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lunedì 24 febbraio 2014

R e n o n

altopiano del Renon



altopiano del Renon



altopiano del Renon


Renon 

piramidi del Renon




mercoledì 24 ottobre 2012

Escursione sull'altopiano del Renon/Ritten

il trenino del Renon. Parte dalla stazione della funivia a Soprabolzano/Oberbozen e arriva a Collalbo/Klobenstein
Sassolungo e Sassopiatto
i colori dell'autunno
Catinaccio
Catinaccio e Latemar sullo sfondo
il vecchio trenino "mandato in pensione"
la sig.ra Pevarello

martedì 17 aprile 2012

Conte Friedrich Reichsgraf von Hartig, un entomologo blasonato

 
Friedrich Graf von Harting, figlio di Friedrich Reichsgraf von Hartig e della Contessa Elsa Giovanelli von Gerstburg nacque a Bolzano il 29 agosto 1900. Gran parte della sua infanzia la trascorse in Sudtirolo e , in particolare, a Collalbo/Kobenstein sull'altipiano del Renon. Suo padre si occupava di allevamento dei cavalli Haflinger trasferendo l'amore per gli animali e  per la natura al figlio che, però, si occupò prevalentemente di farfalle. Già a dieci anni conosceva quasi tutti i nomi delle farfalle autoctone.
 
Fu un appassionato naturalista, entomologo, un esperto della FAO e dell'ONU che ha dedicato  agli insetti la sua vita, il suo patrimonio e le sue energie. 

Quando l'Alto Adige fu annesso all'Italia, il conte Hartig fu fra quelli che per primi si resero conto che si trattava d'un avvenimento irreversibile, e si adeguò alla novità. Accettò di entrare in diplomazia, ma lo Stato lo lasciò in prevalenza libero di dedicarsi ai suoi insetti.
Assieme al dottor Giovanni Battista Trenner, cognato di cesare Battisti, fondò il Museo tridentino di scienze naturali, continuando nel frattempo a raccogliere insetti e a studiarli.
Nel 1940 aveva certamente la collezione entomologica più importante d'Italia, e pensò bene di donarla al Paese rendendo possibile la fondazione dell'Istituto Nazionale di Entomologia (INE) a Roma. Lo Hartig ne divenne il sovrintendente (senza stipendio ma con un simbolico rimborso spese) e riuscì scambiare insetti ed informazioni con scienziati di tutto il mondo.
Dal 1948 al 1951 il conte Hartig guidò una spedizione entomologica sull'Etna, e quei quattro anni di caccia appassionata gli consentirono di portare a Roma 30000 insetti. Pagò la spedizione di tasca sua, poichè dallo Stato ebbe solo qualche scatola di spilli e 150000 lire dalla Regione siciliana.
Nel 1952 il Messico si rivolse all'ONU per chiedere scienziati in grado di debellare gli insetti parassiti delle sue foreste conifere e l' ONU scelse il conte Hartig. Rimase in Messico fino al 1956 contribuendo alla salvezza delle conifere e poi le piantagioni di caffè dagli insetti. A missione finita, rimase in Messico per un altro anno, per cacciare farfalle: ne raccolse centinaia di migliaia, spedendole man mano a Roma. Quando rientrò nel 1956, il ministero gli fece sapere che, a causa della sua "assenza ingiustificata", doveva considerarsi destituito dalla carica di sovrintendente, e gli si vietò persino di entrare in quell'istituto che egli aveva creato e donato allo Stato. A nulla valsero le sue proteste.
Ritornato a Bolzano l'entomologo blasonato ricominciò da zero, spendendo tutto quello che gli era rimasto del suo patrimonio, e ristabilendo i contatti con tutti gli scienziati  del ramo. Creò il suo "nuovo istituto" nella residenza Stillendorf di Bolzano, in via dei Vanga, all'ultimo piano; tre  o quattro stanze zeppe di scaffali, di casse ammonticchiate, di libri, di scatole piene di insetti incredibili.
Da quando fu cacciato dall'INE, ha compiuto diverse "spedizioni" in varie regioni d'Italia, ma specialmente in Basilicata e in Sardegna. Nel 1963, in Basilicata, fece una scoperta della quale parlò tutto il mondo: trovò una colonia di una rara farfalla asiatica, la Bramaea, riuscendo a stabilire le circostanze - antichissime -per cui l'insediamento si verificò. Questa zona - intorno al lago piccolo di Monticchio - divenne una Riserva Naturale della  Basilicata. I suoi studi e le sue ricerche proseguirono a lungo sui monti della Sardegna. I rigori delle sue ricerche e la vita dura ad osservare la vita degli insetti, minò la sua salute.

Ridotto in povertà offrì in dono  alla Provincia di Bolzano tutto il suo patrimonio scientifico (un milione e più di insetti, la biblioteca, il "nome", le relazioni, la sua personale attività) in cambio di un contributo annuo di 3 milioni. Gli risposero picche!!! Successivamente scrisse a Silvius Magnago, riproponendo tutto per 1.800.000 di lire, meno di quanto venisse concesso a società sportive o culturali di scarsissimo valore.  La Provincia nominò una commissione d'esperti formata da due sudtirolesi e un austriaco che, ad un certo punto, chiesero "che proporzione di insetti sudtirolesi c'è nella sua raccolta?". Il conte Hartig si rifiutò di rispondere visto che la domanda era semplicemente stupida. Dopo qualche giorno, l'assessore provinciale alla cultura prof. Zelger gli scrisse che la commissione aveva trovato poco interessante il suo materiale e che "la Giunta provinciale, in base al quadro delle sue competenze e dei suoi obiettivi, indirizza la sua particolare attenzione soprattutto alle arccolte di carattere locale, e questo anche nel campo d'attività entomologica, per renderle soprattutto accessibili alle scuole per scopi didattici ...."
Sulle piccole farfalle altoatesine, in fin dei conti, aveva pubblicato ben quattro volumi, ma alla Provincia non bastava!
Ricevette offerte da Barcellona e dalla Germania ma il  The Natural History Museum di Londra propose l' acquisto di tutto il materiale che, una volta imballato in 17 containers e pronto per essere trasferito da Merano a Londra, venne bloccato in quanto il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino dichiarò e dimostrò di avere altrettanti diritti per entrare in possesso della collezione sia della biblioteca che dell'archivio personale del conte.


L'8 maggio 1979 dalla clinica Martinsbrunn di Merano Hartig scrisse ad un amico:
"Anzitutto mi potrebbe fare un favore? Chi dei nostri colleghi dovesse ancora domandare delle mie notizie, gli esprima la mia profonda gratitudine di informarsi sul mio stato di salute (...) devo andare con le stampelle e riprendermi dal grave attacco delle artrosi sulla spina dorsale in basso, mai sarò più in grado di fare il cacciatore, e l'entomologo Hartig scompare. (...) a si tolga quell'idea che fossi stato un entomologo speciale, ero semplicemente come tutti gli altri"

Morì a Merano il 24 gennaio 1980 e, per sua volontà, fu cremato e le sue ceneri trasferite a Monaco di Baviera.

E' indubbio che una personalità così affascinante non abbia mietuto successi in campo femminile.  Delle sue moglie si sa pochissimo.  Si sposò una prima volta il 21 dicembre 1934 con Marion Stegman, di 28 anni e mezzo, in Francia, a Roquebrune-Cap-Martin. Successivamente, il 22 marzo 1971 prese in moglie a Collalbo di Renon Angelica Witzmann, di 44 anni più giovane di lui. 
Si racconta che l’infatuazione da parte della seconda e ricca moglie svanì dopo che Hartig la sottopose a un trattamento shock di incessanti raccolte diurne e notturne nelle regioni più impervie del Gennargentu. Tuttavia, quando lei fuggì dalla Sardegna, Hartig si guardò bene dal restiturle l’automobile: ne aveva troppo bisogno per le escursioni. Tracce di relazioni più o meno note le troviamo tra le stesse pubblicazioni.
Sull’Etna Hartig si accompagnò per alcuni anni con Ilse von Griesheim, che pubblicò a proprio nome due contributi (Griesheim, 1949, 1950) su Anthocharis damone. Sarà un caso, ma dopo la conoscenza a San Vigilio del Garda della bella Céline Fermi e la permanenza sul Bènaco, l’entomologo descrisse una certa Fermocelina gardesanella...




(le informazioni sono tratte dall'articolo di Umberto Gandini pubblicato sul quotidiano Alto Adige il 24 giungo 1973; Entomofauna Ansfelden Austria; le testimonianze; da persone amiche che hanno saputo raccogliere notizie, foto, filmati e articoli; dal Museo di Belvì in Sardegna, dalla riserva naturale di Monticchio in Basilicata...)

lunedì 8 agosto 2011

Longomoso-Lengmoos



A Longomoso, dove correva in epoca medievale la strada tra Rencio e Colma che venne a sostituire quella romana del fondovalle lungo il fiume Isarco, resa inagibile dalle frane, sorgeva un antico ospizio per i pellegrini poi rilevato dall'Ordine teutonico.

Qui si vuole localizzare il sito di Fontana frigida, dove nel 1027 fu steso l'atto di donazione dell'imperatore Corrado II.

Chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta: edificio gotico che risale al XVI secolo conserva numerose tracce delle ricostruzioni che si sono susseguite nella chiesa e nell'ospizio per pellegrini nel 1211 e poco dopo passati all'ordine Teutonico.

Romanico il portale e la torre campanria con tifore e archetti, trecenteschi gli affreschi con gli Apostoli e nella cripta, sotto il coro, il monumento funerario dei signori di Velthurns, fondatori e benefattori della chiesa, del 1426.

Antica Commenda dell'ordine Teutonico: Intorno al 1237-39 l'Ordine passò a gestire l'ospizio già esistente per pellegrini ed infermi. L'ampio edificio attuale con le finestre incorniciate risale al XVII secolo; all'interno le quatro sale del Commendatore dell'Ordine con decorazioni a stucco e arazzi dipinti con scene tratte dalla Bibbia, dalla mitologia oltre alla storia dell'Ordine. Nel tratto medievale che collega l'edificio della Commenda alla parrocchiale con un arco che permetteva il passaggio dell'antica strada è inserito un rilievo in arenaria rossa con un angelo sulla sommità che regge il Sudario di Cristo.

Collalbo-Klobenstein


Da Collalbo si raggiungono le famose "piramidi di terra del Renon", il santuario Maria Saal, il bagno termale Bad Siess.

Per gli appassionati di pattinaggio su ghiaccio potranno apprezzare la pista per pattinaggio di velocità dove vengono disputate gare internazionali. Chi invece preferisce sciare potrà trascorrere le giornate sulle piste dell’area sciistica Corno del Renon.

Le "tavole da tiro" - Schiesscheiben



Oltre a dipingere le ville dei ricchi commercianti e borghesi bolzanini a Soprabolzano/Oberbozen a Renon, non disdegnarono di decorare i dischi utilizzati per il tiro a segno (Schutzenscheiben) uno dei passatempi più diffusi tra i villeggianti.

I "dischi in legno per il tiro al bersaglio" più elaborati, quali matrimoni e nascite, oppure per l'entrata di un nuovo socio nella ristretta ed esclusiva Società del Bersaglio, fondata nel 1668, sono delle vere e proprie opere d'arte con scene di soggetto religoso, allegorico, mitologico ma anche documenti della vita di società dei ricchi villeggianti.

La collezione di 103 dischi in legno dipinto, il cui più antico esemplare risale al 1689, si trovano nella costruzione ottagonale progettata da Josef Peter von Zallinger, noto per la bonifica del lago di Caldaro. Essa sorge ai margini del parco di villa Huyn la cui facciata è caratterizzata da una bella scultura dorata della Madonna.


domenica 7 agosto 2011

Chiesa S. Maria Assunta

Fu costruita nel 1768 dal ricco commerciante bolzanino Mathias von Kreuzer. Successivamente fu ampliata e rifatta a spese degli Eberschlager.

La pala dell'altare maggiore fu eseguita alla fine del XVIII secolo da Cristoforo Unterperger di Cavalese, nipote del più famoso Michelangelo - direttore dell'Accademia di Vienna, che la dipinse a Roma, importando nelll'ultimo decennio del secolo in Alto Adige il purismo classicista. Le due pale con la Sacra Famiglia e il Crocifisso fra la Madonna, la Maddalena e S. Giovanni sono di Josef Schopf di Telves (1745-1822), collaboratori di Martin Knoller che dipinse la chiesa abbaziale di Gries a Bolzano.

Soprabolzano/Oberbozen

Alla fine del XVII secolo sorsero a Soprabolzano (Renon) le case della più prestigiosa società bolzanina tra cui quelle dei Zallinger, dei Menz, dei Mayrl, dei Gumer.

Le vacanze (in tedesco Sommerfrische) duravano di consueta dal 29 giugno (festività dei SS. Pietro e Paolo) al 9 settembre (festività della nascita di Maria). Oltre che di moda la costruzione delle belel ville rappresentò un segno distintivo di prestigio economico e sociale.

Una cremagliera, opera di ingeneria assai ardita per i tempi, fu realizzata nel 1907 per collegare Bolzano con l'altopiano del Renon. Essa è stata sostituita nel 1966 da una funivia, ma un trenino continua a collegare Soprabolzano/Oberbozen con Collalbo/Klobenstein.

Il Museo dell'apicoltura a Renon

Il maso Plattner, che risale ad epoca tardogotica, con una bella stube barocca che è il rifacimento di quella originaria, ospita il museo dell'apicoltura.

Numerosi sono gli attrezzi e i materiali riguardanti l'apicoltura (antiche arnie, torchi, bugni, smielatori, alveari e casette per le api) raccolti in parte all'interno e in parte all'esterno del maso su un'area di 11.000 mq.

Si trova anche una biblioteca del settore!

la "Kaiserstrasse"

Prima che i Romani costruissero nel II sec. d.C. il tratto di strada tra Bolzano e Colma lungo la stretta gola dell'Isarco, la via per il Brennero saliva da Rencio sull'altopiano del Renon e ridiscendeva nella valle dell'Isarco all'altezza di Colma.

Nel V secolo, con la caduta dell'impero romano e senza le continue opere di manutenzione, la strada ridivenne impraticabile e si tornò a passare per l'altopiano del Renon.

La cosidetta "Kaiserstrasse", la strada che numerosi imperatori tedeschi percorsero lungo il viagio che li portava a Roma per l'incoronazione, correva provenendo da nord attraverso il cosiddetto "Rittenfuss" nei pressi di Colma, dove poi sorse la Dogana, e saliva verso Longostagno - Monte di Mezzo -Longomoso - Collalbo - Auna di Sotto per ridiscendere a valle a Rencio e poi Bolzano.

Solo nel 1314 il commerciante Heinrich Kunter ebbe il permesso di ripristinare la strada lungo l'Isarco, per il cui transito fece pagare un pedaggio: Kunterweg.

(I Luoghi dell'Arte di Gioia Conta, vol. 1)


martedì 7 settembre 2010

San Nicolò a Mittelberg

Le chiese dedicate a San Nicolò si trovano lungo le strade di transito e fino al XIV secolo la "strada degli imperatori" passava proprio per il Renon.
Sul muro sud, sotto l'immagine del patrono, appare un carro per il trasporto del vino; infatti specialmente i conventi della Baviera possedevano in Alto Adige vigneti che fornivano il vino rosso. Accanto c'è S. Cristoforo, pure patrono dei viandanti; gli animali nell'acqua rappresentano i vizi.
Gli affreschi sia esterni che interni furono eseguiti nel 1481 dalla bottega di Leonhard von Brixen. Il committente si fece ritrarre nella scena dell'Ecce Homo. Il programma mostra su due fasce la Passione, i profeti del Vecchio testamento, i santi, sugli spicchi della volta i dodici apostoli e sull'intradosso dell'arco di trionfo la creazione del mondo (come a Castel Tirolo e nalla chiesa di Sant'Elena a Nova Ponente. Il successivo arredamento barocco cambiò profondamente l'aspetto dell'interno.

Chiesetta dei SS. Giorgio e Giacomo e la chiesa dell'Assunta

Una visita alla solitaria chiesetta dei Ss. Giorgio e Giacomo, al di sotto di Oberbozen è indispensabile per studiare i primordi della pittura gotica. Nell'abside, eretta probabilmente nell'XI secolo, furono scoperti nel 1917 degli affreschi. Strappando uno strato pittorico del pieno gotico, riapparvero pitture romaniche tendenti ad un diverso sile lineare. Nel catino dell'abside troneggia "Cristo in mandorla" fra i simboli dei 4 Evangelisti; in basso si schierano gli apostoli; nei pennacchi c'erano i sacrifici di Caino e Abele.
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Vicino a Maria Himmelfahrt merita una puntata la visita della chiesa dell'Assunta, eretta dal pio nobile Felix Maria Eberschlager, che la dotò di un ricco inventario di argenteria e di paramenti e vi si fece seppellire. Sull'altare una pala dell'Assunta di Christoph Unterberger che la dipinse a Roma, ove lavorava. Sugli altari laterali le pale sono del classicistico Joseph Schoepf.
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Accanto la chiesa c'è l'edificio del Bersaglio che racchiude una interessante raccolta di dischi per il tiro al bersaglio, che giunge dal tardo 1600 fino al presente. Fra i vari artisti che li hanno dipinti spiccano Ulrich Glantschnigg, Carl Henrici e Martin Knoller.

Funivia del Renon

Il 23 maggio 2009 è stata inaugurata la nuova telecabina del Renon che andava a sostituire la vecchia funivia, ormai in funzione da più di 40 anni. La lunghezza del tracciato è di 4541 m, con una capacità di trasporto di 550 persone all'ora grazie ad 8 cabine con ben 24 posti a sedere che possono contenere fino a 35 passeggeri.In 12 minuti collega Bolzano con la stazione di Soprabolzano!

Sigmund Freud, Franz Kafka, Friderike Zweig e Otto Flike


Illustri personaggi sogiornarono al Renon come Kafka che da qui scriveva alla sua Milena e Simund Freud che il 14 settembre 1911 festeggiò le sue nozze d'argento con Martha Bernays e, inoltre, scrisse "Totem", Friderike Zweig e Otto Flike (che affidarono alle pagine delle loro opere impressioni e sensazioni vissute tra quei prati e quai boschi.)

lunedì 6 settembre 2010

Il santuario di Maria Saal

Maria Saal si trova tra Longomoso e Longostagno in un punto panoramico particolarmente affascinante. Nel luogo in cui nel XVII secolo costruirono la chiesa, ampliata poi nel 1719, doveva sorgere priginariamente una cappella contenente un quadro raffifurante Maria Ausiliatrice. Nel 1785, durante il regno di Giuseppe II, il santuario venne chiuso ma, dopo la sua morte, fu ben presto riaperto, restaurato e consacrato nel 1847 dal beato Johann Nepomuk von Tschiderer.
La navata è sovrastata da una volta a botte e una volta acrociera ricopre il presbiterio. Sull'altare maggiore si trova, entro ad una raggiera, l'immagine miracolosa di Maria Ausliatrice (copia del dipinto di Lukas Cranach che si trova a Innsbruck). Le figure ai lati dell'altare maggiore sono San Pietro (con le chiavi) e San Paolo (con la spada) sono copie delle originali rubate nel 1974.
L'altare a sinistra è decorato con il quadro di San Giuseppe con Gesù Bambino e le statue di Sant'Anna e San Gioacchino. L'altare a destra è dedicato alla Madonna di Fatima con ai lati le statue di S. Maria e S. Marta.
Tra il presbiterio e la navata si trova un insolito affresco con "Maria sotto l'ombrello", eseguito nel 1924 da Alexander Dejaco di La Valle in Val Badia. Oltre al paesaggio montano, il pittore ha rappresnetato tre generazioni della famiglia Fink del maso Kerschbaumer, il parroco Bonifaz Kravogl e la prima priora della casa di riposo di Longomoso Nathalia Trafojer.
Per il comune di Renon, carente d'acqua, la Madonna sotto l'ombrello ha acquisito un particolare significato: infatti i contadini di Renon le si risolgono nei periodi di siccità e la pregano per far giungere la pioggia!
Ogni 13 settembre ha luogo una Via Crucis da Longomoso a Maria Saal.

Laghetto di Costalovara/Wolfsgrubensee

Il lago do Costalovara si creò naturalmente nel XVIII secolo e fu accresciuto artificialmente per mezzo di una diga di terra all'estremità nord-orientale. Lo scopo di tale opera era di incrementarne il bacino per poter sfruttare più ampie riserve d'acqua per azionare mulini e segherie, uso successivamente sostituito dallo sfruttamento delle acque per l'irrigazione. Il lago costituisce una notevole attrattiva turistica. In inverno le sue acque gelano ed il lago viene usato per pattinare sul ghiaccio.
Secondo la Legambiente, il lago di Costalovara, assieme al lago di Braies, è uno dei laghi più puliti dell’Italia.

Museo dell'apicoltura

Com'è la vita in un alveare? Come si distingue l'ape regina da quella operaia? Come si fa il miele?
La risposta a tutte queste domande la troviamo al museo dell'apicoltura Plattner. Il museo è sito in un maso vecchio di oltre 500 anni, restaurato di recente e facilmente raggiungibile. Giunti al lago di Costalovara, si può lasciare l'auto nel parcheggio vicino al laghetto (in cui è possibile poi fare anche il bagno) e poi proseguire a piedi per un sentiero che porta ai “pascoli delle api”.
Curiosità: è' possibile raggiungere il museo dell'apicoltura Plattner anche con il trenino del Renon, partendo da Collalbo o da Soprabolzano. Si scende alla fermata di Costalovara e si prosegue, poi, per un breve tratto a piedi.