Balder o Baldur è la principale fra le divinità minori della mitologia nordica. Il suo nome significava "splendente".
Due differenti versioni si hanno del suo mito: una islandico-norvegese
secondo i libri dell'Edda, e una danese secondo la narrazione contenuta
nel libro terzo della Historia Danica di Saxo Grammaticus.
Secondo la prima, Balder è figlio di Odino e di Frigg, e marito di
Nanna, ed è celebrato come il più bello, il più saggio degli Asi ;
la sua figura ha un particolare rilievo anche per il fatto che la sua
morte è il preludio della catastrofe generale, del cosiddetto Crepuscolo degli dei.
Balder o Baldur, figlio di Odino e Frigg, amava la natura, il canto degli uccelli, non predicava l'odio e la guerra tra i popoli e quindi era molto amato ma una maga aveva predetto la sua prossima morte.
La madre Frigg fece giurare a tutte le cose create che non avrebbero
fatto alcun male al suo figliuolo, sicché da quel giorno né arma, né
pietra, né altro oggetto lo poteva ferire. Ma il perfido Loki, saputo da
Frigg che una sola piccola cosa innocente non aveva giurato, una
pianticella di vischio, andò e la divelse. Recatosi quindi nel campo
dove gli Asi si divertivano scagliando frecce e sassi contro
l'invulnerabile dio, si appressò a Hod, ch'era cieco, e lo persuase a
tirare con l'arma che gli offriva, insegnandogli anche la direzione.
E Hod prese la verga di vischio e trapassò il petto di Balder che cadde su un cespuglio di agrifoglio. A quei tempi sia il vischio che l'agrifoglio non avevano bacche ma da quel giorno nacquero le bacche bianche, nel vischio, come le lacrime versate dalla madre Frigg e le bacche rosse, dell'agrifoglio, come il sangue uscito dalla ferita del nostro eroe.
Piansero
gli dei, impotenti a far vendetta in quel sacro luogo di pace, prepararono una barca dove posero il corpo di Baldur e la bruciarono. Frigg chiese se nessuno volesse, per amor suo, discendere all'inferno e
riscattare il morto.
Vi andò il fratello Hermod, a cui la Hela (dea del
mondo sotterraneo) promise il ritorno di Balder, qualora tutte le cose
lo avessero pianto.
E così fecero infatti; solo una gigantessa, sotto le
cui spoglie si celava lo stesso Loki, si rifiutò di piangere, sicché
Balder fu perduto irreparabilmente.
Gli dei allora presero Loki e lo
incatenarono in una caverna, ove rimarrà fino alla fine del mondo.
Nella narrazione di Saxo Grammaticus, invece, Balder (Balderus) è una raggiante figura semidivina di eroe che combatte contro Hother (Hoterus), il vero protagonista della leggenda. È vinto, alla fine, e ucciso dall'arma che sola lo può ferire, ma è quindi vendicato dal fratello Bo (Bous).
"Se vuoi viaggiare veloce, viaggia da solo. Ma se vuoi andare lontano, viaggia in compagnia"
Visualizzazione post con etichetta Racconti di Natale. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Racconti di Natale. Mostra tutti i post
mercoledì 19 dicembre 2012
lunedì 19 dicembre 2011

Il vero racconto di Natale è quello in cui qualcuno riceve da qualcun altro il dono che gli cambia la vita: non una vincita al superenalotto, come verrebbe da pensare, ma la rivelazione della verità.
Gli zoccoli
Questa leggenda risale ai tempi in cui i Barbari invasero la Gallia devastandola. Il mondo gallo-romano stava crollando ed i contadini fuggivano all'incalzare delle orde di Attila e di Genserico. Fra i contadini in fuga c'erano anche San Crispino e San Crispiniano.
La notte di Natale, tremanti di freddo e di fame, essi bussarono alla porta di una misera casupola di Crespy en Valois. Comparve una donna in lacrime, con voce rotta dai singhiozzi narrò che pochi giorni prima, suo marito era stato ucciso dai Vandali. Ora le rimaneva solo un bambino di due anni che piangeva in una culla. "Ha fame. Ci hanno portato via tutto e abbiamo tanto freddo; per l'ultima fiammata ho bruciato persino gli zoccoletti del mio piccino."
I due santi, commossi, andarono ad abbattere un albero nel bosco vicino e svelti svelti intagliarono due rozzi sandaletti che posarono davanti al focolare spento. Poi si inginocchiarono in preghiera. Ed ecco che miracolosamente i trucioli che avevano gettato nel camino si misero a danzare e a brillare. Non erano più trucioli di legno, ma pepite d'oro.
E così Crispino e Crispiniano furono proclamati patroni dei calzolai.
Gli zoccoli di legno da allora vennero considerati un simbolo natalizio; ogni anno, colmi di dolci o semplicemente decorati a vivaci colori, ornano le case o si regalano.
Il primo albero di Natale

Era la vigilia di Natale dell'anno 1611. La duchessa di Brieg, una nobildonna tedesca nota per la sua inventiva, si aggirava per le scale del suo castello.
Tutto era pronto per la notte santa ; i trofei di sempreverdi da appendere alle pareti, le candele da accendere a mezzanotte, il gran ceppo da mettere nel camino. Eppure la duchessa non era contenta. C'era un angolo che le sembrava spoglio. Allora si avvolse le spalle in uno scialle ed uscì nel parco; era sicura che la natura generosa le avrebbe offerto qualcosa.
E così fu; vide infatti un piccolo abete e subito pensò che in quell'angolo vuoto sarebbe stato benissimo, così vivo e verde. Chiamò un giardiniere, gli ordinò di scalzare la pianta con tutte le radici e la fece mettere in un grosso vaso pieno di terra. Poco dopo l'abete spargeva il suo buon profumo nel gran salone delle feste.
La duchessa era molto soddisfatta, anche se non sapeva di aver inventato il primo albero di Natale
Babbo Natale ammalato

Lo scorso Natale stava per succedere un disastro. Una brutta mattina, era già passata la metà di dicembre,Babbo Natale si svegliò e si accorse che stava male, ma proprio male.
" Per tutte le slitte!" esclamò Mamma Natale. " Hai il viso pieno di macchie! Come farò a finire di preparare tutti i regali da sola?" "Mah, comunque è meglio che mi sbrighi" disse tra sè Mamma Natale, " Adesso devo dare da mangiare alle renne".
Ma quando si aprì la porta della stalla vide qualcosa che la fece restare con tanto d'occhi: anche le renne erano piene di macchie! Allora decise di dare agli animali un cucchiaio di medicina e intanto pensava a cosa c'era ancora da fare. Si mise il cappotto e uscì in giardino, accompagnata dai suoi animali.
Durante la notte, insieme alla neve erano cadute in giardino centinaia di lettere indirizzate a Babbo Natale.
Mamma Natale e i suoi animali le raccolsero tutte. Mamma Natale lesse tutte le lettere, poi si rimboccò le maniche. C'erano ancora tanti regali da finire, anche se lei e Babbo Natale avevano lavorato sodo per tutto l'anno...anzi per essere precisi fin dal Natale precedente!
Per tutto il giorno Mamma Natale non fece altro che segare, tagliare, incollare, avvitare, dipingere,cucire, e alla fine era tutto pronto. Ma ad un tratto le venne un terribile dubbio: senza le renne, come avrebbe fatto a consegnare i regali?
Finchè ad un certo punto..."
Ho trovato!" esclamò. " Trasformerò la bicicletta in una macchina volante!"
" E l'aspirapolvere mi darà la spinta necessaria per il decollo!"
Poi si mise a cercare in cantina per vedere se c'erano altre cose che le potessero servire. Modificò l'aspirapolvere in modo che soffiasse fuori l'aria, invece di aspirarla.
Poi collegò i pedali al motore: più forte si pedalava, più veloce si andava. Ecco fatto!
Alla fine la macchina volante era pronta, e Mamma Natale era molto contenta. Mamma Natale attaccò ad ogni regalo un bigliettino con il nome di chi lo doveva ricevere, poi sistemò i regali nel cesto. Un paio erano davvero troppo grandi e crearono qualche problema! Alla fine indossò il mantello rosso con il cappuccio. Nessuno l'avrebbe riconosciuta! Fuori faceva molto freddo.
Mamma Natale ripulì dalla neve un pezzo di sentiero e preparò la pista di decollo.
Poi l'oca e la gallina cominciarono a sbattere le ali, mentre lei pedalava più forte che poteva: e pedala e pedala e pedala...alla fine la bicicletta si sollevò nell'aria della notte.
Mamma Natale stava volando! E continuò a volare e a volare finchè non vide in lontananza una piccola città. Allora girò la bicicletta in quella direzione e atterrò sopra un tetto pieno di neve.
Legò una fune attorno al camino e si lasciò scivolare dentro. Ma guarda! Il mantello rosso tutto sporco! Come farà Babbo Natale ad averlo sempre pulito?
Mamma Natale continuò ad andare su e giù peri camini per tutta la notte, finchè anche l'ultimo regalo non fu consegnato e tutti i cesti non rimasero vuoti.
Adesso poteva tornare a casa.
Il viaggio sembrava non finire mai, ma alla fine vide una debole luce.
Erano Babbo Natale e le renne, che le segnalavano la strada di casa.
Erano guariti! Non avevano più le macchie!
" Non vedevo l'ora che tu tornassi!" disse Babbo Natale. " Vieni, siediti qui mia cara e togliti gli stivali. Adesso ti preparo un bel bagno caldo".
Mamma Natale rimase a sguazzare per un bel pò. Poi quando si sentì ben riposata, scese in soggiorno; lì c'era ad aspettarla una magnifica sorpresa..
.Babbo Natale aveva preparato una colazione speciale..naturalmente con i regali per tutti!
Buon Natale!
Babbo Natale

Babbo Natale non è sempre stato così come lo conosciamo adesso.Il primo "donatore di regali" di cui si ha memoria fu San Nicola nel 300 d.c. a Myra (l'attuale Turchia).
Nato da una ricca famiglia rimase orfano quando i genitori morirono di peste. Fu allevato da un monastero e all'età di 17 anni divenne uno dei più giovani preti dell'epoca.
Molte storie vengono ancora raccontate sulla sua generosità, soprattutto perchè regalò a poco a poco tutta la sua ricchezza ai bambini poveri della sua città natale. Le leggende raccontano che era solito donare grandi sacchi di oro o addirittura gettarli dalla finestra nella strada sottostante dove venivano raccolti dai poveri del quartiere. Qualche anno più tardi divenne arcivescovo, ma un arcivescovo senza i paramenti ufficiali: solo una lunga barba bianca e e un cappello rosso in testa.Dopo la sua morte fu fatto Santo.
In quei periodi la Chiesa Cattolica festeggiava la nascita di Cristo e San Nicola fu inserito in calendario.
Quando ci fu lo scisma tra la Chiesa Cattolica e quella Protestante quest'ultima non desiderava più festeggiare San Nicola quale esempio di generosità e carità cristiana, troppo legato alla Chiesa Cattolica, così ogni nazione inventò il proprio "Babbo Natale".
Per i francesi era "Pere Noel", in Inghilterra "Father Christmas" (sempre dipinto con ramoscelli di agrifoglio, edera e vischio) e la Germania aveva "Weihnachtsmann" (l'uomo del Natale).
Quando i comunisti presero il potere in Russia e rifiutarono la Chiesa Cattolica vollero avere anch'essi il loro "Babbo Natale" e lo chiamarono "Il Grande Padre del Gelo", ma invece del consueto abito rosso lo vestirono di blu.
Per gli Olandesi fu "Sinterklaas" che a causa di una cattiva pronuncia da parte degli americani divenne "Santa Claus".
Tutte queste figure natalizie si differenziavano fondamentalmente per il colore delle proprie vesti, chi blu, chi nero, chi rosso; ma le uniche cose che avevano in comune erano la lunga barba bianca e il loro regalare doni.
Babbo Natale, così come lo conosciamo noi, risale all'anno 1823, quando Clement C. Moore scrisse "A Visit from St. Nicholas" (Una visita da San Nicola) dove lo descrive come un "vecchio elfo paffuto e grassottelo".
L'ultima e più importante incarnazione di Babbo Natale la si ha dal 1931 al 1966 quando Haddon Sundblom disegnò la famosa immagine di Babbo Natale per la pubblicità della Coca Cola. Questo è il Babbo Natale che anche noi conosciamo, con la sua lunga barba bianca, il suo inconfondibile abito rosso, degli stivali, la cinta di cuoio e un immancabile sacco carico di doni.
Nato da una ricca famiglia rimase orfano quando i genitori morirono di peste. Fu allevato da un monastero e all'età di 17 anni divenne uno dei più giovani preti dell'epoca.
Molte storie vengono ancora raccontate sulla sua generosità, soprattutto perchè regalò a poco a poco tutta la sua ricchezza ai bambini poveri della sua città natale. Le leggende raccontano che era solito donare grandi sacchi di oro o addirittura gettarli dalla finestra nella strada sottostante dove venivano raccolti dai poveri del quartiere. Qualche anno più tardi divenne arcivescovo, ma un arcivescovo senza i paramenti ufficiali: solo una lunga barba bianca e e un cappello rosso in testa.Dopo la sua morte fu fatto Santo.
In quei periodi la Chiesa Cattolica festeggiava la nascita di Cristo e San Nicola fu inserito in calendario.
Quando ci fu lo scisma tra la Chiesa Cattolica e quella Protestante quest'ultima non desiderava più festeggiare San Nicola quale esempio di generosità e carità cristiana, troppo legato alla Chiesa Cattolica, così ogni nazione inventò il proprio "Babbo Natale".
Per i francesi era "Pere Noel", in Inghilterra "Father Christmas" (sempre dipinto con ramoscelli di agrifoglio, edera e vischio) e la Germania aveva "Weihnachtsmann" (l'uomo del Natale).
Quando i comunisti presero il potere in Russia e rifiutarono la Chiesa Cattolica vollero avere anch'essi il loro "Babbo Natale" e lo chiamarono "Il Grande Padre del Gelo", ma invece del consueto abito rosso lo vestirono di blu.
Per gli Olandesi fu "Sinterklaas" che a causa di una cattiva pronuncia da parte degli americani divenne "Santa Claus".
Tutte queste figure natalizie si differenziavano fondamentalmente per il colore delle proprie vesti, chi blu, chi nero, chi rosso; ma le uniche cose che avevano in comune erano la lunga barba bianca e il loro regalare doni.
Babbo Natale, così come lo conosciamo noi, risale all'anno 1823, quando Clement C. Moore scrisse "A Visit from St. Nicholas" (Una visita da San Nicola) dove lo descrive come un "vecchio elfo paffuto e grassottelo".
L'ultima e più importante incarnazione di Babbo Natale la si ha dal 1931 al 1966 quando Haddon Sundblom disegnò la famosa immagine di Babbo Natale per la pubblicità della Coca Cola. Questo è il Babbo Natale che anche noi conosciamo, con la sua lunga barba bianca, il suo inconfondibile abito rosso, degli stivali, la cinta di cuoio e un immancabile sacco carico di doni.
Il Natale di Martin di Lev Tolstoj

Il Natale di Martin di Lev Tolstoj
In una certa città viveva un ciabattino, di nome Martin Avdeic. Lavorava in una stanzetta in un seminterrato, con una finestra che guardava sulla strada. Da questa poteva vedere soltanto i piedi delle persone che passavano, ma ne riconosceva molte dalle scarpe, che aveva riparato lui stesso. Aveva sempre molto da fare, perché lavorava bene, usava materiali di buona qualità e per di più non si faceva pagare troppo.
Anni prima, gli erano morti la moglie e i figli e Martin si era disperato al punto di rimproverare Dio. Poi un giorno, un vecchio del suo villaggio natale, che era diventato un pellegrino e aveva fama di santo, andò a trovarlo. E Martin gli aprì il suo cuore.
- Non ho più desiderio di vivere - gli confessò. - Non ho più speranza.
Il vegliardo rispose: « La tua disperazione è dovuta al fatto che vuoi vivere solo per la tua felicità. Leggi il Vangelo e saprai come il Signore vorrebbe che tu vivessi.
Martin si comprò una Bibbia. In un primo tempo aveva deciso di leggerla soltanto nei giorni di festa ma, una volta cominciata la lettura, se ne sentì talmente rincuorato che la lesse ogni giorno.
E cosi accadde che una sera, nel Vangelo di Luca, Martin arrivò al brano in cui un ricco fariseo invitò il Signore in casa sua. Una donna, che pure era una peccatrice, venne a ungere i piedi del Signore e a lavarli con le sue lacrime. Il Signore disse al fariseo: «Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e non mi hai dato acqua per i piedi. Questa invece con le lacrime ha lavato i miei piedi e con i suoi capelli li ha asciugati... Non hai unto con olio il mio capo, questa invece, con unguento profumato ha unto i miei piedi.
Martin rifletté. Doveva essere come me quel fariseo. Se il Signore venisse da me, dovrei comportarmi cosi? Poi posò il capo sulle braccia e si addormentò.
All'improvviso udì una voce e si svegliò di soprassalto. Non c'era nessuno. Ma senti distintamente queste parole: - Martin! Guarda fuori in strada domani, perché io verrò.
L'indomani mattina Martin si alzò prima dell'alba, accese il fuoco e preparò la zuppa di cavoli e la farinata di avena. Poi si mise il grembiule e si sedette a lavorare accanto alla finestra. Ma ripensava alla voce udita la notte precedente e così, più che lavorare, continuava a guardare in strada. Ogni volta che vedeva passare qualcuno con scarpe che non conosceva, sollevava lo sguardo per vedergli il viso. Passò un facchino, poi un acquaiolo. E poi un vecchio di nome Stepanic, che lavorava per un commerciante del quartiere, cominciò a spalare la neve davanti alla finestra di Martin che lo vide e continuò il suo lavoro.
Dopo aver dato una dozzina di punti, guardò fuori di nuovo. Stepanic aveva appoggiato la pala al muro e stava o riposando o tentando di riscaldarsi. Martin usci sulla soglia e gli fece un cenno. - Entra· disse - vieni a scaldarti. Devi avere un gran freddo.
- Che Dio ti benedica!- rispose Stepanic. Entrò, scuotendosi di dosso la neve e si strofinò ben bene le scarpe al punto che barcollò e per poco non cadde.
- Non è niente - gli disse Martin. - Siediti e prendi un po' di tè.
Riempi due boccali e ne porse uno all'ospite. Stepanic bevve d'un fiato. Era chiaro che ne avrebbe gradito un altro po'. Martin gli riempi di nuovo il bicchiere. Mentre bevevano, Martin continuava a guardar fuori della finestra.
- Stai aspettando qualcuno? - gli chiese il visitatore.
- Ieri sera- rispose Martin - stavo leggendo di quando Cristo andò in casa di un fariseo che non lo accolse coi dovuti onori. Supponi che mi succeda qualcosa di simile. Cosa non farei per accoglierlo! Poi, mentre sonnecchiavo, ho udito qualcuno mormorare: "Guarda in strada domani, perché io verrò".
Mentre Stepanic ascoltava, le lacrime gli rigavano le guance. - Grazie, Martin Avdeic. Mi hai dato conforto per l'anima e per il corpo.
Stepanic se ne andò e Martin si sedette a cucire uno stivale. Mentre guardava fuori della finestra, una donna con scarpe da contadina passò di lì e si fermò accanto al muro. Martin vide che era vestita miseramente e aveva un bambino fra le braccia. Volgendo la schiena al vento, tentava di riparare il piccolo coi propri indumenti, pur avendo indosso solo una logora veste estiva. Martin uscì e la invitò a entrare. Una volta in casa, le offrì un po' di pane e della zuppa. - Mangia, mia cara, e riscaldati - le disse.
Mangiando, la donna gli disse chi era: - Sono la moglie di un soldato. Hanno mandato mio marito lontano otto mesi fa e non ne ho saputo più nulla. Non sono riuscita a trovare lavoro e ho dovuto vendere tutto quel che avevo per mangiare. Ieri ho portato al monte dei pegni il mio ultimo scialle.
Martin andò a prendere un vecchio mantello. - Ecco - disse. - È un po' liso ma basterà per avvolgere il piccolo.
La donna, prendendolo, scoppiò in lacrime. - Che il Signore ti benedica.
- Prendi - disse Martin porgendole del denaro per disimpegnare lo scialle. Poi l’accompagnò alla porta.
Martin tornò a sedersi e a lavorare. Ogni volta che un'ombra cadeva sulla finestra, sollevava lo sguardo per vedere chi passava. Dopo un po', vide una donna che vendeva mete da un paniere. Sulla schiena portava un sacco pesante che voleva spostare da una spalla all'altra. Mentre posava il paniere su un paracarro, un ragazzo con un berretto sdrucito passò di corsa, prese una mela e cercò di svignarsela. Ma la vecchia lo afferrò per i capelli. Il ragazzo si mise a strillare e la donna a sgridarlo aspramente.
Martin corse fuori. La donna minacciava di portare il ragazzo alla polizia. - Lascialo andare, nonnina - disse Martin. - Perdonalo, per amor di Cristo.
La vecchia lasciò il ragazzo. - Chiedi perdono alla nonnina - gli ingiunse allora Martin.
Il ragazzo si mise a piangere e a scusarsi. Martin prese una mela dal paniere e la diede al ragazzo dicendo: - Te la pagherò io, nonnina.
- Questo mascalzoncello meriterebbe di essere frustato - disse la vecchia.
- Oh, nonnina - fece Martin - se lui dovesse essere frustato per aver rubato una mela, cosa si dovrebbe fare a noi per tutti i nostri peccati? Dio ci comanda di perdonare, altrimenti non saremo perdonati. E dobbiamo perdonare soprattutto a un giovane sconsiderato.
- Sarà anche vero - disse la vecchia - ma stanno diventando terribilmente viziati.
Mentre stava per rimettersi il sacco sulla schiena, il ragazzo sì fece avanti. - Lascia che te lo porti io, nonna. Faccio la tua stessa strada.
La donna allora mise il sacco sulle spalle del ragazzo e si allontanarono insieme.
Martin tornò a lavorare. Ma si era fatto buio e non riusciva più a infilare l'ago nei buchi del cuoio. Raccolse i suoi arnesi, spazzò via i ritagli di pelle dal pavimento e posò una lampada sul tavolo. Poi prese la Bibbia dallo scaffale.
Voleva aprire il libro alla pagina che aveva segnato, ma si apri invece in un altro punto. Poi, udendo dei passi, Martin si voltò. Una voce gli sussurrò all'orecchio: - Martin, non mi riconosci?
- Chi sei? - chiese Martin.
- Sono io - disse la voce. E da un angolo buio della stanza uscì Stepanic, che sorrise e poi svanì come una nuvola.
- Sono io - disse di nuovo la voce. E apparve la donna col bambino in braccio. Sorrise. Anche il piccolo rise. Poi scomparvero.
- Sono io - ancora una volta la voce. La vecchia e il ragazzo con la mela apparvero a loro volta, sorrisero e poi svanirono.
Martin si sentiva leggero e felice. Prese a leggere il Vangelo là dove si era aperto il libro. In cima alla pagina lesse: Ebbi fame e mi deste da mangiare, ebbi sete e mi dissetaste, fui forestiero e mi accoglieste. In fondo alla pagina lesse: Quanto avete fatto a uno dei più piccoli dei miei fratelli, l’avete fatto a me.
Così Martin comprese che il Salvatore era davvero venuto da lui quel giorno e che lui aveva saputo accoglierlo.
Anni prima, gli erano morti la moglie e i figli e Martin si era disperato al punto di rimproverare Dio. Poi un giorno, un vecchio del suo villaggio natale, che era diventato un pellegrino e aveva fama di santo, andò a trovarlo. E Martin gli aprì il suo cuore.
- Non ho più desiderio di vivere - gli confessò. - Non ho più speranza.
Il vegliardo rispose: « La tua disperazione è dovuta al fatto che vuoi vivere solo per la tua felicità. Leggi il Vangelo e saprai come il Signore vorrebbe che tu vivessi.
Martin si comprò una Bibbia. In un primo tempo aveva deciso di leggerla soltanto nei giorni di festa ma, una volta cominciata la lettura, se ne sentì talmente rincuorato che la lesse ogni giorno.
E cosi accadde che una sera, nel Vangelo di Luca, Martin arrivò al brano in cui un ricco fariseo invitò il Signore in casa sua. Una donna, che pure era una peccatrice, venne a ungere i piedi del Signore e a lavarli con le sue lacrime. Il Signore disse al fariseo: «Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e non mi hai dato acqua per i piedi. Questa invece con le lacrime ha lavato i miei piedi e con i suoi capelli li ha asciugati... Non hai unto con olio il mio capo, questa invece, con unguento profumato ha unto i miei piedi.
Martin rifletté. Doveva essere come me quel fariseo. Se il Signore venisse da me, dovrei comportarmi cosi? Poi posò il capo sulle braccia e si addormentò.
All'improvviso udì una voce e si svegliò di soprassalto. Non c'era nessuno. Ma senti distintamente queste parole: - Martin! Guarda fuori in strada domani, perché io verrò.
L'indomani mattina Martin si alzò prima dell'alba, accese il fuoco e preparò la zuppa di cavoli e la farinata di avena. Poi si mise il grembiule e si sedette a lavorare accanto alla finestra. Ma ripensava alla voce udita la notte precedente e così, più che lavorare, continuava a guardare in strada. Ogni volta che vedeva passare qualcuno con scarpe che non conosceva, sollevava lo sguardo per vedergli il viso. Passò un facchino, poi un acquaiolo. E poi un vecchio di nome Stepanic, che lavorava per un commerciante del quartiere, cominciò a spalare la neve davanti alla finestra di Martin che lo vide e continuò il suo lavoro.
Dopo aver dato una dozzina di punti, guardò fuori di nuovo. Stepanic aveva appoggiato la pala al muro e stava o riposando o tentando di riscaldarsi. Martin usci sulla soglia e gli fece un cenno. - Entra· disse - vieni a scaldarti. Devi avere un gran freddo.
- Che Dio ti benedica!- rispose Stepanic. Entrò, scuotendosi di dosso la neve e si strofinò ben bene le scarpe al punto che barcollò e per poco non cadde.
- Non è niente - gli disse Martin. - Siediti e prendi un po' di tè.
Riempi due boccali e ne porse uno all'ospite. Stepanic bevve d'un fiato. Era chiaro che ne avrebbe gradito un altro po'. Martin gli riempi di nuovo il bicchiere. Mentre bevevano, Martin continuava a guardar fuori della finestra.
- Stai aspettando qualcuno? - gli chiese il visitatore.
- Ieri sera- rispose Martin - stavo leggendo di quando Cristo andò in casa di un fariseo che non lo accolse coi dovuti onori. Supponi che mi succeda qualcosa di simile. Cosa non farei per accoglierlo! Poi, mentre sonnecchiavo, ho udito qualcuno mormorare: "Guarda in strada domani, perché io verrò".
Mentre Stepanic ascoltava, le lacrime gli rigavano le guance. - Grazie, Martin Avdeic. Mi hai dato conforto per l'anima e per il corpo.
Stepanic se ne andò e Martin si sedette a cucire uno stivale. Mentre guardava fuori della finestra, una donna con scarpe da contadina passò di lì e si fermò accanto al muro. Martin vide che era vestita miseramente e aveva un bambino fra le braccia. Volgendo la schiena al vento, tentava di riparare il piccolo coi propri indumenti, pur avendo indosso solo una logora veste estiva. Martin uscì e la invitò a entrare. Una volta in casa, le offrì un po' di pane e della zuppa. - Mangia, mia cara, e riscaldati - le disse.
Mangiando, la donna gli disse chi era: - Sono la moglie di un soldato. Hanno mandato mio marito lontano otto mesi fa e non ne ho saputo più nulla. Non sono riuscita a trovare lavoro e ho dovuto vendere tutto quel che avevo per mangiare. Ieri ho portato al monte dei pegni il mio ultimo scialle.
Martin andò a prendere un vecchio mantello. - Ecco - disse. - È un po' liso ma basterà per avvolgere il piccolo.
La donna, prendendolo, scoppiò in lacrime. - Che il Signore ti benedica.
- Prendi - disse Martin porgendole del denaro per disimpegnare lo scialle. Poi l’accompagnò alla porta.
Martin tornò a sedersi e a lavorare. Ogni volta che un'ombra cadeva sulla finestra, sollevava lo sguardo per vedere chi passava. Dopo un po', vide una donna che vendeva mete da un paniere. Sulla schiena portava un sacco pesante che voleva spostare da una spalla all'altra. Mentre posava il paniere su un paracarro, un ragazzo con un berretto sdrucito passò di corsa, prese una mela e cercò di svignarsela. Ma la vecchia lo afferrò per i capelli. Il ragazzo si mise a strillare e la donna a sgridarlo aspramente.
Martin corse fuori. La donna minacciava di portare il ragazzo alla polizia. - Lascialo andare, nonnina - disse Martin. - Perdonalo, per amor di Cristo.
La vecchia lasciò il ragazzo. - Chiedi perdono alla nonnina - gli ingiunse allora Martin.
Il ragazzo si mise a piangere e a scusarsi. Martin prese una mela dal paniere e la diede al ragazzo dicendo: - Te la pagherò io, nonnina.
- Questo mascalzoncello meriterebbe di essere frustato - disse la vecchia.
- Oh, nonnina - fece Martin - se lui dovesse essere frustato per aver rubato una mela, cosa si dovrebbe fare a noi per tutti i nostri peccati? Dio ci comanda di perdonare, altrimenti non saremo perdonati. E dobbiamo perdonare soprattutto a un giovane sconsiderato.
- Sarà anche vero - disse la vecchia - ma stanno diventando terribilmente viziati.
Mentre stava per rimettersi il sacco sulla schiena, il ragazzo sì fece avanti. - Lascia che te lo porti io, nonna. Faccio la tua stessa strada.
La donna allora mise il sacco sulle spalle del ragazzo e si allontanarono insieme.
Martin tornò a lavorare. Ma si era fatto buio e non riusciva più a infilare l'ago nei buchi del cuoio. Raccolse i suoi arnesi, spazzò via i ritagli di pelle dal pavimento e posò una lampada sul tavolo. Poi prese la Bibbia dallo scaffale.
Voleva aprire il libro alla pagina che aveva segnato, ma si apri invece in un altro punto. Poi, udendo dei passi, Martin si voltò. Una voce gli sussurrò all'orecchio: - Martin, non mi riconosci?
- Chi sei? - chiese Martin.
- Sono io - disse la voce. E da un angolo buio della stanza uscì Stepanic, che sorrise e poi svanì come una nuvola.
- Sono io - disse di nuovo la voce. E apparve la donna col bambino in braccio. Sorrise. Anche il piccolo rise. Poi scomparvero.
- Sono io - ancora una volta la voce. La vecchia e il ragazzo con la mela apparvero a loro volta, sorrisero e poi svanirono.
Martin si sentiva leggero e felice. Prese a leggere il Vangelo là dove si era aperto il libro. In cima alla pagina lesse: Ebbi fame e mi deste da mangiare, ebbi sete e mi dissetaste, fui forestiero e mi accoglieste. In fondo alla pagina lesse: Quanto avete fatto a uno dei più piccoli dei miei fratelli, l’avete fatto a me.
Così Martin comprese che il Salvatore era davvero venuto da lui quel giorno e che lui aveva saputo accoglierlo.
Iscriviti a:
Post (Atom)