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mercoledì 19 marzo 2014

la Via CLAUDIA AUGUSTA: da Roma ad Augsburg passando da Venezia



Quest'anno si celebrano i 2000 anni dell'antica strada imperiale "Claudia Augusta" che collegava il Danubio al Po e all'Adriatico.

ll Giubileo coincide con i duemila anni dalla morte dell'imperatore Ottaviano Augusto che ne fu l'ispiratore (la via venne costruita tra il 15 a.C. e il 47 d.C. dal figliastro Druso e dal nipote Claudio, da cui prese poi il nome). -
Il Giubileo coincide con i duemila anni dalla morte dell' imperatore Ottaviano Augusto (che ne fu l'ispiratore). La via venne costruita dal figliastro Druso tra il 15 a. C. e il 47 d. C. e dal nipote Claudio, da cui prese il nome.
imperatore Ottaviano Augusto


Il comune di Lagundo assumerà il titolo di "Capitale della Cultura Via Claudia Augusta".

Il 12 aprile 2014 è stato inaugurato il museo "Testa di ponte"
(Brückenkopf) con mostre relative all'antica via.

Dal 4 al 26 agosto si potrà visitare la mostra archeologica dedicata alla storia della via Claudia Augusta denominata “Via vita est”. Avrà luogo al Vereinshaus e sarà caratterizzata da una serie di interessanti pannelli descrittivi, nonché da reperti archeologici. Dai musei capitolini arriverà la maggior parte dei reperti destinati alla mostra che dimostreranno come poteva essere la vita di tutti i giorni nell'antica Roma. Questi reperti, una volta terminata la mostra, proseguiranno per Augsburg dove arricchiranno le numerose iniziative della città di Augsburg.




Per l'occasione sarà emesso - ai primi di aprile -  da parte delle Poste Italiane un francobollo commemorativo del Giubileo.

L'Azienda di soggiorno e turismo di Bolzano organizzerà, per i giornalisti italiani e stranieri, degli itinerari lungo l'antica strada romana e farà visitare siti archeologici e culturali.



venerdì 31 gennaio 2014

Valeska ( Walli) Koralek von Hoffmann






Valeska Koralek von Hoffmann nacque a Vienna il 5 marzo 1894 e, dal 1932,  visse a Merano con il marito barone Philipp von Hoffmann nella Villa Paulina (ora Villa Danica).

ex villa Paulina
A Merano il 16 Settembre 1943 furono arrestati dalla Gestapo  25 ebrei tra cui la baronessa Walli von Hoffmann, che si era convertita al cristianesimo con il nome di Elisabeth Maria a seguito del suo matrimonio (nel novembre 1932 a Vienna) con il barone Philipp Hoffmann.  
Divenne cittadina del principato del Lichtenstein con passaporto e lasciapassare che le permise di viaggiare con il marito. 
Il barone Philipp Hoffmann morì nell'agosto del 1943.

Nella mattinata del 16 settembre 1943 venne prelevata dalla Villa Paulina e portata, insieme a tutti gli altri 25 ebrei (*vedi elenco), nel seminterrato della "Casa del Balilla" in via  Otto Huber. 
Il comandante della Gestapo Niederwieser dopo averla insultata, maltrattata e derubata la fece trasferire al "campo di transito" di Reichenau, vicino a Innsbruck

campo di transito di Reichenau

Con la legge razziale fascista del 22 agosto 1938 il regime impose il "censimento degli ebrei" in Italia. L'art. 4 sanciva" gli stranieri Ebrei  che, alla data di pubblicazione del presente decreto legge, si trovino nel Regno, in Libia e nei possedimenti dell'Egeo e che vi abbiano iniziato il loro soggiorno posteriormente al 1 gennaio 1919, debbona lasciare il territorio .. entro sei mesi dalla data della pubblicazione del presente decreto"....

L'esercito tedesco nel settembre del 1943 occupò il nord Italia e iniziò a deportare cittadini ebrei, lavoratori ed oppositori politici, come aveva fatto in ciascuno dei territori occupati.
Probabilmente molti furono i Transporte di deportati che dall'Italia del nord arrivarono a Innsbruck e al Lager di Reichenau. Per molti italiani il Lager di Reichenau fu così la prima tappa sulla via verso i Campi di Concentramento tedeschi. Nel Lager di Reichenau furono rinchiusi anche oppositori del nazismo in Tirolo. Nel 1945, pochi giorni prima della Liberazione dei primi di maggio, più di 100 membri del movimento tirolese di Resistenza rinchiusi nel Lager di Reichenau sarebbero stati impiccati a Innsbruck sulla via Renn (Rennweg), nel centro della città, a scopo di intimidazione. Le truppe americane che stavano avanzando salvarono però loro la vita.

Gli sforzi diplomatici per la sua liberazione iniziarono subito ma, il 28 luglio 1944,  fu prima trasferita nella prigione di Innsbruck e il 15 settembre 1944 al campo di concentramento femminile di  Ravensbrück, a 90 km da Berlino.

Divenne il nr. 72327.


Dei 25 ebrei meranesi deportati, lei fu l'unica sopravvissuta. 

Nell'autunno del  1945 Walli von Hoffmann ritornò a Merano; la sua villa era stata saccheggiata  e non possedeva più nulla così iniziò ad affittare parte della villa e gran parte del giardino divenne orto e frutteto. 



Molto provata le sue condizioni di salute divennero sempre più precarie: morì il 1 maggio 1954 all'età di 60 anni.

(*) Elenco dei deportati:
  1. Breuer Guglielmo, nt. il 4.5.1871
  2. Breuer Caterina, nt. 10.6.1875
  3. Vogel Ernestina, nt.  31.5.1898
  4. Vogel Jenni, nt. 15.11.1866
  5. Honig Giuseppe, nt. 20.10.1860
  6. Lowy Emilio, nt. 18.9.1878
  7. Lowy Sigfriedo, nt. 9.1.1906
  8. Benjamin Geltrude, nt. 22.9.1872
  9. Benjamin Meta ved. Sarason, nt. 20.7.1878
  10. Gotz Maurizio, nt. 9.11.1867
  11. Gotz Emma, nt. 17.11.1869
  12. Hammer Abramo, nt. 22.2.1868
  13. Hammer Taube, nt. 27.12.1874
  14. Gittermann avv.Enrico, nt. 14.3.1867
  15. Balog dr. Lodovico, nt. 7.8.1869
  16. Balog Giuseppina, nt. 27.12.1874
  17. Zipper Carlotta, nt. 7.9.1873
  18. Hoffmann bar.ssa Walli, nt. 5.3.1894
  19. De Salvo Stern Francesca, nt. 22.12.1904
  20. De Salvo Elena di anni 6
  21. Reich Teresa, nt.25.1.1868
  22. Zadra Caterina, nt. 11.12.1867
  23. Gentili Regina, nt. 2.8.1884
  24. Bermann Teresa, nt. 14.11.1897

giovedì 30 gennaio 2014

Shoah in Alto Adige: gli anni della persecuzione antiebraica



A Merano avvenne la prima deportazione degli ebrei attuata sul territorio italiano dopo l'8 settembre 1943Prima di venire trasferiti nel campo di concentramento di Aschwitz venivano rinchiusi nel campo di concentramento di Bolzano.

L’ordine di arrestare i cosiddetti Volljuden (persone con entrambi i genitori ebrei) fu recapitato ai fiduciari di sezione dell’AdO (Arbeitsgemeinschaft der Optanten für Deutschland) dei distretti altoatesini il 12 settembre 1943 dal brigadiere generale delle SS Karl Brunner. La retata che portò all’arresto di tutti gli ebrei rimasti a Merano scattò nelle ore e nei giorni immediatamente successivi. Vi presero parte militari dell’SD (Sicherheitsdienst) coadiuvati da alcuni meranesi inquadrati nel SOD (Sicherheits u. Ordnungsdienst). A quanto sembra la lista nera fu fornita alla Gestapo dalla polizia italiana che l’aveva redatta a seguito delle leggi razziali del 1938.
Stolperstein, foto di Manfred Kilian


I primi giorni dopo l’8 settembre i militari germanici si erano concentrati sulla cattura a l’internamento dei soldati italiani di stanza a Merano e nelle altre località altoatesine. A partire dal 12 settembre, nel giro di poco tempo, caddero nelle mani dei nazisti oltre venti persone: Lodovico Balog, Geltrude Benjamin, Alfred Bermann, Guglielmo Breuer, Francesca Stern De Salvo con la figlia Elena, Jenni Dienstfertig Vogel, Meta Elkan Sarason (Benjamin), Giuseppina Freud Balog, Enrico Gittermann, Maurizio Götz, Abram Hammer, Giuseppe Israel Honig, Walli Knapp Hofmann, Antonia Taube Kurz Hammer, Emilio e Sigfried Löwy, Teresa Reich, Caterina Robitscheck Breuer, Emma Saphier Götz, Ernestina Vogel e Carlotta Zipper.

Adalgisa Ascoli abitava a Bolzano in Piazza delle Erbe

 Gli arrestati vennero rinchiusi nelle cantine della casa GIL (o “del Balilla”). Altre persone coinvolte nella deportazione: Regina Gentili, Aldo Castelletti, Giovanna Wolf Gregory, Caterina Rapaport Zadra e Teresa Weiss Bermann, Leopold Götz, Jacob Augapfel, David Apfel, Edvige Tauber.
Nella casa del Balilla gli arrestati furono tenuti in uno stanzone dello scantinato. Per evitare che trapelassero grida e pianti si inchiodarono le finestre, benché le giornate ancora afose rendessero l’atmosfera asfissiante, tragico preludio di ciò che sarebbe accaduto nei KZ. Malgrado molti dei prigionieri fossero malati, li si lasciò senza cibo né acqua, concedendo solo alla sera, a qualche donna, di recarsi alla toilette. Perquisiti e spogliati di ogni oggetto di valore, furono brutalmente interrogati dal comandante delle SS.
La sera del 16 settembre vennero infine stipati su due grosse auto. Attraverso i passi del Giovo e del Brennero, furono trasferiti al campo di concentramento di Reichenau presso Innsbruck dove alcuni di loro morirono. Gli altri, nella primavera del 1944, compirono il loro ultimo viaggio. Destinazione: le camere a gas di Auschwitz. Del gruppo una sola persona riuscì a salvarsi: la baronessa Valeska (Walli) Koralek von Hofmann, cittadina del Liechtenstein, della quale si interessano le autorità consolari svizzere.

Renzo Carpi


 
Alberto Carpi


Germana Carpi


Per saperne di più leggi:




 "MERANO HISTORY"

e 

Gli anni della persecuzione antiebraica: diritti negati e deportazioni di Cinzia Villani


il primo a sinistra: Rudolf Furcht



(le foto sono state tratte da Internet/Wikipedia)



lunedì 27 gennaio 2014

Quando Dio tacque

Giornata della memoria 2014 (Lager di Bolzano)


Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:

considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.

Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.

Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.

Ripetetele ai vostri figli.

O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.
(Primo Levi, Se questo è un uomo)

"nessun incidente"

Non dimenticate 
di Julius Fucik (Praga 1903 - Berlino 1943)
Vi chiedo una sola cosa:
se sopravvivete
a questa epoca non dimenticate.
Non dimenticate nè buoni nè cattivi.
Raccogliete con pazienza le testimonianze
di quanti sono caduti per loro e per voi.

Un bel giorno oggi sarà passato
e si parlerà di una grande epoca
e degli eroi anonimi che hanno creato la storia.

Vorrei che tutti sapessero 
che non esistono eroi anonimi.
Erano persone,
con un nome, un volto,
desideri e speranze,
e il dolore dell'ultimo tra gli ultimi
non era meno grande di quello
del primo il cui nome resterà.

Vorrei che tutti costoro vi fossero sempre vicini
come persone che abbiate conosciuto
come membri della vostra famiglia,

venerdì 24 gennaio 2014

i Tasso, fondatori del servizio postale europeo




L'origine del sistema postale europeo risale alla famiglia dei Tasso, che aveva sede in un piccolo borgo della Val Brembana in provincia di Bergamo: Cornello.
Intorno al XIII secolo Omodeo Tasso creò con alcuni parenti in corrieri la "Compagnia dei Corrieri della Serenissima", al soldo di Venezia. 

Dopo il 1460 alcuni esponenti della famiglia furono chiamati a organizzare le Poste pontificie, incarico che ricoprirono fino al 1539. 


Nel frattempo altri Tasso, e in particolare i fratelli Francesco e Janetto, ottenevano i primi appalti per comunicazioni postali nel Tirolo, ad opera di Massimiliano I d’Asburgo, incarichi poi confermati e ufficializzati nei primi anni del Cinquecento dal figlio Filippo, detto il Bello, e dal nipote, il futuro imperatore Carlo V, con una serie di trattati postali.
Zanetto Tasso ( o de Tassis), vivendo a corte, ebbe la gestione postale di Spagna e dei Paesi Bassi e, con l'incremento dell'attività, i de Tassis crearono molte stazioni di cambio, gestite da un componente della famiglia. 

La corrispondenza veniva affidata a uomini a cavallo che la recavano entro borse di cuoio: i punti forza erano rappresentati da cambi di cavalli ad ogni stazione di posta, le borse viaggiavano sia di giorno che di notte, in ogni stagione. 

Si narra che Giovan Battista de Tassis consegnò la notizia a Carlo V,della sua elezione ad imperatore, cavalcando con il suo cavallo - in soli due guorni - da Francoforte a Bruxelles. 
La fedeltà che i Tasso assicuravano ai vari monarchi era assoluta, i quali ricambiavano assicurando incarichi sempre più importanti, come ad esempio il trasporto dei proventi delle tasse

Per secoli ricoprirono l'incarico di mastri generali delle Poste imperiali e diedero vita a un'impresa che raggiunse i vertici del potere finanziario, garantendo ai suoi esponenti onori, privilegi e blasoni. Nel Seicento il ramo tedesco della famiglia, i Thurn und Taxis, ottenne dagli imperatori il titolo principesco.



 Curiosità: Nel 1750 ai cavalieri si sostituirono le diligenze che poterono ospitare i primi passeggeri  (9 al massimo). il 1 maggio 1754 fu inaugurato il trasporto sul percorso Vienna - Carinzia - Pusteria - Bolzano - Trento - Mantova. Nel 1833 la diligenza partiva da Vienna il lunedì sera per raggiungere Bolzano venerdì mattina.

Da questo servizio nacque il nome tassì fino all'attuale taxi. 

giovedì 9 gennaio 2014

Maria Raineria von Waideck


Maria Raineria von Waideck  figlia di dell'arciduca Enrico d'Asburgo e di Leopoldine Hofmann nasce a Lucerna (Svizzera) il 21 luglio 1872.

La madre, cantante e attrice di teatro, incontra Enrico d'Asburgo nel 1864 a Graz e nasce l'amore. 

Dopo la battaglia di Custoza (1866) Enrico viene insignito della croce di guerra al merito e ritorna a Graz dove la sua relazione con Leopoldine diventa di dominio pubblico.

Contro il volere della corte imperiale si sposano a Bolzano, nella cappella del palazzo di famiglia a Bolzano, il 4 febbraio 1868.

La reazione di Vienna è immediata; l'arciduca viene degradato, eliminata la rendita e con un decreto vengono di fatto esiliati in Svizzera.

Dopo due anni dalla nascita della figlia Maria Raineria e un incontro "molto cordiale" con il cugino Francesco Giuseppe l'esilio termina con la restituzione del grado militare, la rendita e la nomina della moglie Leopoldine e della figlia a baronesse von Waideck.

In occasione del matrimonio tra  Luisa d'Asburgo Lorena (1870-1947) e il principe ereditario di Sassonia Federico Augusto, avvenuto a Vienna il 21 novembre 1891, entrambi si ammalano - il giorno dopo la cerimonia, di polmonite. Leopoldine morirà il 29 (al suo 49 compleanno) mentre Enrico il giorno successivo, il 30.

Maria Raineria viene adottata dagli zii Ranieri Ferdinand e Maria Carolina diventandone anche l'erede.

In occasione del suo matrimonio (Vienna, 26 luglio 1892) con il conte Enrico Lucchesi Palli principe di Campofranco, Duca della Grazia (n. Brunnsee 19 agosto 1861 - m. Ansitz Salegg a Caldaro 1 marzo 1924), l'imperatore  la eleverà al rango di  contessa.

Vivrà tra il palazzo Campofranco di Bolzano (in via della Mostra), la residenza di Caldaro (Salegg) e al castello della Grazia a Brunnsee, in Austria.

 Il 6 gennaio 1895 nasce a Bolzano la loro figlia Maria Renata.


Residenza Salegg a Caldaro


Maria Raineria muore a  Gries di Bolzano il 17 febbraio 1936.

giovedì 14 novembre 2013

1943: un Natale di sangue a Bolzano

Il 25 dicembre 1943 Bolzano venne devastata dal sesto bombardamento angloamericano.
"..... Le formazioni anglo americane formate da 40 apparecchi iniziarono il bombardamento alle 13,15. Se i morti o i feriti furono complessivamente pochi i danni furono molto ingenti..... intorno al Virgolo e sulla sua sommità caddero circa 70 bombe. Cinque aerei furono abbattuti dalla contraerea tedesca"

Ricorda Ettore Frangipane:
"Ero sfollato al Colle con i miei, eravamo riuniti per il pranzo di Natale, ci rifuguammo nella cantina dell'albergo "Klaus".. la terra tremava... Quando tutto fu finito seppi che erano scesi due paracadutisti che si trovavano a bordo di un aereo abbattuto: uno era ferito e non lo vidi, lo medicarono e lo misero a letto. L'altro stava bene: aveva solo un occhio tumefatto. Lo fecero sedere nella stube, noi bambini entrammo e lo guardammo come fosse un alieno. Ci sorrise e ci mostrò le fotografie dei suoi figli, che teneva nel portafogli. Aveva un volto lungo, i baffi, molto "inglese": lo ricordo tuttora....."
col. Jean Byerly
".. il pomeriggio stesso i due aviatori furoo accompagnati a Bolzano a piedi, il ferito su un carro coperto di fieno, dai contadini armati di fucili da caccia."

prosegue Frangipane

"Nel 2010 mi sono voluto interessare della sorte di quei due aviatori. ........ ho appreso che l'aviatore che avevo incontrato era il colonnello americano  Jean Byerly, che aveva comandato il bombardamento (40 qerei avevano sganciato 300 bombe). Andò prigioniero in Germania, dopo la guerra tornò a casa. Riuscii a mettermi in contatto con suo nipote, ufficiale in Colorado, che mi mandò una foto. Lo riconobbi subito."



(tratto da: Bolzano scomparsa. vol. 2 di Ettore Frangipane)

lunedì 14 ottobre 2013

Un esodo biblico di cui si è parlato pochissimo

Le "Opzioni" furono il tragico accordo tra Hitler e Mussolini per il trasferimento in Germania dei sudtirolesi che volevano restare tedeschi e si trovarono costretti ad optare tra il Reich e l'Italia.
L'accordo - che in nome dell'Asse sanciva il carattere definitivo e intangibile del confine del Brennero - era stato elaborato dal capo delle SS Heinrich Himmler sin dalla primavera di quell'anno, e giunse al suo asseto definitivo il 23 giugno 1939 a Berlino.

L'85% degli altoatesini optarono per la Germania, ma solo 75 mila lasciarono effettivamente la provincia di Bolzano. Di questi, un terzo tornò in Alto Adige dopo la guerra.
Le Opzioni lacerarono nel profondo la società sudtirolese. I Dableiber, infatti - cioè coloro che scelsero di non partire ma di restare in Alto Adige - vennero trattati come traditori, con conseguenze che si trascinarono per decenni anche nel Sudtirolo pacificato del Dopoguerra.

Scriveva Himmler il 30 maggio 1939: "La decisione del Fuhrer in merito ai confini tra Italia e Germania è legittima. In questo modo si è deciso irrevocabilmente che il Sudtirolo, quale territorio abitato da un popolo tedesco, è abbandonato e non ha più alcun interesse per noi. Non si è con ciò detto che la Germania abbandoni i circa 200 mila sudtirolesi che vogliono essere tedeschi. Ciò ne consegue che per la stretta amicizia fra la Germania e l'Italia, dovrà essere intrapresa una storica e forse unica grandiosa operazione. La Germania procurerà da qualche parte del suo territorio, per esempio all'Est, uno spazio per 200 mila persone da collocarsi in città e paesi. Questo territorio dovrà essere scelto possibilmente in una zona originariamente straniera e sarà liberato da tutti i suoi abitanti. In accordo con l'Italia, i 200 mila tedeschi del Sudtirolo venderanno i loro averi e beni e verranno trasferiti in questo nuovo territorio."

La soluzione che Himmler aveva in testa era chiara e aveva a che fare con i programmi nazisti di invasione della Polonia, per la quale fu messa in piedi la cosiddetta "Operazione Fausthof", che altro non era appunto che la ricolonizzazione dei territori strappati alla Polonia con il rimpatrio entro i confini del Reich delle minoranze tedesche sparse per l'Europa. Nel calderone di questa lucida follia, c'erano anche i sudtirolesi.

In base agli accordi stabiliti dalla Germania con Estonia e Lettonia vennero infatti trasferiti nel Reich circa 70 mila Volksdeutsche ed altri 17.567 vennero trasferiti dopo l'occupazione delle stesse repubbliche da parte dei sovietici, nel novembre del 1939, in ragione dell'accordo russo-tedesco del 10 gennaio 1941. Con lo stesso accordo si decise pure il trasferimento di 49.606 Volksdeutsche dalla Lituania.

Ma già nel novembre del 1939 la Germania aveva stipulato un primo accordo con l'URSS per il trasferimento ad ovest dei 108.012 tedeschi della Polonia caduti sotto l'influenza russa; mentre il 5 settembre del 1940 si trovò ancora un accordo con l'URSS per gli 87.144 tedeschi della Bessarabia, i 44.944 del Nord-Bucovina, i 64.868 della Volinia e i 6.844 del Narew.
Il 22 ottobre 1940 arrivò anche l'accordo con la Romania per i 53 mila tedeschi del Sud-Bucovina, i 10.119 della Moldavia e i 14.102 della Dobrugia

In totale quindi, tra il 1939 e il 1941, vennero trasferiti nel Reich 600.000 Volksdeutsche.

In Alto Adige furono 185.000 quanti si dichiararono disponibili a prendere la cittadinanza tedesca e a trasferirsi, ma solo 75.000 passarono effettivamente il Brennero.
A partire furono soprattutto gli operai, i braccianti e i nullatenenti per rispondere in qualche modo all'estrema necessità di manodopera del Reich.

Nessuno dei Volksdeutsche delle Repubbliche Baltiche o dei Paesi dell'Est ebbe la possibilità di optare, decidendo se partire o meno. Vennero tutti trasferiti in modo coatto. Unica eccezione furono proprio i sudtirolesi.

In quegli anni di stravolgimenti, poco dopo l'invasione dell'Unione Sovietica da parte di Hitler nel 1941, accadde anche che un milione di tedeschi del Volga fossero trasferiti da Stalin - che ne temeva il tradimento - nelle repubbliche dell'Asia Centrale, in particolare in Kazakistan e Kirghizistan.


(di Mauro Fattor, quotidiano Alto Adige del 25 giugno 2009)

giovedì 10 ottobre 2013

Commerci e mercati in Europa nel Medio Evo



Il controllo dei traffici marittimi, dopo la caduta dell'impero romano, resta ai bizantini che riescono a mantenere una intensa attività mercantile nel Medio Oriente con gli arabi.
Con il dissolvimento dell'unità politica in occidente, i commerci si indeboliscono e i nuovi popoli germanici (che non hanno una cultura marittima!) non sono interessati a rivitalizzare i commerci mediterranei.

Il loro commercio si svolge lungo le vie terrestri che collegano le antiche città romane, diventate centri politici delle nuove organizzaizoni territoriali, e basi di piccole produzioni artigianali e sedi di un ceto dirigente formato da guerrieri e successivamente da funzionari ministeriali in grado di acquistare le merci.
 
commercio di Costantinopoli

Il cattivo stato del vecchio sistema stradale romano, rovinato dall'incuria e da un lungo periodo di guerre, i pericoli derivati dal brigantaggio nelle zone impoverite rendono molto rischiosi e molto caro il trasporto e lo scambio delle merci (per es.: il costo del grano raddoppiava ogni 50 - 100 km.).

In occidente scompare la moneta d'oro, ancora battuta a Costantinopoli e diffusa nel mondo arabo e si diffonde invece una monetizzaizone argentea - voluta da Carlo Magno - perchè più adatta a un mercato in cui i beni comprati e venduti non sono di grande valore.

Scompare l'olio di oliva a favore del burro e del lardo e le candele di cera al posto dei lumi a olio del periodo romano(Nel Medioevo sopravvissero oliveti di ridotte dimensioni presso alcuni conventi e nei feudi fortificati che sorsero soprattutto in Toscana. Successivamente, furono proprio i conventi a ricreare oliveti di grandi dimensioni, dati in gestione a contadini con contratti "ad laborandum", secondo cui il proprietario dell'oliveto riceveva parte del raccolto e alcune giornate di lavoro nelle proprie terre. Più tardi, nel XII secolo, vennero stipulati contratti "ad infinitum", cioè senza limiti di tempo, per cui i contadini si impegnavano alla coltivazione in cambio di un fitto, sovente pagato in olio).

Il sistema feudale e l'economia curtense, con la frammentazione del territorio in unità autosufficienti, tendono a soffocare ulteriormente i commerci, gravati fra l'altro da dazi, applicati ogni volta che si attraversavano i confini, ponti o le porte di accesso alle città (in Alto Adige sono note le "chiuse" e le "dogane")

L'attività prevalente prima della fine del Medio Evo è l'agricoltura seguita dal commercio delle stesse derrate alimentari, l'artigianato e l'attività mineraria.


Con le Crociate, iniziate nel X secolo, viene contrastata la presenza araba e contenuto il commercio bizantino riportando i mercanti europei in contatto con l'oriente.
Venezia è una delle principali città promotrici delle crociate e diventa una potenza commerciale. Nel XIII secolo Venezia conquista Costantinopoli e  controlla i territori guadagnati in Terrasanta con le crociate, costituendo basi esenti da dazi.
Anche Amalfi, Pisa e Genova diventano importanti porti per il commercio e lo scambio di vino, tessuti, armi, sete, spezie, papiro, oro, avorio ecc.
Nel nord Europa si consolida intorno a Lubecca, la Lega Anseatica, che riunisce le città portuali baltiche e germaniche forti della produzione di aringhe salate, grano, birra e armi.
Le fiere commerciali annuali dove si incontrano mercanti che provengono dal nord e sud Europa diventano sempre più importanti così come la figura del banchiere che presta denaro e finanzia imprese commerciali di cui diventa anche socio.

Una battuta di arresto di questa straordinaria attività è data dalle carestie che accompagnano, all'inizio del XIV secolo, la crisi agricola e la peste del 1348, giunta in Europa sulle navi genovesi, che mieterà un terzo della popolazione europea.

martedì 8 ottobre 2013

Il mercato delle reliquie

Con l'affermazione della nuova religione di stato, il cristianesimo, prende avvio un processo di edificazione monumentale di complessi sacri cristiani.Il vescovo di Milano, Sant'Ambrogio,  inaugura il fenomeno della scoperta e del commercio delle reliquie di santi e martiri.
Le reliquie custodite nelle nuove chiese testimoniano la storia del popolo cristiano e costituiscono la base del culto dei santi, che conoscerà grande successo in epoca medievale. Le virtù magiche e miracolistiche delle reliquie proteggono la comunità, danno lustro alla Chiesa e all'ordine monastico o ecclesiastico che le custodisce.
Nasce così un vero e proprio mercato delle reliquie, il cui culto muove grandi pellegrinaggi e dà impulso alla costruzione di santuari e ospizi per l'assistenza e la cura dei pellegrini.
Con il ritrovamento nel IX secolo, il luogo dove sarebbe stato sepolto l'apostolo Giacomo, il Maggiore, venne costruito la più celebre meta di pellegrinaggio di tuttoil Medio Evo: Santiago de Campostela.


La ricchezza portata dai fedeli e lo sviluppo dell'attività mercantile arricchiscono il cammino di Santiago di chiese ed abbazie.
Come Delfi nell'antica Grecia, Santiago diventa una  meta dell'immaginario dell'uomo medievale. Nobili e persone umili affrontano spesso, per la prima volta nella loro vita, un lungo viaggio ricco di esperienze e rischi fino al battesimo sul mare che compare, magicamente, ai fedeli dopo tanti chilometri percorsi camminando.


La conchiglia che i pellegrini si legano al bastone, al loro ritorno da Santiago, è la testimonianza del raggiungimento della meta e rappresenta il simbolo della propria purificazione.

















Un'altra meta importante per i pellegrini cristiani è la Terrasanta e soprattutto Gerusalemme che è ritenuta la città santa dai fedeli di tutte e tre le religioni monoteiste.
Il Santo Sepolcro di Gesù diventa meta di un intenso pellegrinaggio da parte dei cristiani.
Si narra che l'imperatrice Elena (madre di Costantino), nel IV secolo, trova a Gerusalemme la tomba e la croce di Cristo (avvenuta nel 326) ed anche le due croci dei ladroni crocifissi assieme a Gesù.


Piero della Francesca, il ritrovamento delle tre croci - Basilica di San Francesco, Arezzo

martedì 1 ottobre 2013

Val Venosta

Con la fine dell'Impero romano e in particolar modo dal 507 in poi la Venosta conobbe un periodo piuttosto turbolento: entrò inizialmente a far parte della provincia  della Rezia I, controllata dagli Ostrogoti, e nel 536/537 passò sotto l'influenza dei Franchi. Dall fine del VI secolo è probabile un suo controllo da parte dei Baiuvari, alleati a fase alterne con Longobardi e Franchi. Questi ultimi ripresero il controllo diretto della valle sicuramente dal 788, quando Carlo Magno conquistò il ducato di Baviera.
Durante l'età carolingia ha inizio per la valle un periodo di stabilità politica e di ripresa economica e culturale, durante il quale furono edificate  quelle chiese (S. Benedetto a Malles/Mals e San Giovanni a Tubre/Taufers) che hanno reso famosa la Venosta in tutta Europa.
L'interesse dimostrato dai poteri politici nei confronti della valle fu dettato dalla grande importanza  che essa rivestiva a livello geografico e politico-strategico: controllare la Venosta significava infatti  la sicurezza dell'accesso ai bacini del Reno, del Danubio e dell'Adige ....


(Santuari d'Italia: Trentino Alto Adige. La Venosta dalla preistoria al medioevo:geografia e storia di Stefania Lorandi pag. 125, ed. De Luca Editori d'Arte)

venerdì 16 agosto 2013

Nubi sul Sudtirolo

 
Franz Defregger

"Quando nel 1809 iniziò la sollevazione di Andreas Hofer, il Tirolo già da quattro anni faceva parte della Baviera. Era stato ceduto nel dicembre del 1805 in base al trattato diPressburgo (*), le cui dure clausole rispecchiavano la gravità della sconfitta subita dagli Austriaci ad Austerlitz (il trattato segnò la fine del S.R.I.e a Francesco II rimase il titolo di Francesco I d'Austria).
Il malcontento seguito al passaggio del Tirolo alla Baviera ebbe una notevole importanza nel favorire la partecipazione  popolare alla rivolta.... persero ogni valore le norme che permettevano ai Tirolesi di rifiutarsi di partecipare a guerre al di fuori dei confini della Contea.
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Per i Tirolesi il rischio non era solo quello di fornire la "carne da cannone" per le sempre più sanguinose guerre di Napoleone, ma anche quello di essere costretti a combattere contro l'Austria e l'imperatore Francesco II.
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Il malcontento dei Tirolesi  sarebbe rimasto a livello di  tumulti isolati se l'Austria stessa non avesse deciso di organizzare una sollevazione popolare.
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Il principale fautore della guerra, l'arciduca Giovanni d'Asburgo, fratello dell'imperatore  Francesco II, coinvolse il Tirolo nei suoi piani... Il giovane arciduca Giovanni aveva dalla sua alcune valide ragioni. Erano passati solo quattro anni dal passaggio del Tirolo alla Baviera, nelle comunità rurali le persone che avevano fatto parte delle precedenti strutture di autogoverno erano inmaggioranza al loro posto, il sistema di difesa del Tirolo era stato abbandonato ma gli uomini erano ancora tutti presenti.
L'idea era quella di invadere il Tirolo, suscitare la sollevazione, stabilire un governo provvisorio e ricostituire formazioni locali di combattenti.
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L'Arciduca Giovanni e il suo braccio destro il barone Josef von Hormayr, avevano concepito le giustificazioni per l'invasione, deboli dal punto di vista giuridico ma moralmente plausibile da convincere molti Tirolesi a puntare di nuovo sulla carta austriaca.
Per la propaganda da distribuire segretamente in Tirolo prima dell'invasione, l'arciduca Giovanni aveva sottolineato: 
"In considerazione dell'onestà dei Tirolesi e del loro timore reverenziale per i diritti e i trattati, è necessario presentare in modo preciso che l'Austria ha ceduto il Tirolo alla Baviera con il trattato di Pressburgo nei modi e con gli stessi diritti che caratterizzavano ilpossesso del Tirolo da parte di sua maestà l'imperatore e non altro. Con la rottura di questi impegni da parte della Baviera cessa il diritto di questa al possesso del Tirolo, e loro, i Tirolesi,non hanno mai reso omaggio nè giurato al re di Baviera.""
E ancora scriveva l'arciduca Giovanni d'Asburgo "una veloce avvanzata in Tirolo è necessaria per togliere il tempo di riflettere e per far sì che la nazione ne sia trascinata (...) Fatto questo primo passo, questo popolo non può tornare indietro. (...) In verità èdecisivo che quando si è aizzato ilpopolo non lo silasci senza truppe e senza difesa.."

Dopo la pesante sconfitta dell'Austria nella battaglia di Wagram   gli Austriaci decisero di abbandonare il Tirolo al proprio destino.  
Dopo l'armistizio di  Znaim (12 luglio 1809) nella Moravia meridionale, le truppe regolari austriache abbandonarono il Tirolo. Nell'agosto del 1809 fu istituito a Innsbruck il singolarissimo governo provvisorio di Andreas Hofer.

"L'imperatore Francesco II si distanziò dai promotori della guerra e affidò la guida del governo a Metternich. Il matrimonio di Napoleone con la figlia dell'imperatore fu deciso per salvare l'Austria dalla catastrofe.

Hofer fu catturato e il Tirolo tornò sotto il dominio bavarese.

Metternich impose una vera e propria censura nei confronti di tutto ciò che riguardava la sollevazione dei tirolesi. L'arciduca Giovanni per tutta la vita non potè più recarsi in Tirolo. L'enormeimbarazzo dei circoliimperiali e lacongiura del silenzio nei confronti di HOfer durarono a lungo e restarono in vigore ben oltre la morte di Francesco II, avvenuta nel 1835."



(dal libro di Marius De Biasi, Storia degli  Schützen - La difesa territoriale nel Tirolo storico, 2012, cap. XVI, pagg. 224,225,230 )

(*) odierna Bratislava