che sorge su un enorme blocco dolomitico proveniente da una frana della punta Santner. La costruzione primitiva risale al primo periodo del principato vescovile di bressanone, del quale i Signori di Castelvecchio erano feudatari. Passato ai Signori di Villandro nel XIV secolo, giunse di proprietà ai Wolkenstein. Decadde rapidamente e dalla fine del XVIII sec. risulta abbandonata. Problemi di eredità vi obbligarono, a soggiorno forzato, il poeta trovatore Oswald von Wolkenstein (1376-1445).

lunedì 28 giugno 2010

Castel Presule

Castel Presule si trova nel comune di Fiè allo Sciliar, sull'altipiano dello Sciliar nel cuore delle Dolomiti.
Sin dalle origini è legato ai Signori di Fiè, ministeriali del vescovo di Bressanone e quindi feudatari dei conti di Tirolo che lo costruirono intorno al 1200 e lo ebbero in proprietà fino al 1804, quando si estinse l'asse ereditario. Il più noto signore del castello, nel suo massimo splendore, è stato il conte Leonhard con Voels (1458 - 1530). In italiano è talora indicato come Castel Colonna. Questo perché i Völs (Fiè), ad un certo punto, sotto Leonardo II, cominciarono ad aggiungere il cognome Colonna al proprio. Il motivo non è chiaro: per alcuni i signori di Fiè sarebbero stati un ramo dei Colonna romani arrivati in Tirolo nel XII secolo; per altri, invece, Leonardo I di Fié avrebbe partecipato alla battaglia di Lepanto al fianco di Marcantonio Colonna, affermando che la sua famiglia era originaria dei Colonna di Tuscolo. Per una terza versione, Marcantonio Colonna avrebbe adottato Leonardo, per poter ostentare l'appartenenza ad una nobile casata romana. Più probabilmente però, Leonardo di Fiè chiese ed ottenne semplicemente di poter aggiungere quello dei Colonna al proprio nome.
Sulla collina su cui si innalza la torre, alta 13 metri, con arco d'entrata a tutto sesto. Sul portale esterno ci sono gli stemmi dell'Austria, del Tirolo e di Leonhard che fu valente uomo d'armi, affascinante e contradditoria personalità tra il Medioevo e il Rinascimento imparentato attraverso tre matrimoni alle più prestigiose casate della regione (Regina Thun, Katharina Firmian, Ursula Montfort). Era amico personale di Massimiliano I d'Asburgo, fu esattore imperiale della miniera di sale di Hall. La cappella è dedicata a Sant'Anna.
Estintasi la casata dei Voels, iniziò un progressivo degrado fino al 1981, quando è sttao acquistato dal Kuratorium Schloss Prosels.

Giro delle Dolomiti



ITINERARIO 3
  • Partenza da BOLZANO
  • CARDANO
  • VAL D'EGA
  • LAGO DI CAREZZA (m. 1620)
  • PASSO DI COSTALUNGA (m. 1752), provincia di Trento
  • VAL DI FASSA ( a Campitello vista del Sassolungo come pentadattilo)
  • CANAZEI
  • PASSO PORDOI (m. 2239)
  • ARABBA, provincia di Belluno
  • LIVINALLONGO
  • PASSO FALZAREGO (m. 2105) - LAGAZUOI, Museo della Grande Guerra
  • CORINA D'AMPEZZO
  • PASSO TRE CROCI (1809)
  • LAGO DI MISURINA (vista delle TRE CIME DI LAVAREDO)
  • CARBONIN
  • LAGO DI DOBBIACO
  • DOBBIACO
  • BRUNICO
  • BRESSANONE
  • BOLZANO

Giro delle Dolomiti



ITINERARIO 2

  • Partenza da BOLZANO
  • CARDANO
  • VAL D'EGA
  • LAGO DI CAREZZA (m. 1620)
  • PASSO DI COSTALUNGA (m. 1752), provincia di Trento
  • VAL DI FASSA ( a Campitello vista del Sassolungo come pentadattilo)
  • CANAZEI
  • PASSO PORDOI (m. 2239)
  • ARABBA, provincia di Belluno
  • PASSO DI CAMPOLONGO (m. 1875)
  • ALTA BADIA
  • CORVARA
  • COLFOSCO
  • PASSO GARDENA (2121)
  • SELVA GARDENA
  • SANTA CRISTINA VALGARDENA
  • ORTISEI
  • CHIUSA
  • BOLZANO

La strada della Val d'Ega


La strada della Val d'Ega fu inaugurata nel 1860. Collegava Bolzano con i comuni di: Nova Ponente e Nova Levante. Quando nel 1896 fu inaugurato il Grand Hotel Carezza, la strada raggiunse fama internazionale; tra gli altri, furono ospitati Sir Winston Churchill, l'imperatrice Elisabetta d'Austria (Sissi), Agatha Christie e lo scalatore e regista Luis Trenker.
Durante la guerra transitavano i convogli militari e ancor oggi si possono vedere alcuni bunker (ora murati) ben mimitizzati. con la roccia circostante. .
Con il boom turistico degli anni '50 la Val d'Ega divenne parte del giro turistico per le Dolomiti...

Giro delle Dolomiti










ITINERARIO 1

Partenza da BOLZANO
CARDANO
VAL D'EGA
LAGO DI CAREZZA (m. 1620) - sosta
PASSO DI COSTALUNGA (m.1752), Provincia di Trento
VAL DI FASSA, CAMPITELLO con vista del Sassolungo come pentadattilo
CANAZEI
PASSO SELLA (m. 2244)
PLAN DE GRALBA
SELVA VAL GARDENA
S. CRISTINA VALGARDENA
ORTISEI
CASTELROTTO
SIUSI
FIE'
PRATO ISARCO
CHIUSA
BOLZANO

domenica 27 giugno 2010

la strada degli imperatori e la Val d'Isarco

Non lontano dalla chiesa di San Ingenuino di Barbiano, si conserva un tratto della strada selciata e incassata tra le alte sponde murate a conci di pietra denominata "via dei re e degli imperatori" che, attraverso l'altopiano del Renon, collegava Bolzano a Colma (Barbiano) prima che venisse aperta la "via a valle", costruita dal commerciante Kuntner.
Già frequentata in epoca preistorica, usata dai Reti (che abitavano in Alto Adige, Nord Tirolo e nell'Engandina) che collegava - più rapidamente della Via Claudia Augusta Veldidena (Wilten presso Innsbruck) e Augusta Vindelicum. A Fortezza vi si innestava la strada proveniente da Aquileia attraverso la val Pusteria.
Negli itinerari di età romana, nella val d'Isarco sono attesate, dopo Pons Drusi a Bolzano, le stazioni stradali di Sublavione (Colma/Ponte Gardena), Vipitenum, Sebatum (S. Lorenzo di Sebato) e Littanum (S. Candido).
Il cristianesimo si diffuse nel IV e V secolo.
Divenne la via dell'ambra (proveniente dallo Jutland) , tale tracciato divenne un percorso secondario nella prima età imperiale, quando i due centri furono collegati con la strada sul fondovalle.
Nel 565 viene descritto il cattivo stato delle strade e l'abbandono dei centri a valle dal poeta Venanzio Fortunato da Revella (Francia).
Nell'VIII sec. la parte bassa della valle dell'Isarco non poteva essere percorsa. Si utilizzò l'antico percorso romano che passava per l'altopiano del Renon. La strada, l'unica che assicurava le comunicazioni da e per il Brennero, fu assai frequentata per tutto il Medioevo sostituendo - come importanza - la via Claudia Augusta romana che collegava Ostiglia e l'Altinate con il confine danubiano.
Con la costruzione del 1314 della strada "bei del Eisak zwischen Botzen und Trostpech"(Trostburg, sopra Ponte Gardena) promossa dall'imprenditore Heinrich Kunter, la via del Renon perse importanza.
La "via dei Re e degli Imperatori" divenne fondamentale per il passaggio dei Re e Imperatori del sacro Romano Impero diretti a Roma per farsi incoronare dai Papi (ben 50 imperatori transitarono, da qui il nome), ma da questa arteria passarono i Crociati (1097-1272) diretti a Venezia per l'imbarco verso Gerusalemme, i pellegrini diretti a Roma, i poeti e trovatori, i soldati, gli artisti, i commercianti (commercio tra Augusta e Venezia) , i minatori e ... la peste!

Cappella di San Sebastiano

La cappella fu eretta nela luogo della chiesetta di S. Cristina. Tardoromanica è dedicata ai santi protettori della peste: Sebastiano e Rocco. L'affresco con la Pietà dedicato ai due Santi protettori e gli stemmi dei Signori Voels Colonna in ricordo della figlia uccisa dalla peste.

Chiesetta di S. Cipriano e S. Giustina a Tires


Chiesetta tardoromanica con le guglie del Catinaccio sullo sfondo. Fu completamente ricostruita nel 1583 per volontà dei Signori Voels-Colonna.
Abside rotonda, volta a botte, piccola torre campanaria, ingresso romanico a tutto sesto. Altare con predella con lo stemma dei Signori di Voels e la pala con i SS. Cipriano e Giustina.

Walther von der Vogelweide

Walther von der Vogelweide fu il maggior cantore di lingua tedesca del XIII secolo.
Dove fosse nato Walther von der Vogelweide, il maggiore rappresentante dei Minnesinger (cioè dei poeti e cantori d'amore) di lingua tedesca del XIII sec., è stato un grosso rompicapo per tutti gli studiosi. Lo rivendicano persino gli Svizzeri, mentre i Tedeschi hanno setacciato in lungo ed in largo la Germania alla ricerca di quella misteriosa località di Vogelweide (pascolo d'uccelli), probabilmente null'altro che il poetico nome d'arte scelto dal grande cantore. La tradizione altoatesina lo vuole nato da una famiglia nobile ma di scarsi mezzi, abitante nei pressi di Ponte Gardena/Waidbruck. Per Franz Pfeiffer,36) la località di Vogelweide sarebbe tuttavia esistita a sud del Brennero, non lontano da Vipiteno/Sterzing. Per lo Zingerle e per Sigismondo Friedmann, 37) la patria del cantore sarebbe da ricercare presso Laion/Lajen a sud di Bressanone, dove un tempo sarebbe esistito un luogo con quel nome. Per porre fine alle discussioni, nel 1874 un apposito comitato provvedeva a collocare in quest'ultima località una lapide commemorativa.
Quindici anni più tardi la città di Bolzano gli dedicava un monumento in marmo bianco scolpito da HEINRICH NATTER (1889) posto nel bel mezzo della piazza dedicata al poeta medievale.
La caratteristica dell'arte di Walther è costituita dal fatto che per primo seppe liberarsi dagli artificiosi e innaturali modelli dei trovatori provenzali. Ciò gli permise il totale rinnovamento della lirica cortese nei paesi di lingua germanica. Il cambiamento più sostanziale poggia nel rifiuto dell'eccessivo culto per la donna e della schiavitù amorosa, tipica della poesia aulica del Medioevo, alla quale fa succedere i più umani argomenti delle passioni ricambiate. ....

Chiesa di Sant'Elena

Piccola chiesa a San Nicolò d'Ega, situata su un colle circondato da boschi e prati in posizione davvero panoramica che spazia dal Catinaccio al Latemar e dal Corno Bianco al Corno Nero. Risale al XII sec. con campanile romanico.
Nella Chiesa la figura della madre di Costantino la troviamo rappresentata due volte: una sulla monofora sud del campanile, ottenuta traforando l’arenaria, è essa stessa Croce, con le braccia allargate, l’altra è un rilievo in pietra, a destra dell’atrio, e la raffigura assieme ad un committente (XIV.), probabilmente un’appartenente alla famiglia nobiliare dei Niedertor, giudici e amministratori del paese di Nova Ponente/Deutschnofen. Gli stessi committenti che hanno fatto affrescare sia l’interno che l’esterno, chiamando artisti della "scuola di Bolzano" (Hans Stotzinger di Ulm) e offrendoci delle pitture del periodo gotico tra le più interessanti della Regione.
Dal S. Cristoforo che accoglie sull’esterno ogni viandante allo stuolo delle vergini martiri – S. Caterina, S. Barbara e Margherita -, ad una interessante Crocifissione sono tutti elementi che ci preparano a superare la soglia.
L’interno poi è un libro aperto: nell’abside romanica abbiamo un Cristo giudice del mondo, la rappresentazione dei 4 Evangelisti, gli Apostoli e poi ancora scene dell’Antico e Nuovo Testamento.

SANT'ELENA :S. Elena, l’imperatrice del IV secolo madre di Costantino e instancabile committente di monumentali chiese tra cui la Basilica dell’Anastasis sul Sepolcro a Gerusalemme, trascorse buona parte della sua vita alla ricerca della Croce di Gesù. Per questo fatto moltissime sono le leggende nate attorno alla sua persona, soprattutto durante il medioevo. Una di queste, che tanta fortuna ebbe nell’ambiente artistico, racconta che, trovando tre Croci, riuscisse a distinguere quella vera grazie a un funerale che passava di lì. Fece porre sul morto, una dopo l’altra le tre Croci e al tocco di quella di Gesù, il morto resuscitò. Ed è così che nell’iconografia medioevale troviamo la figura di S. Elena legata indissolubilmente alla Croce.

Chiesa parrocchiale di S. Benedetto

Risale al 1265 con campanile romanico a due ordini di bifore in arco acuto a traforo. Fu ricostruita in stile gotico. Sull'altare si trovano le 4 tavole smembrate del famoso altare a portelle di Hans von Judenburg del 1420 ca, proveniente dalla Stiria. I 4 pannelli rappresentano: la Natività, l’adorazione dei Magi, la presentazione al tempio e la morte di Maria).
Originariamente l' altare si trovava nel Duomo di Bolzano e fu sostituito nel 1725 dall'altare barocco in marmo, le statue dello scrigno si trovano a Norimberga, Colonia e Monaco.

Nova Levante

Il comune di Nova Levante si trova presso il passo Carezza che collega l'Alto Adige con il Trentino. E' ai piedi del gruppo montuoso dolomitico del Latemar (per lo più è formato da rocce calcaree del Triassico e da dolomia) che si trova a sud dal Catinaccio, suddiviso da questo dal Passo Carezza. Per giungere al Passo Carezza si passa davanti al Lago di Carezza, un laghetto dal colore verde smeraldo che si trova tra il Massiccio del Latemar ed il Catinaccio.
Degni di nota sono i due comprensori sciistici: lo Ski Area Carezza-Karersee e lo Ski Center Latemar-Obereggen ed inoltre ben 100 km. di anelli per lo sci da fondo.
..
Hotel Karersee, fu costruito tra il 1894 e il 1896 da Musch e Lun. Con le sue 300 camere era considerato uno die più grandi alberghi alpini, frequentato dall'aristocrazia inglese ed asburgica; vi soggiornò ripetutamente Winston Churchill. Gravemente danneggiato da un incendio il 15 agosto 1910, fu ricostruito e negli anni 60 divenne una multiproprietà.

Osservatorio astronomico di Collepietra


Il primo ed unico osservatorio astronomico dell’Alto Adige e dedicato allo scienziato Max Valier si trova a Collepietra. Fu inagurato nel giugno del 2002.

Prato Isarco

Lungo la strada che porta a Collepietra/Steinegg su uno sperone porfirico denominato Gallbichl, dove correva l'antico percorso della strada lungo l'Isarco, sorgeva un ricovero per pellegrini. Qui era murato il miliario eretto da Massenzio che attesta il passaggio dell'antica strada romana: la stazione stradale di Sublavione! Sul Gallbichl è stat collocata una copia del miliario.

venerdì 25 giugno 2010

I Principi Vescovi di Bressanone e di Trento

Un"principe vescovo" era un vescovo che univa al suo ruolo religioso il potere temporale su di un territorio (che non necessariamente coincideva esattamente con la diocesi su cui esercitava l'autorità religiosa). L'investitura religiosa era però necessaria per l'esercizio del potere temporale. Nel Sacro Romano Impero questa figura scomparve di fatto solo con lo scioglimento dell'Impero, nell'anno 1806 ( a perdere il titolo d'Imperatore del Sacro Romano Impero, è Francesco II d'Asburgo, cui resta soltanto il titolo di imperatore d'Austria e cambia il nome in Francesco I, ciò comporta l'estinzione formale del Sacro Romano Impero). In Montenegro questo titolo sopravvisse fino alla nascita dello stato jugoslavo, nel 1918.
Nel Sacro Romano Impero un principe vescovo aveva il rango di principe imperiale. Questa fusione delle funzioni spirituali e temporali dei vescovi risale alla politica dei re tedeschi durante l'alto medioevo (dalla caduta dell'Impero Romano d'Occidente nel 476 all' anno 1000 ca.), i quali si appoggiarono a vescovi da loro nominati per porre dei limiti all'influenza delle più potenti famiglie nobiliari. Molti di loro vennero investiti di diritti regali (regalie = il potere di imporre le tasse, diritto all'estrazione mineraria, diritto di caccia, ecc.). Con il nascere di principati territoriali anche i vescovi imposero la loro potestà sui territori di loro competenza, creando i cosiddetti principati vescovili.

Principato vescovile di Trento
Principato vescovile di Bressanone

Il celibato ecclesiastico dei sacerdoti di rito latino

La legge canonica sul celibato ecclesiastico interessa prevalentemente tutti i sacerdoti latini del clero diocesano appartenente alla Chiesa d'Occidente, cioè di rito latino, diffusa nel mondo.
Le Chiese d'Oriente, sia cattoliche che ortodosse, fin dai tempi apostolici hanno lasciato libertà ai loro ministri di optare per tempo se vogliono espletare il ministero pastorale in cura d'anime da sposati o da celibi. La tradizione è tamente pacifica che, sia la gerarchia che i fedeli, tengono in uguale considerazione e rispetto il prete uxorato e quello celibe, apprezzando ciò che ognuno riesce a realizzare e non per il suo stato civile.
In occidente la legge del celibato va incastonata nel contesto storico-politico del primo millennio, attraverso l'idea della reviviscenza del Sacro Romano Impero realizzato da Carlo Magno e i suoi successori; impero che doveva restare uno e indiviso, come la Chiesa di allora. L'esperienza aveva dettato a Carlo Magno (742-814) che i principati gestiti dai principi vescovi, alla loro morte, tornavano sotto la potestà dell'imperatore, che provvedeva a nominare il successore. Al contrario dei principi con prole, che provvedevano a suddividere il proprio territorio in contee e ducati, tanti quanti ne erano le discendenza.
Ma per avere vescovi senza prole bisognava preparare un presbiterio di preti celibi, dai quali scegliere i vescovi.
In questa prospettiva politica, la giurisprudenza dei regnanti longobardi e merovingi, impongono dettami sul comportamento di vita sacerdotale e di stato celibatario. I vari concili e sinodi di quel periodo non fanno che adeguarsi concordemente al braccio secolare, recependone le disposizioni....

lunedì 21 giugno 2010

La grande strada delle Dolomiti




Alla fine del 1800 vennero aperte alcune strade carrozzabili: prima il collegamento tra le valli di Fiemme e Cismon nel 1872, poi fra la Val d'Ega e la valle di Fassa nel 1895; venne resa accessibile anche la Val Badia nel 1893 e aperta la strada di Passo falzarego nel 1909.
Ma l'opera più significativa fu la grande strada delle Dolomiti che, partendo da Bolzano, arrivava a Cortina d'Ampezzo e quindi a Dobbiaco attraverso i passi di Costalunga, Pordoi e Falzarego.
I lavori iniziarono nella primavera del 1901 ed il tratto fra la val di Fassa e Livinallongo venne inaugurato nell'autunno del 1905; alla costruzione della strada lavorarono 2500 operai che vennero pagati in media 3 corone al giorno. Il costo somplessivo della strada fu di oltre 1.115 corone di quel tempo. Per completare la grande strada delel Dolomiti si lavorò per otto anni: un tempo contenuto se rapportato ad oggi! L'0biettivo prioritario era militare perchè la zona rappresentava il confine meridionale dell'impero austro-ungarico.
Ma una carrozzabile fra Bolzano e Cortina era anche nelle linee programmatiche del Club Alpino austrotedesco, le cui sezioni avevano già dato una importante spinta alla costruzione di rifugi ad alta quota.
E' bene ricordare in questo contesto i due pioneri del turismo altoatesino: Albert Wachtler, presidente della sezione Alpenverein di Bolzano e Theodor Christomannos a capo della sezione meranese. Fu in particolare Christomannos, nato nel 1854 da famiglia ellenica a Vienna e quindi trasferitosi a Merano, a comprendere l'importanza di una strada che non servisse solo da accesso alle singole valli, ma che fosse in grado di collegare tutta l'aerea dolomitica. La sua scommessa - pur tra mille traversie - fu appoggiata da Bolzano e dagli ambienti ministeriali viennesi e nel 1897 fu ufficialmente avviato il progetto di costruzione della strada tra Canazei e Arabba, detta "del Pordoi" e quella da Arabba a Cortina, detta "del Falzarego".
Ma Chritomannos andò oltre: nella guida illustrata scrisse che l'intero percorso, da Bolzano a Cortina e quindi fino a dobbiaco, era fattibile in tre tappe di un giorno ciascuna, sia in carrozza che a piedi, "naturalmente di buon passo!".
Ma l'arrivo delle prime auto ridusse tutto ad un giorno; facendo diventare la Strada delle Dolomiti, una vera attrazione turistica.
Con la carrozzabile arrivò anche il servizio postale (non di poco conto per i residenti) anche se le lettere - nei punti più isolati - venivano portate da corrieri a piedi o, nei mesi invernali, sulla slitta.
Soltanto nel 1907 il primo autobus postale salì Passo san Lugano dando il via ad un vero e proprio servizio postale tra Egna e Predazzo. Allora viaggiava un "Dymler" a 17 posti che sostava, a metà strada, nel centro di smistamento della Posta a Fontanefredde.
Il resto è storia facile da ricordare:il boom delle auto, l'asfalto sulle carrozzabili della zona dolomitica, ecc., ecc.

domenica 20 giugno 2010

Val Venosta da scoprire


Il bacino della Val Venosta rientra nel sistema delle falde Australpine costituite da rocce metamorfiche che comprendono la Valle dell'Adige dal Passo Resia a Tel di Parcines assieme alle valli laterali. L'asse principale è costituita dal fiume Adige da Glorenza fino a Merano.
Da Tel di Parcines fino all'imbocco per la Val Senales si trova il Parco Naturale Gruppo di Tessa che, con i suoi 33.430 ettari, è il più grande dei 7 Parchi Naturali dell'Alto Adige.
Caratteristico è il contrasto con le valli laterali:
Vallelunga, Val di Planol, Val di Mazia, Val di Tubre, Val di Trafoi, Val di Solda, Val Martello e val Senales e con i ghiacciai del Gruppo dell'Ortles e Cevedale.
Il pendio (conoide) settentrionale sulla sinistra orografica della Val Venosta è chiamato Sonnenberg o Monte Sole, appartiene alle Alpi Venoste (con gneiss e scisti).
Sulla destra viene delimitata dal Monte di Tramontana con le filladi quarzifere della cresta del Martello.
Le cime più alte a Sonnenberg/Monte Sole sono: Cima di Tel/Zielspitze, m. 3000 - Cigot/Tschigat, m. 2998 - Similaun, m. 3597 - Pala bianca/Weisskugel, m. 3739 - Punta Vermoi/Vermoispitz, m. 2929 - Monte Zerminig/Zerminigerspitz, m. 3109.
Le cime più alte a ponente, Monte Tramontana/Noerderberg sono: Guardia Alta/Naturnser Hochwart, m. 2608 - Orecchia di Lepre/Hasenoehrl, m. 3257 - Cima Lasa/Laaserspitz, m. 3304.
La val Venosta gode di un cliama secco e con scarse precipitazioni, frequenti i venti che mantengono bassi i valori annuali della formazione di nuvole e di nebbie. Le precipitazioni in Val Venosta sono pari a quelle della Sicilia (450-600 millimetri all'anno) e quindi furono costruiti i Waalweg o "sentieri d'acqua". Si tratta di canali costruiti lungo i pendii, dai quali poi con le chiuse l'acqua veniva distribuita nei campi. Veniva assunta una persona, il Waaler, incaricata a controllare che la distribuzione dell'acqua venisse fatta in modo corretto, oltre alla relativa manutenzione dei canali. A dare l'allarme se qualcosa non funzionava era la "campanella" che, se non suonava con ritmo regolare, significava che qualcosa non andava bene, quindi, il Waaler provvedeva a ripristinare il servizion e a riparare il guasto.Il Waaler era davvero un personaggio molto importante! A volte questi canali erano lunghi anche 12 km. come, per esempio, quello di Marlengo. In tutta la Val Venosta ci sono ca. 180 km. di canali di irrigazione, oggi quasi tutti sostituiti da sistemi più moderni, ma utilizzate per bellissime passeggiate!

Le particolarità climatiche della Bassa Venosta si ripercuotono sulla flora; il Monte Tramontana, a sud, è coperto di boschi fin quasi al fondovalle, mentre Sonnenberg o Monte Sole sono aridi e brulli. In queste condizioni climatiche si è sviluppata la tipica flora della steppa: roverella, frassino, castano, la robinia, l'abete rosso, il pino nero e il larice. Questa vegetazione necessita di poca acqua ed ha profonde radici molto ramificate che mantengono le piante in buone condizioni.

i Patriarchi della Natura: i larici della Val d'Ultimo.

La Val d'Ultimo è una delle più belle e selvagge valli dell'Alto Adige, dalla superstrada Bolzano-Merano si raggiunge Lana d'Adige e da qui, proseguendo per San Pancrazio, ci si inoltra nella lunga valle contornata da cime che superano i 2500 metri di altitudine.
Raggiunto il capoluogo comunale di Ultimo lo si supera continuando verso la testata della valle fino all'ultimo paesino: Santa Gertrude (St. Gertraud). Poco prima di questo meraviglioso borgo, risalente al XVI secolo, svettano gli altissimi larici. Per giungere al loro cospetto si oltrepassa un ponticello seguendo le indicazioni della segnaletica in legno "Larici millenari". Sono considerati i più vecchi di tutto l'arco alpino e sono fra i più famosi patriarchi arborei d'Italia; un quarto esemplare, di mt. 7,80 di circonferenza, venne sradicato da una bufera nel 1930, su una sezione del tronco vennero contati circa 2.200 anelli, da qui la stima dell'età dei tre sopravvissuti, considerati coevi. Va ricordato che questo territorio è situato all'interno del Parco Nazionale dello Stelvio, in uno scenario di elevata qualità ambientale e di rara bellezza, alle falde dei massicci alpini del Cevedale e dell'Ortles.

Media Val d'Adige

Lungo la Valle Media dell'Adige che collega Bolzano a Merano è caratterizzata i profidi della "piattaforma porfirica atesina", nella sinistra orografica si incontrano i contrafforti degli altipiani di Avelengo, Meltina e Monzoccolo; a destra i dossi di Tesimo, Prissiano, Nalles e Foiana. Notevole è il riempimento della valle dei depositi fluviali ciottolosi e sabbiosi e quelli morenici lasciati dal ritiro dei ghiacciai quartenari.
Da cittare tra Avelengo/Hafling e Verano/Voeran il Knottenkino dove si trovano delle sedie come in un cinema per ammirare il panorama.
Vecchie cave di argilla attorno a Terlano (vedi le tegole della Chiesa Parrocchiale) e le miniere di piombo e argento (Cappella dei Minatori nella Parrocchiale).

Castel Mayenburg

Castel Mayenburg si trova tra Foiana e Tesimo, nei pressi di Lana e Merano.
Il romantico castello si trova sul Monte di Mezzo nei pressi Foiana e Tesimo. Si presume che il castello fu eretto in questo luogo per motivi strategici e che il maniero facesse parte del sistema di difesa dei Conti di Appiano. Quando però la stirpe die Conti di Appiano si estinse, Castel Mayenburg passò in possesso dei Conti di Tirolo.La famiglia Mayenburg estinse infine nel 1358, dopodichè il castello cambiò per parecchie volte proprietario. Fino al 1600, quando la famiglia Brandis si sistemò per un lungo periodo nel castello.La torre del castello risale al XI secolo e la cinta muraria costituita da merli abbraccia il palazzo ed alcuni tratti abitabili. Nella cappella troviamo degli affreschi risalenti al XV secolo.

Attualmente è proprietà privata e non è visitabile all'interno

sabato 19 giugno 2010

Michael Gaismair













Michael Gaismayr
nacque a Ceves nel 1490 da una famiglia di contadini e piccoli imprenditori minerari. Studiò alla Scuola dell'Ordine Teutonico di Vipiteno e svolse il compito di scrivano nelle miniere di Schwaz, per passare poi nel alle dirette dipendenze del capitano dell'Adige Leonhard von Voels. Nel 1525 divenne segretario del principe vescovo di Bressanone Sebastiano Sprenz.
Fu capo e ideologo della rivolta contadina -Bauernkrieg - del 1525.Il motivo scatenante la rivolta contadina fu la decisione del Principe Vescovo di Bressanone di nominare revocare il titolo di pescatore vescovile alla famiglia Paßler, della Valle di Anterselva, nei pressi di Brunico: ciò dette la stura ad una serie di gravi disordini, fomentati dalla famiglia Paßler, sia nei confronti del nuovo pescatore che nei confronti delle autorità vescovili. Alla guida del movimento si era posto Peter Paßler. La reazione dell'autorità fu il bando di alcuni componenti della famiglia, la loro cattura e messa a morte. Anche Peter Paßler venne catturato, e condannato a morte a Bressanone, il 9 maggio 1525. Il giorno successivo, poco prima che la condanna di Paßler venisse eseguita, I contadini di Bressanone e dei dintorni si rivoltarono contro il vescovo. Peter Paßler venne liberato e si unì agli insorti. Qualche tempo dopo venne assassinato dai suoi stessi compagni di rivolta.
Il 13 maggio Gaismair venne nominato capitano dai contadini in rivolta. Subito convocò la dieta provinciale per il giugno successivo, a Innsbruck. In quest'occasione richiese al reggente della Contea del Tirolo, l'arciduca Ferdinando una serie concessioni:
  • Eguaglianza di fronte alla legge e redazione di una raccolta di leggi civili e penali
  • Abolizione dei privilegi della nobiltà
  • Elezione dei giudici e loro pagamento, in modo che fossero indipendenti dall'esazione di pene pecuniaria
  • Abolizione del potere della Chiesa, tramite:
    • l'elezione dei parroci
    • la destinazione delle decime unicamente a opere di carità

La dieta terminò con un compromesso, ma nell'agosto del 1525 Ferdinando fece arrestare Gaismair a Innsbruck, cancellò tutte le sue assicurazioni, e represse militarmente la rivolta contadina.Dopo sette settimane di prigione riuscì a fuggire in Svizzera, dove conobbe Ulrico Zwingli, abbracciando la sua riforma.In Svizzera (gennaio-marzo 1526) redasse gli statuti che dovevano essere l'alternativa al compromesso di Innsbruck: una repubblica di minatori e contadini, con sede a Bressanone, con le risorse minerarie bene pubblico e beni artigianali venduti sotto controllo statale. Preparò anche militarmente la rivolta, con l'aiuto di Zwingli. Nonostante le vittorie sul campo, Gaismair e il suo esercito furono costretti alla ritirata attraverso gli Alti Tauri e la Val Pusteria, riparando ad Agordo, territorio della Serenissima Repubblica di Venezia, all'epoca in guerra con gli Asburgo (Lega di Cognac). Gaismair combatté nelle truppe venete e si guadagnò il riconoscimento di un vitalizio che gli consentì di stabilirsi a Padova, ma non riuscì ad ottenere nuove truppe per entrare in Tirolo e riprendere la rivolta (nel dicembre 1529 l'Austria e Venezia avevano infatti firmato la pace).

Morì nel 1532 a Padova, in Prato della Valle (dove è presente una targa in sua memoria) per mano di due sicari assoldati da Ferdinando I.

La lotta dei contadini del 1525

L'imperatore Massimiliano 1 d'Asburgo (1459-1519), attraverso una ingegnosa politica di matrimoni e alleanze, aveva consolidato il potere della sua dinastia in Europa. Le sue nozze con Maria di Borgogna (1477), figlia di Carlo il Temerario, gli portarono in dote gli ambitissimi territori dei Paesi Bassi.
Il figlio Filippo, detto il Bello, divenne prima re di Castiglia e poi anche d'Aragona, avendo sposato Giovanna la Pazza, figlia di Ferdinando Il il Cattolico e di Isabella di Castiglia. Ne derivò quel vincolo fra casato asburgico e corona spagnola che costituirà il cardine della potenza del futuro Carlo V. Qui ricordiamo che Ferdinando e Isabella sono, insieme a Cristoforo Colombo, i protagonisti di quella memorabile storia che portò alla scoperta delle Americhe ... SEGUE

PETER PASSLER
MICHAEL GAISMAIR

venerdì 18 giugno 2010

C'era un Volt, viaggio in Italia per raccontare la storia dell'energia

Archivio storico Enel e Banca della memoria insieme: 40 tappe, 300 interviste, 10mila chilometri da percorrere

Il 13 maggio è partito da Torino il tour “C’era un Volt” promosso dall'Archivio Storico Enel in collaborazione con Memoro – la Banca della Memoria: un viaggio in quaranta tappe che - fino al 30 giugno - toccherà tutte le regioni italiane, fermandosi nelle piazze cittadine e nelle centrali Enel. Lo scopo è la creazione di una banca dati multimediale sul web, in cui raccogliere testimonianze e ricordi legati all'energia elettrica in Italia.

Gli eventi nei centri di produzione avranno come obiettivo la raccolta di testimonianze storiche sull’impianto. Nelle tappe cittadine, invece, verranno realizzate video-interviste, coinvolgendo la popolazione locale sull’energia elettrica intesa come fattore di cambiamento, sviluppo e modernizzazione.

Il patrimonio di testimonianze e memorie raccolto nel tour è disponibile on line, tappa dopo tappa, sul sito ceraunvolt.it, sul gruppo Facebook dedicato all’iniziativa e sul canale.youtube.com/Enelvideo.

La presentazione dei risultati complessivi dell’iniziativa avverrà nella seconda metà di settembre presso l'Archivio Storico Enel.

Per chi non potrà partecipare al tour, è possibile registrare direttamente la propria memoria dell’energia sul sito ceraunvolt.it.

Le prossime tappe:

20 giugno: Cardano (BZ), centrale idroelettrica
21 giugno: Trento, piazza Dante
22 giugno: Cedegolo (BS)

Per conoscere le altre tappe: http://www.ceraunvolt.it/tour.php

Per informazioni: info@ceraunvolt.it

giovedì 17 giugno 2010

Merano .. capitale della contea di Tirolo



Quando il piccolo centro di mercato altomedievale divenne capitale politica e cmmerciale della contea di Tirolo e sede della Zecca, alla fine del XIII secolo vennero costruite le mura di cinta con le porte di accesso: Porta Passiria (la più importante perche collegava il borgo con Castel San Zeno e Castel Tirolo), Porta Bolzano e Porta Venosta (utilizzata come prigione. Vi sorge vicino la Chiesa dei Cappuccini del 1600), Porta Ultimo.
La via dei Portici (di 100 metri più lunga di quelli di Bolzano) formava insieme alla via Passiria (Steinach) il nucleo originale del piccolo borgo commerciale. Si dividono in Portici a Monte e Portici a Fiume. Nell'attuale casa Poetzelberger sorgeva la Zecca, trasportata nel XV secolo nella cittadina di Hall.

Tra le molte cose da vedere:
  • CASTELLO PRINCIPESCO, trasformato nel 1470 dall'arciduca d'Austria Sigismondo "il Danaroso". Fu utilizzato per ospitare a Merano i membri della casa d'Asburgo.
  • CASTEL WINKEL, costruzione originaria del 1300, poi ampliata nel 1500. Acquistato da Claudia de' Medici nel 1630 che lo amò molto e lo fece abbellire.
  • CASTEL DI NOVA o TRAUTMANNSDORF, costruito nel XIV secolo sl luogo dell'antico oratorio di S. Valentino. Trasformato radicalmente dal conte Trautmannsdorf con merlatura guelfa. Dopo anni di abbandono, oggi ospita il Museo del Turismo e i giardini ospitano l'enorme giardino botanico. Nel 1870 ospitò per molti mesi l'imperatrice Elisabetta d'Austria e la sua corte.
  • CASTEL ORTENSTEIN o TORRE DELLA POLVERE, la sua struttura a muro doppio accostato e il pavimento a mattoncini a spina di pesce e la vicinanza al castrum Maiense ne fanno risaltare le origini al periodo romano. La torre con soli scopi militari fu affiancata nel XIV secolo da un palazzo oggi non più esistente. Restano alcuni tratti di mura che collegavano nel 1600 la torre alle fortificazioni cittadine.
  • CASTEL SAN ZENO - ZENOBURG, sorge su un pianoro a picco su tre lati sul Passirio. Luogo di rifugio durante le invasioni barbariche degli abitanti della zona. Divenne un luogo di culto assai venerato quando nel V secolo il Vescovo Valentino vi eresse una cappella dedicata a San Zeno dove furonos epolti S. Valentino e nell'VIII secolo S. Corbiniano. Qui, con molta probabilità è da situare l'altomedievale Castrum Maiense. Riedificato nel 1200 dai Conti di Tirolo che lo eressero a residenza in quanto più vicino a Merano.
  • CAPPELLA DI SAN ZENO, l'antica cappella fu trasformata in cappella palatina da Mainardo II. Le sculture che decorano il portale nord in arenaria ricordano quelle della cappella di Castel Tirolo.

Chiesa dell'Ospedale di Santo Spirito a Merano

Nel 1271 per volontà di Mainardo II e di sua moglie Elisabeth von Wittelsbach, fu fondato l'ospedale e l'annessa chiesa. Distrutti da un'alluvione del torretente Passirio nel 1419, furono ricostruiti per volonta dell'arciduca Sigismondo e terminati nel 1483.
La chiesa gotica di scuola tedesca, ha pianta quasi quadrata, il coro a 10 lati, ha la stessa larghezza delle tre navate.
Sulla sommità del tetto, sopra il rosone con vetri colorati di scuola sveva (1495) sporge un piccolo campanile pensile. Il portale ogivale, con ricche decorazioni ha nel timpano il gruppo della trinità con inginocchiate le figure dei donatori.
L'affresco sulla parte meridionale del 1450 di Ambrosius Gander (aurore degli afrfeschi di S. Giacomo in Castellaz, Termeno), allievo di Giovanni da Brunico.
L'interno è suddiviso da 9 pilastri lilindrici senza capitelli con base ottagonale da cui dipartono eleganti costoloni a fascio.
Bel Crocifisso in legno con maria e Giovanni del 1300.

Annette von Metz, l'ereditiera

Annette von Menz nacque il 30 gennaio 1796 a Bolzano, figlia unica di Anton Melchior von Menz e di Maria Anna von Gumer, rampolli delle più ricche famiglie bolzanine. Dopo la prematura morte del padre e della madre, Annette era la più ricca ereditiera di Bolzano: possedeva otto palazzi in città e nei dintorni, altre case, numerosi poderi e forti quote in ditte commerciali e banche private.
L’immensa fortuna veniva amministrata dal tutore Anton von Grabmayr, il quale era affiancato, come prescriveva il codice napoleonico, da un consiglio di famiglia composto da sei personaggi della Bolzano-bene di allora: Dominik von Kager, Johann Graff Barone von Ehrenfeld, Anton e Johann von Zallinger, Anton e Josef von Gumer.
La giovinetta fu affidata alla governante francese Therese Nizole. Il 15 settembre 1811 il principe Eugenio Beauharnais, viceré del Regno d’Italia, (al quale Bolzano era stata aggregata un anno e mezzo prima), scriveva da Milano di aver accolto l’orfanella sotto la propria protezione, e di volerla avvicinare alla corte mediante il matrimonio col suo aiutante di campo, colonnello Barone della Croix. La notizia scoppiò come una bomba: per legge, fino al compimento del ventunesimo anno di età, spettava al consiglio di famiglia dare o negare il consenso al matrimonio o meno. La ragazza dichiarò al consiglio di famiglia di aver conosciuto il barone attraverso la governante, di amarlo e di volerlo sposare. Constatata la giovane età – quindici anni e mezzo – si decise di chiedere il responso a un collegio medico composto dai dottori Trentinaglia, Dalla Torre e Oettel: esso espresse il parere che il matrimonio sarebbe stato funesto per la giovane, a causa della sua debole costituzione fisica.
Forti di questo “parere” i consiglieri declinarono la proposta del viceré. Non erano disinteressati: sapevano che per legge il patrimonio della ricca ereditiera, una volta sposata, sarebbe sfuggito al consiglio per passare a disposizione del marito. Chi avrebbe potuto impedire al marito francese di spostare l’immensa fortuna da Bolzano? Tutti i membri del consiglio erano debitori di cospicue somme nei confronti del patrimonio Menz: dislocare il capitale avrebbe significato la loro rovina in un periodo di grave crisi economica. Come fare? Si pensò di allontanare da casa Menz la governante. Essa si stabilì in una casa vicina dove abitava il comandante della piazza di Bolzano, maggiore Armorelli; di lì poté continuare i suoi contatti con la ragazza. Si raccolsero informazioni sul conto del barone de La Croix: contrariamente alle sue apparenze giovanili (merito della quotidiana fatica del suo barbiere), aveva superato la quarantina, era vedovo e manteneva a Milano un’amante di nome Cantù. Un informatore milanese lo descrisse per giunta superficiale e irascibile. Tutte queste “notizie” furono subito comunicate ad Annette.
Le dicerie, l’avversione dell’opinione pubblica e la dura opposizione del consiglio di famiglia indussero la governante Nizole e il colonnello de La Croix ad abbandonare la città verso la fine d’ottobre. La Croix morirà nel novembre 1812 durante il disastroso passaggio della Beresina in Russia; di madame Nizole si perse ogni traccia.
Ma per i membri del consiglio di famiglia i guai non erano ancora finiti. Il viceré intervenne personalmente, non appena venne a sapere che lettere anonime infamavano il nome del suo aiutante di campo. Con un decreto dell’8 novembre 1811 impose l’immediato arresto dell’avvocato di fiducia dei consiglieri, Franz von Plattner, e un processo contro i membri del consiglio di famiglia. La causa fu discussa il 9 marzo 1812: gli imputati furono assolti dall’accusa di calunnia e diffamazione nei confronti del colonnello de La Croix, in considerazione del fatto che delle lettere non si riuscì a trovare traccia.
Annette von Menz, , “la sposa francese” mancata, ignaro oggetto di tutte queste manovre, sposò il 6 maggio 1816 il nobile roveretano Carlo de’ Panzoldi di Monte Olivo. Rimasta vedova dopo pochi mesi, il 13 aprile 1819 si unì in seconde nozze con il conte Johann Ludwig von Sarnthein (1792-1867), dal quale ebbe sette figlie.
Morì a Soprabolzano il 1 luglio 1869.

mercoledì 16 giugno 2010

"Mariaheim 1636" in via Novacella

Da via Novacella o dal parcheggio auto del teatro Cristallo/chiesa Regina Pacis si può vedere un piccolo podere agricolo circondato da vigneti, un maso ed una chiesetta denominata "Mariaheim".
La residenza Mariaheim, o della Visitazione, era una delle tenute di proprietà dell’Abbazia agostiniana di Novacella nella zona di Bolzano. Sotto l’abate (prevosto) Markus Hauser von Weissenstein di Bressanone (1588-1655) il convento acquisì fra il 1623 ed il 1638 diversi terreni da destinare alla viticoltura, registrati nel comune catastale di Gries e annessi al Giudizio (Landgericht) di Bolzano.
Su una parcella del fondo l’abate Hauser fece erigere un complesso residenziale formato da tre cappelle, un campanile, una stalla e diversi locali, un torchio, cantine e abitazioni destinate all’amministratore e all’abate. L’intero complesso venne recintato da un muro e dedicato alla Vergine Maria (letteralmente “casa della Vergine Maria”), a cui gli Agostiniani di Novacella erano particolarmente devoti. (LEGGI ..)

..là dove c'era un lazzaretto ..

Ciò che attualmente è via Druso, via S. Quirino, via Zara, corso Italia, sin dal 1900 si trovava solo campagna! Viale Druso inizia ad essere edificato all'inizio del '900 ed è nel 1910 ca. che venne costruito un lazzaretto per i soldati austriaci. Al termine della Grande Guerra, Bolzano diventa territorio italiano; cresce il numero degli abitanti. Tra il 1935 e il 1940 in via Druso apre l'ospedale militare e successivamente la "Casa del soldato".
Durante la II guerra mondiale il complesso è occupato dai militari tedeschi. In quegli anni e dopo la conclusione del conflitto, la chiesa e l'ospedale militare (300 posti letto) continua la sua attività di assistenza medica e spirituale.

Piazza Tribunale

L'attuale piazza del Tribunale originariamente dedicata al fratello del Duce, Arnaldo Mussolini - direttore del "Popolo d'Italia" dal 1922 - e venne realizzata nel punto di convergenza tra due assi stradali di primaria importanza: viale Giulio Cesare (oggi Corso Italia) e via Cesare Augusto (attualmente via Duca d'Aosta), in quel momento non ancora realizzata.
La funzione della piazza era quella di ospitare le varie manifestazioni fasciste che quasi sempre partivano presso la Casa del Fascio (ora Palazzo degli Uffici Finanziari).
Dpmina la piazza il maestoso palazzo del Tribunale, progettato nel 1939 dagli architetti Paolo Rossi de' Paoli e Michele Busiri Vici e costruito a cura del Genio Civile di Bolzano. Venne portatoa termine dopo la fine della II guerra mondiale.
Dal 1899 la sede del Palazzo di Giustizia si trovava in via Dante (attualmente Comando dei Carabinieri), nel 1952 tutti gli uffici si trasferirono nel nuovo Palazzo di Giustizia di piazza del Tribunale.
Il fronte principale della costruzione è concavo, rivolto verso la piazza, con un grande porticato e un'ampia scala. Sul frontone dell'edificio, sopra l'entrata principale, una grande scritta in marmo: PRO ITALICO IMPERIO VIRTUTE IUSTITIA HIERARCHIA UNGUIBUS ET ROSTRIS. L'edificio è rivestito in marmo travertino, in parte liscio e in parte bugnato.
Nel Palazzo di Giustizia venne inaugurata il 12 settembre 1948 la prima Fiera Internazionale di Bolzano.
Di fronte al Tribunale sorge il Palazzo degli Uffici Finanziari, l'antica "Casa littoria" o "Casa del Fascio". L'edificio fu progettato dagli architetti Pelizzari, Plattner, Poggi. Fungeva da centro decisionale, direttirvo e sede della gestione fascista.
I muri sono rivestiti da mattoncini simili a quelli dell'epoca imperiale romana. Il basamento è in travertino. I contorni delle finestre sono in pietra. (nel progetto originale era prevista uan torre littoria che doveva essere posta sul fianco sinistro dell'edificio ed essere alta 60 metri. Sulla sua sommità doveva essere montato un faro per sottolineare la maestosità dell'opera). Con l'inizio della guerra il progetto fu accantonato!
Nonostante l'impronta chiaramente monumentale l'edificio si rivela, ad un attento esame, un esperimento di fusione tra due diversi pensieri archietttonici.
Da una parte la monumentalità romana, voluta dal partito per simboleggiare la sua potenza, e dall'altra il razionalismo e la smeplicità dovuta agli influssi della scuola tedesca (Plattner).
Agli inizi del 1942 la Casa Littoria era terminata; la facciata principale verso la piazza, chiusa da due quinte di marmo travertino, sopra il portico d'accesso è abbellita da un grande bassorilievo che misura 36 metri di lunghezza, 5 metri d'altezza e 50 cm. di bassorilievo:
la parte sinistra simboleggia la Marcia ascensionale dell'Italia fascista, la destra il periodo successivo alla fondazione dell'Impero - la conquista della Spagna - la liberazione del "Mare Nostrum". Al centro la figura del Duce a cavallo. L'opera di rilevante pregio artistico è stata realizzata da Hans Piffrader (*), uno die più insigni scultori del periodo. Nel 1919, momento critico dell'annessione del Sudtirol ed ella crescente politica fascista, Piffrader si trovò tra quegli artisti locali che incontrarono il favore del Regime dittatoriale (tra questi Egger Lienz, Gabloner, Moser, Ehrenhofer) e che assunsero diversi incarici pubblici.
Al centro della piazza è stata collocata la fontana circolare delle Naiadi dello scultore trentino Eraldo Fozzer. Originariamente la fontana era destinata alla città di Trento da cui venne allontanata in quanto giudicata contraria alla pubblica decenza e donata a Bolzano.

(*) Hans Piffrader nasce a Chiusa nel 1888, studia ad Innsbruck e Vienna. Nel 1931 si trasferisce a Bolzano. Nel 1938 opera all'Istituto Cesare battisti di Bolzano. Nel 1939 esegue il rilievo per la Cassa di Risparmio di Bolzano e tra il 1939 e il 1942 il bassorilievo per la Casa del Fascio. Le sue sculture si trovano presso i musei civici di Bolzano, Innsbruck e Vienna. Muore a Bolzano nel 1950.

martedì 15 giugno 2010

Architettura razionalista a Bolzano


Questa architettura si sviluppa negli anni dopo la prima guerra mondiale in America e in particolare a Chicago, distrutta da un incendio.
Le sue due caratteristiche fondamentali sono: il misticismo utopistico e il culto della logica. Le sue matrici fondamentali sono: l'esperienza della Bauhaus in Germania, De Stijl in Olanda, il Cubismo francese; dalle quali riprende la tendenza alla sintesi estrema degli elementi. La necessità di costruire edifici capienti in modo rapido porta all'utilizzo di materiali innovativi quali: il ferro, il vetro e il cemento armato. Utilizzati senza ornamenti ma lasciati a vista.
Il calcestruzzo armato rivoluziona i metodi costruttivi poiché utilizzandolo è possibile sia costruire edifici di notevoli dimensioni e senza ricorrere a vari accorgimenti strutturali per evitare il soprappeso, sia di creare spazi interni indipendenti dalla struttura portante, sia infine di costruire un edificio sollevato da terra. Il calcestruzzo armato è formato da cemento, sabbia, ghiaia, impastati con acqua; il composto così ottenuto viene colato all'interno di strutture in legno con al centro un'armatura di ferro.
Il primo ad utilizzare questo nuovo materiale fu Francois Hennebique per realizzare solai, ma il primo ad utilizzarlo a vista fu Auguste Perret con il palazzo di Rue Franklin a Parigi. L'architettura razionalista nasce per la risoluzione di alcuni importanti problemi: modificare i dormitori abitati dagli operai rendendoli luoghi più abitabili. Frenare la speculazione edilizia con dei piani regolatori. Risolvere i problemi legati al traffico delle automobili. Creare un'architettura migliore che rifletta una società migliore. Le radici di questo nuovo tipo di architettura vanno ricercate nelle soluzioni semplicistiche adottate nel passato come: nella romanità, nel rinascimento, nell'illuminismo. Questo stile si tramuterà poi nell'International Style, con diverse degenerazioni dovute a due principali cause:
-Idee architettoniche applicate senza tenere conto del paesaggio circostante e delle sue caratteristiche.
-Quando non vengono prese in considerazione l'importanza dell'armonia d'insieme e della funzione e della forma.
A Bolzano si trovano esempi di architettura razionalista negli edifici di Piazza della Vittoria - Piazza IV Novembre -Coroso Libertà - Piazza Mazzini - Corso Italia - Piazza Tribunale - Piazza Cristo Re - Piazza Adriano - Viale Druso - via Trieste.

lunedì 14 giugno 2010

Piazza e munumento della Vittoria (e/o Piazza della Pace)




Il Ponte Talvera (lungo 131 metri e inaugurato il 4 novembre 1900) collega la città antica di Bolzano con la Piazza detta della Vittoria, da cui si dipartono a raggiera via Diaz, corso Libertà, Via Cesare Battisti e via San Quirino, nonchè le passeggiate e piste ciclabili Lungotalvera che portano da un lato a Castel Roncolo e dall'altro al ponte Resia per poi proseguire su una bella ciclabile fino a Trento.
In passato, il greto del Talvera era molto più ampio, avendo gli argini a scendere dall'odierna via Fago attraverso piazza della Vittoria e continuare per via Orazio.
Durante gli scavi per la costruzione del monumento della Vittoria sono stati trovati dei piloni del vecchio ponte Talvera.
Tra via S. Quirino e via Mendola (dove oggi si trovano le case ex I.N.C.I.S, costruite nel 1927) un grande piazzale chiamato "Tuchcleiche", veniva utilizzato per stendere i grandi bucati e per le esercitazioni dei pompieri e dei militari.
Prima del 1925, data dell'unione dei comuni di Gries e di Bolzano, in questa zona esisteva un bel parco con arcata di glicini, che fungeva da incrocio stradale tra le attuali via s. Quirino, che allora raggiungeva Csatel Firmiano, via Mendola, che si inoltrava nella campagna verso ovest, e via Diaz (allora Vinschgauer Strasse) servita dal tram.
Nel 1917 in questo parco venne iniziata la costruzione del monumento ai Kaiserjaeger, per festeggiare il centenario del corpo, su disegno dell'archietto F. Ehrenhofer.
Con l'avvento del fascismo iniziò l'allargamento della città oltre il torrente Talvera e si avviò alla costruzione del Monumento della Vittoria.
Si dice che Mussolini stesso abbia preparato lo schizzo del monumento, disegnando un'ara sacrificale con arco sorretto da due file di colonne a fascio littorio, con simboli di guerra e pace.
Ufficialmente fu scelto l'architetto M. Piacentini per progettare ed eseguire i lavori, terminati in soli due anni per testimoniare "l'operosità italiana".
Questo monumento in travertino candido di notevole mole, con alberi alti sullo sfondo e reso ben visibile dalle valli convergenti a Bolzano, venne inaugurato alla presenza di vittorio Emanuele III.
Ben 14 colonne a fascio littorio sorreggono l'attico E la "Vittoria saettante" a A. Dazzi.
Sul frontale troneggia una scritta in latino: HIC PATRIAE FINES SISTE SIGNA. HINC CETEROS EXCOLUIMUS LINGUA LEGIBUS ARTIBUS, mentre sul retro si trovani tre medaglioni raffiguranti la Nuova Italia, l'Aria e il Fuoco di P. Canonica.
Al centro del monumento si trova l'ara dedicata ai caduti, dominata dal Cristo Risorto (lavoro in bronzo di L. Andreotti). L'ara stessa è affiancata da nicchie ospitanti i busti di Cesare Battisti sulla destra, quelli di Damiano Chiesa e Fabio Filzi sulla sinistra, eseguiti da A. Wildt.
Nella cripta sottostante, alla quale si accede dal parco retrostante il monumento, troviamo due affreschi di G. cadorin e arredamenti di Sasha Cucchetti.
Il parco della Vittoria si allunga alle spalle del monumento, formando un quadrato verde, con una colonna proveniente dal Foro di Roma, che ricorda i Caduti atesini nelle guerre coloniali.
Tra il 1935-37, vennero edificati gli spazi intorno al monumento. Sul lato nord vennero eretti gli edifici INA alti 5 piani, che si allungano su corso Libertà.
Lungo la facciata fu eretta la fontana a più vasche dedicata al fiume Adige. Sul lato nord si trova un doppio arco che permette l'accesso a via padre Reginaldo Giuliani. Sull'arco di accesso a via Cesare Battisti troneggia la data A.D. MCMXXXVII.
Due piloni alti 24 metri e sormontati dal Leone di Venezia e dalla Lupa di Roma incorniciano il ponte Talvera con vist sul cetro storico e le Dolomiti.