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lunedì 24 giugno 2013

Il primo wisky italiano? In Val Venosta

Alle porte di Glorenza, nel cubo rosso mattone della distilleria PUNI, viene distillato il primo e unico wisky d'Italia.
I due alambicchi della antica forgeria scozzese A. Forsyth & Sons di Rothes, distillano una particolare miscela di malto e segale, frumento e orzo.


La fermentazione del mosto avvienein cinque botti di larice.
Due sono i principali wisky prodotti dalla distilleria:

l'Italian Single Malt WHITE, il distillato puro non invecchiato nelle botti, da un profumo fruttato alla pera con retrogusto di orzo, frumento, segale e mandorle amare.
- l'Italian Single Malt RED, invecchiato sei mesi in botti vergini di Marsala, sprigiona note legnose attenuate da aroma di uva e legno speziato.

TGutta la segale utilizzata proviene dalla Val Venosta.

Un connubio tra arte vinicola del sud Italia e artigianato venostano di origine scozzese!

Il whisky matura in parte nei vecchi bunker militari dell'Alta Val Venosta, particolarmente umidi e freschi, e in parte in depositi appositamente costruiti.

distilleria PUNI, arch. Werner Tscholl



sabato 16 marzo 2013

Battaglia della Calva



La battaglia della Calva segnò i destini del Tirolo separando definitivamente l'Engandina e il Tirolo.
Come spesso accade i piccoli popoli nell'intento di realizzare le proprie apirazioni si inseriscono nel gioco delle grandi potenze, che usano senza scrupoli posizioni politiche e geografiche dei piccoli come pedine nel più vasto scacchiere dei contrasti tra potenze avversarie.
La Francia era il grande nemico dell'Impero Austriaco. Aveva come alleati il Papato e la Repubblica di Venezia, entrambi interessati a limitare in Italia il potere imperiale e in particolare quello dei suoi alleati: gli Sforza di Milano.
Gli Engadinesi e gli Svizzeri in generale si trovavano come cuscinetto tra le due grandi potenze potendo chiudere a nord gli Sforza, signori della Lombardia.
Una partita giocata tra grandi ove gli Engadinesi, gelosi della propria territorialità e poco propensi a subire l'imposizione di tasse da parte di Massimiliano I, erano disponibili a una alleanza con la Francia.
Per molti aspetti simili ai Tirolesi non hanno mai condiviso, a differenza di questi, i grandi principi di "Gott, Kaiser und Vaterland". Erano bellicosi e divisi in clan, etnicamente diversi, libertari quanto basta per mantenere la propria identità e soprattutto la propria autonomia finanziaria.
Processo nazionale analogo a quello dei Tirolesi, ma senza l'ala protettrice dell'imperatore, visto solo come opprimente spremitore delle loro risorse. La frattura definitiva stava per consumarsi.
A seguito di una limitata incursione degli Engadinesi in Venosta per affermare una presenza antagonista all'Impero, Massimiliano I organizzò una contro-spedizione punitiva. Le sue truppe percorsero l'Engandina ponendo a ferro e a fuoco i suoi villaggi.
Conscio dell'inevitabile reazione attestò le sue truppe al limite territoriale dei paesi a lui fedeli: Glorenza e Laudes.
Laddove la Val Monastero da Tubre scende verso la Venosta, all'altezza del ponte di Calven, punto nel quale la valle ha un forte restringimento, egli creò un formidabile baluardo di uomini, rinforzando ai lati delle pendici ripide della valle con tronchi e sassi e ponendo presidi.

Come raccontato dal monaco benedettino del vicino convento di Marienberg nel volume  "Engadiner Krieg", gli Engadinesi altro non potevano fare che aggirare l'ostacolo. Così nella notte tra l'11 e il 12 maggio 1499 circa 2000 uomini si avventurarono lungo il percorso descritto.
Saliti da Tubre al Tellajoch, discesero la Arundatal tra i boschi, giungendo sopra l'abitato di Laudes. Le truppe imperiali furono prese alla sprovvista. Chiusi alle spalle dai 2000 Engadinesi e dalel forze discese da Tubre, subirono una tremenda sconfitta. Lo scompiglio fu immenso. Oltre 5000 Tirolesi furono massacrati e il loro sangue arrossò le acque del rio Ram. Incapaci di manovrare nello stretto spazio a disposizione tra la destra orografica del rio e il sovrastante bosco, come si può osservare in una bella carta geografica risalente al 1611 opera di Mathias Burglehner e conservata presso il Museo Civico di Bolzano, gli imperiali subirono il 12 maggio 1499 una delle più dolorose e cocenti sconfitte registratasi sul loto territorio.
Gli Svizzeri dilagarono fino a Silandro, distruggendo Laudes e Glorenza. Massimiliano I pianse sinceramente l'amata città di Glorenza. I confini furono così indelebilmente definiti.

Le successive diversità di religione accentuarono, negli anni, la separazione tra Engadina e Tirolo, chiudendo di fatto i commerci e limitando fortemente i reciproci contatti.
L'Alta Venosta da allora subì un decadimento economico i cui riflessi influirono sul benessere dei suoi abitanti fin quasi ai nostri giorni. 

(Renzo Caramaschi, Per malghe e per Rifugi in Alto Adige, Raetia)







domenica 12 dicembre 2010

Paul Flora





















Paul Flora nasce a Glorenza il 29 giugno 1922 e muore ad Innsbruck il 15 maggio 2009.
Nel 1927 si trasferisce con la famiglia nel Nord Tirolo. Studia all'Accademia delle Belle Arti di Monaco di Baviera.
Nel 1944 viene chiamato per il servizio militare in Italia. Dopo una breve prigionia sotto gli Americani ritorna nel Tirolo e riprende la sua attività artistica nella città di Innsbruck.
Dal 1986 è membro dell'Accademia bavarese delle Belle Arti e dal 1999 fa parte del Pen Club Lichtenstein fino a diventare Presidente Onorario. Crea il "concorso di grafica" in Austria.
La sua opera si identifica principalmente come vignettista di satira politica, illustratore di libri con contenuti satirici , pittore ad acquerello, penna ed inchiostro e matita.


mercoledì 20 ottobre 2010

Glorenza - Glurns

La città di Glorenza situata fra la riva sinistra dell'Adige e il rio Puni, è una delle più piccole città d'Europa e l'unica nel Tirolo ad aver conservato la cinta muraria. Ha una pianta trapezoidale e un perimetro di 1200 m. La prima notizia della città risale al 1304.
Glorenza fu voluta dai Conti di Tirolo in concorrenza con i vicini centri di Malles e Monastero controllati dai Vescovi di Coira. Piazza privilegiata per il commercio del sale, nel 1499 venne distrutta dagli Engadinesi e nuovamente devastata nel 1799 dalle truppe napoleoniche.
E' stato ipotizzato che nel 1494 durante la sosta a Glorenza di Bianca Maria Sforza, che andava in sposa a Massimiliano I d'Austria, ci fosse Leonardo da Vinci (1452-1519).

mercoledì 1 settembre 2010

Il processo ai topi di Stelvio


A Glorenza, l'unica "civitas"della Val Venosta nel medioevo, era importante anche per il suo tribunale (voluto da Alberto III di Tirolo).
Uno dei processi più curiosi dell'epoca e documentat, è certamente quello a carico "dei topi di Stelvio"
- Era venerdi 21 ottobre 1519 quando Simon Fliess di Stelvio, preso dalla disperazione, sporge querela al giudice Wilhelm Hasslinger a nome di tutti i suoi poverissimi compaesani contro i topi campagnoli che arrecavano ingenti danni alla campagna e contro i quali non si sapeva più cosa fare. Si lamentò tanto da far pietà ai sassi: "già c'era poco da mangiare ed ora si aggiungevano anche queste bestie che divoravano tutto, distruggevano il raccolto non permettendo nemmeno di poter versare i tributi per Glorenza". E fu proprio in virtù di questo motivo che i opi vennero di fatto denunciati.
La causa intentata nei loro confronti fu molto onesta, tanto che venne assegnato loro come pubblica accusa Minig Schwarz di Stelvio ma anche come avvocato difensore un certo Hans Grienebner, cittadino di Glorenza.
La prima udienza fu stabilita per il 26 ottobre 1519, venne imbastito un vero e proprio processo, con tanto di testimoni, domande e risposte concludendosi il 2 maggio 1520.
Negli atti giudiziari i topi venivano definiti animaletti fastidiosi, non ragionevoli, che da sempre popolavano il paese di Stelvio ma il difensore, con grande convinzione, potè dimostrare che quei topi avevano lavorato per il bene della comunità -mangiando larve di insetti e arricchendo il terreno - e quindi sarebbe stato equo dare loro un altro domicilio e pure un salvacondotto per raggiungere la nuova dimora senza incontrare cani, gatti o altri nemici lungo la strada.
Il difensore degli abitanti di Stelvio puntualizzò che se i topi fossero rimasti, i stelviani sarebbero stati costretti a lasciare il loro paese.
Il giudice, sotto pressione dalle due tesi, condannò i topi all'espatrio ma, davanti ai giurati, il difensore sottolineò che anche i topi avevano diritto di vivere e se dovevano lasciare la loro terra bisogna provvedere ad una nuova patria!
Al giudice la richiesta parve legittima e la sentenza fu clemente.
Visto e consiederato che non si riusciva a trovare nella zona di Glorenza un nuovo territorio per i topi, si doveva costruire un ponte attraverso il fiume Adige cosìcchè veniva assicurato ai topi di non essere cacciati o molestati dai loro nemici; i gatti e i cani dovevano essere rinchiusi in casa. Fu concesso anche un salvacondotto e una moratoria di 14 giorni perchè potessero "portare con sè i figli ancora piccoli, i topi ammalati e le femmine gravide".
Tale sentenza fu inserita nella raccolta ufficiale e provvista di regolare sigillo!

martedì 3 agosto 2010

Il processo ai topi


Nel Medio Evo, Glorenza era l'unica "civitas" della Val Venosta e il conte Alberto III di Tirolo trasferì il tribunale civile di zona dal villaggio di Malles alla città di Glorenza.
Il venerdi, 21 ottobre 1519, si svolse un memorabile processo quando Simon Fliess di Stelvio, preso dalla disperazione, sporge querela al giudice Wilhelm Hasslinger a nome di tutti i suoi poverissimi compaesani contro i topi campagnoli, che "arrecavano evidenti danni ingenti alla campagna e contro i quali non si sapeva più cosa fare".
Si lamentò tanto da far pietà ai sassi: "già c'era poco da mangiare ed ora si aggiungevano anche queste bestie che divoravano tutto, distruggevano il raccolto non permettendo nemmeno di poter versare i tributi a Glorenza". E fu proprio in virtù di questo motivo che i topi vennero di fatto denunciati!
La causa intentata nei loro confronti fu però molto onesta, tanto che venne assegnato loro come pubblica accusa Minig Schwarz di Stelvio ma anche come avvocato difensore un certo Hans Grienebner, cittadino di Glorenza. La prima udienza fu stabilita per il 26 ottobre 1519. Venne infatti imbastito un vero e proprio processo, con tanto di testimoni, domande e risposte, e così andò avanti fino al 2 maggio 1520.
Negli atti giudiziari i topi venivano definiti animaletti fastidiosi, non ragionevoli, che da sempre popolavano il paese di Stelvio, ma il difensore - con grande convinzione - potè dimostrare che quei topi avevano lavorato di frequente per il bene della comunità, mangiando larve di insetti e arricchendo il terreno, cosicchè sarebbe stato equo dare loro un altro domicilio e anche un salvacondotto per raggiungere la nuova dimora senza incontrare lungo la strada cani, gatti e altri nemici.
Il difensore degli Stelviani annunciò allora che se i topi avessero potuto rimanere, la gente di Stelvio si sarebbe sentita costretta a lasciare il paese.
Così il giudice sotto pressione condannò i topi all'espatrio, ma davanti ai giurati il difensore sottolineò che anche i topi hanno diritto di esistere e che dovevano avere la possibilità di muoversi e di trovare una nuova patria.
Al giudice la richiesta parve legittima e la sentenza fu allora clemente: visto che tale nuovo territorio di residenza non si riusciva a trovare nella zona di Glorenza, si sarebbe dovuto costruire un ponte attraverso l'Adige e ai topi, condannati ad andarsene, venne assicurato la sicurezza di non essere molestati dai loro tradizionali nemici (cani egatti), che sarebbero stati chiusi in casa. Inoltre fu loro concesso "un libero salvacondotto, oltre a una moratoria di 14 giorni" perchè potessero portare con sè "i figli ancora piccoli, i topi ammalati e le femmine gravide".
E così il processo si concluse con una sentenza in cui non venne accennata la distruzione o l'uccisione dei topi, ma anzi veniva garantita la loro sicurezza. Tale sentenza fu inserita nella raccolta ufficiale e provvista di regolare sigillo!