Annette von Menz nacque il 30 gennaio 1796 a Bolzano, figlia unica di Anton Melchior von Menz e di Maria Anna von Gumer, rampolli delle più ricche famiglie bolzanine. Dopo la prematura morte del padre e della madre, Annette era la più ricca ereditiera di Bolzano: possedeva otto palazzi in città e nei dintorni, altre case, numerosi poderi e forti quote in ditte commerciali e banche private.
L’immensa fortuna veniva amministrata dal tutore Anton von Grabmayr, il quale era affiancato, come prescriveva il codice napoleonico, da un consiglio di famiglia composto da sei personaggi della Bolzano-bene di allora: Dominik von Kager, Johann Graff Barone von Ehrenfeld, Anton e Johann von Zallinger, Anton e Josef von Gumer.
La giovinetta fu affidata alla governante francese Therese Nizole. Il 15 settembre 1811 il principe Eugenio Beauharnais, viceré del Regno d’Italia, (al quale Bolzano era stata aggregata un anno e mezzo prima), scriveva da Milano di aver accolto l’orfanella sotto la propria protezione, e di volerla avvicinare alla corte mediante il matrimonio col suo aiutante di campo, colonnello Barone della Croix. La notizia scoppiò come una bomba: per legge, fino al compimento del ventunesimo anno di età, spettava al consiglio di famiglia dare o negare il consenso al matrimonio o meno. La ragazza dichiarò al consiglio di famiglia di aver conosciuto il barone attraverso la governante, di amarlo e di volerlo sposare. Constatata la giovane età – quindici anni e mezzo – si decise di chiedere il responso a un collegio medico composto dai dottori Trentinaglia, Dalla Torre e Oettel: esso espresse il parere che il matrimonio sarebbe stato funesto per la giovane, a causa della sua debole costituzione fisica.
Forti di questo “parere” i consiglieri declinarono la proposta del viceré. Non erano disinteressati: sapevano che per legge il patrimonio della ricca ereditiera, una volta sposata, sarebbe sfuggito al consiglio per passare a disposizione del marito. Chi avrebbe potuto impedire al marito francese di spostare l’immensa fortuna da Bolzano? Tutti i membri del consiglio erano debitori di cospicue somme nei confronti del patrimonio Menz: dislocare il capitale avrebbe significato la loro rovina in un periodo di grave crisi economica. Come fare? Si pensò di allontanare da casa Menz la governante. Essa si stabilì in una casa vicina dove abitava il comandante della piazza di Bolzano, maggiore Armorelli; di lì poté continuare i suoi contatti con la ragazza. Si raccolsero informazioni sul conto del barone de La Croix: contrariamente alle sue apparenze giovanili (merito della quotidiana fatica del suo barbiere), aveva superato la quarantina, era vedovo e manteneva a Milano un’amante di nome Cantù. Un informatore milanese lo descrisse per giunta superficiale e irascibile. Tutte queste “notizie” furono subito comunicate ad Annette.
Le dicerie, l’avversione dell’opinione pubblica e la dura opposizione del consiglio di famiglia indussero la governante Nizole e il colonnello de La Croix ad abbandonare la città verso la fine d’ottobre. La Croix morirà nel novembre 1812 durante il disastroso passaggio della Beresina in Russia; di madame Nizole si perse ogni traccia.
Ma per i membri del consiglio di famiglia i guai non erano ancora finiti. Il viceré intervenne personalmente, non appena venne a sapere che lettere anonime infamavano il nome del suo aiutante di campo. Con un decreto dell’8 novembre 1811 impose l’immediato arresto dell’avvocato di fiducia dei consiglieri, Franz von Plattner, e un processo contro i membri del consiglio di famiglia. La causa fu discussa il 9 marzo 1812: gli imputati furono assolti dall’accusa di calunnia e diffamazione nei confronti del colonnello de La Croix, in considerazione del fatto che delle lettere non si riuscì a trovare traccia.
Annette von Menz, , “la sposa francese” mancata, ignaro oggetto di tutte queste manovre, sposò il 6 maggio 1816 il nobile roveretano Carlo de’ Panzoldi di Monte Olivo. Rimasta vedova dopo pochi mesi, il 13 aprile 1819 si unì in seconde nozze con il conte Johann Ludwig von Sarnthein (1792-1867), dal quale ebbe sette figlie.
Morì a Soprabolzano il 1 luglio 1869.
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