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giovedì 6 ottobre 2011

Chiesa di San Giacomo di Meransen

La chiesa assai semplice all'esterno, costituisce una splendida testimonianza del rococò tirolese, unitaria per struttura architettonica, pittura, scultura e decorazioni a stucco.
I pilastri, i capitelli e i cornicioni sono decorati con stucchi, mentre le cupole con i pennacchi, l'arco trionfale e la cantoria affrescati nel 1776 dal pittore locale Johann Mitterwurzer, allievo di Paul Troger di Monguelfo.
Nelle scene immerse in una chiara luminosità appaiono nel coro Maria con il bambino e i SS. Giacomo e Giovanni Evangelista, sull' arco trionfale la Visitazione e la Fuga in Egitto, sopra la cantoria Sant'Antonio da Padova con i SS. Giovanni e Paolo; nella cripta sotto la sacrestia il Giudizio Universale. Nella cupola della navata, al centro di una processione di oranti, costituita da contadini in costume, mendicanti, malati e borghesi, tra ampie nuvole e angeli sono rappresentate le cosiddette "Tre Vergini di Maranza" ovvero Aubet, Cubet e Guere.
Ad esse è altresì dedicato l'altare laterale destro, con le tre statue delle Sante, provenienti dall'altare a portelle del 1550 ca., incoronate si presentano patrone degli alberi, delle fonti e della pioggia.
Le tre Vergini hanno costituito una devota meta di pellegrinaggio per invocare la pioggia in periodi di siccità fino agli inizi del secolo per gli abitanti dei dintorni ma soprattutto di Latzfons (Chiusa), dove secondo la leggenda sarebbero giunte inizialmente le tre principesse sfuggite all'invasione degli Unni, al seguito di Sant'Orsola, e da cui poi avrebbero raggiunto Maranza, dove vissero a lungo.
Il culto della triade femminile risale -probabilmente - ad epoca precristiana, collegata ad una triade materna celtica, venerata in Renania. A Strasburgo le tre Sante si chiamano Ainbeth, Firbeth, Barbeth, la cui errata trascrizione da parte della curia romana portò nel XVI secolo alla modificazione dei nomi.
Lungo il suggestivo sentiero che da Rio Pusteria porta a Maranza, denominato "Katzenleiter", che prima della costruzione delle due strade e della funivia costituiva l'unica via di accesso. Lungo il sentiero sorge la cosiddetta "Jungfrauenrast" (sosta delle Vergini) che ricordo il punto dove, secondo la leggenda, si sarebbero riposato le Tre Vergini.

Maranza - Meransen

L'altipiano, insediato sin dall'epoca preistorica, con la presenza di un castelliere nei pressi del paese e alcuni rinvenimenti che fanno supporre una sua frequentazione sin dal Bronzo Recente, si trova lungo la diramazione di un sentiero antichissimo che correva nella Pusteria, e lungo altri che dalla conca di Vipiteno attraverso il passo del lago Wilder/Selvaggio portavano nelle valli laterali come la val di Valles.
Maranza/Meransen è una frazione di Rio Pusteria.

(I luoghi dell'Arte, Gioia Conta)

Il masso di granito per i pagamenti daziari alla Chiusa di Rio Pusteria

Di fronte alla cappella di San Floriano nel cimitero di Rio Pusteria si trova un masso in granito, rotondo sul lato superiore e su quello inferiore, sul quale venivano effettuati i pagamenti daziari alla dogana (chiusa) di Rio Pusteria.
Il masso è decorato con gli stemmi d'Austria, delle famiglie Kastner, Heuss e Harber e dall'aquila tirolese, reca la data del 1477 e l'iscrizione "dux sigmundus austriae, heinrich harber, benedikt kastner" che menziona il duca Sigismondo "il Danaroso", Heinrich Harber, che deteneva il monopolio dei mezzi di trasporto tra Vipiteno e Brunico e il doganiere Benedikt Kastner.

Rio Pusteria - Mühlbach

La prima testimonianza di Mulibach in un documento brissinese risale al 1050-65. L'origine tedesca del toponimo fa pensare ad un sito di insediamento baiuvaro legato all'attività di mulini nei pressi del rio Valles. Esso si allargò lungo le due rive del torrente, mentre solo die secoli dopo (1228-1235) si ha notizia dei mercati annuali che avevano luogo nell'area dove certamente già sorgeva la chiesa dedicata a Sant'Elena, poi ricostruita nel xv secolo. Questa fu chiusa da mura dopo il 1269, quando Friedrich von Rodank concesse le sue proprietà ai conti di Tirolo-Gorizia, con l'impegno di costruirvi un burgum, ovvero un centro di mercato fortificato.
L'attuale statale, costruita nel 1840 circa, corre a valle del paese e supera il rio Valles con il bel ponte in granito, voluto dal cancelliere Metternich.
La ferrovia seguì nel 1870-1871.
Il comune di Rio Pusteria/ Mühlbach comprende le frazioni di Maranza/Meransen, Spinga/Spinges e Valles/Vals.

lunedì 27 dicembre 2010

Le Tre Vergini di Maranza

Il culto della triade femminile risale ad epoca precristiana, collegato ad una triade materna celtica, venerata in Renania.
La leggenda delle Tre Vergini di Maranza ha molte versioni: alcune antichissime, risalenti addirittura all'Alto Medioevo, altre provenienti da varie zone, fra le quali si conta l'alta Baviera.
Tutte seguono comunque un filo comune: la fuga dal paese natio a causa delle invasioni barbariche, l'arrivo nella Val d'Isarco, la salita al monte di Maranza, il miracolo del 'Tiglio', la vita a Maranza ed il martirio.
Si può quindi tentare di ricostruire la leggenda seguendo questo filo che le accomuna tutte, che fonde leggende a precise verità storiche.
Aubet, Kubet e Gwere erano, secondo tutte le fonti, tre sorelle: Aubet la maggiore, Gwere la minore. Alcuni si spingono anche a darne delle età: alla nascita di Gwere, Aubet avrebbe avuto tredici anni, Kubet sei.
Alcune fonti le considerano principesse, altre appartenenti alle stesse popolazioni barbariche (intendendo con 'barbariche' il significato di straniere alla terra dove arrivarono, dall'etimologia stessa della parola 'barbaro') ma, a differenza di queste, cristianizzate.
Quel che è certo è che in seguito alle invasioni furono costrette a fuggire dal loro paese. Considerando per vero il martirio subito con S. Orsola a Colonia, il periodo in cui sono vissute si può datare al V secolo dopo Cristo; e considerando ancora che tale martirio ha avuto luogo al tempo dell'invasione degli Unni e dei Goti, forse sotto il regno dell'Imperatore Marciano, nel 452 DC, considerando la giovane età delle fanciulle si può risalire al periodo della loro fuga, intorno al 420 DC.
Si può credere che esse provenissero dall'Europa dell'Est, in particolare dalle popolazioni Baioare, che in quell'epoca si stavano spostando verso Ovest in seguito alle invasioni. Fonti isolate danno a loro addirittura origini francesi. Dopo essere fuggite dal loro paese natio, la prima certezza è che esse arrivarono nella Val d'Isarco, in particolare a Lazfons, dove si hanno le prime notizie del loro arrivo. In questo luogo esse chiesero ospitalità in cambio di servigi ma vennero schernite e cacciate dagli stessi abitanti. (Si dice che per secoli gli abitanti di Lazfons, a digiuno e a piedi nudi, si siano recati in pellegrinaggio alle Tre Vergini di Maranza per invocare la pioggia sui loro campi. L'ultimo loro pellegrinaggio documentato avvenne nel 1906). Si rimisero quindi di nuovo in cammino, arrivando in Val Pusteria. Da Rio Pusteria, per il Katzensteig, salirono verso Maranza.
E da qui le leggende, parlando del miracolo del Tiglio, combaciano perfettamente.
Il sentiero che porta a Maranza è ripido e difficile, ed il sole di Luglio brucia sui loro volti. Non reggendo più alla fatica le fanciulle si abbandonano sfinite su di un prato. Allora Aubet prega il Signore di soccorrerle, di non lasciarle morire, donando loro un po' d'ombra: ed ecco ergersi accanto a loro un albero, che dona loro l'ombra tanto desiderata. Kubet, ringraziando il Signore del miracolo, chiede allora da mangiare: ed ecco che dall'albero crescono frutti, che saziano le Vergini. Infine Gwere chiede l'acqua per dissetarsi: ed ecco che una fonte sgorga per loro. Il miracolo è avvenuto, il Signore è con loro: e le fanciulle lo ringraziano con canti di lode, pregando felici e piene ancora di tanta speranza. Le Vergini continuano quindi l'ascesa del monte, arrivando al villaggio di Maranza.
Qua chiedono di nuovo ospitalità, in cambio di lavoro: e gli abitanti accettano volentieri le nuove venute, offrendo loro un riparo e cibo. Ben presto le Vergini diventano le beniamine del villaggio, e la voce della loro bontà si sparge ovunque: lavorano nelle case e nei campi, impastano e cuociono il pane, filano la lana, lavano, conducono il gregge al pascolo, arano la terra, falciano l'erba. E se il villaggio è in pericolo esse sono pronte a difenderlo con la armi e con la Fede: combattono e, quando la pace ritorna, riprendono con gioia le loro occupazioni. Lavorano e pregano, insegnando ai rudi abitanti di Maranza ad amare il Signore: e molti di essi si fanno cristiani.
A questo punto ogni leggenda ha la sua versione dei fatti. C'è chi dice che le Vergini siano morte proprio a Maranza, ma 'ufficialmente' esse fuorono martirizzate con Orsola a Colonia.
Ma ci si chiede: come hanno fatto da Maranza a far parte della schiera delle Vergini? Forse furono raccolte, come dice qualcuno, durante il pellegrinaggio che Orsola e le altre fecero verso Roma; o, secondo una delle versioni della storia di Santa Orsola, furono chiamate da una delle 10 sue ancelle, Palladia, per andare a far parte delle 11.000.
Quel che è sicuro è che esse furono martirizzate, come dimostra la freccia nelle mani di una di loro, nella chiesa di Maranza. Ed è tanta la venerazione che il popolo di Maranza ha per le sue sante patrone che il luogo dove esse si riposarono quel lontano giorno d'estate viene chiamato 'Jungfraurast', la sosta delle Vergini. Una particolarità: il nome 'Gwere' deriva una parola antichissima dal vocabolario religioso, participio passato ridotto dalla radice di gwere, che significa 'cantare inni di lode'; in uso nella zona baltica, slava, indopersiana.

giovedì 21 ottobre 2010

Chiusa di Rio Pusteria - Mühlbacher Klause


La Chiusa di Rio Pusteria si trova in riva al fiume Rienza, tra Vandoies e Rio Pusteria.
Fu il punto strategico di confine in epoca peromana tra la Rezia e il Norico; nel Medio Evo, fra la contea dell'Isarco e la Pusteria; tra il 1027 e il 1091 fra il principato vescovile di Bressanone e la contea pusterese; fra il 1271 e il 1500 tra la contea del Tirolo e il territorio dei Conti di Gorizia, per questo Mainardo II di Tirolo (XIII secolo) fece costruire un primo sbarramento e una fortezza di confine (chiusa antica). La struttura consisteva in un lungo muro di sbarramento, che correva lungo il versante settentrionale della valle, e in due torri. La torre inferiore (turris inferiora) vicino al Rienza fungeva da porta e transito con dogana. Della torre superiore (turris superiora) si sono conservati pochi resti, che hanno infine permesso di localizzare questo sbarramento più antico. Nei libri contabili dell’epoca si parla inoltre di un ponte di legno, che avrebbe potuto benissimo trovarsi nei pressi della porta a torre inferiore. Il consolidamento del fianco nord della valle attraverso un muro di sbarramento doveva rendere inaggirabile la stazione doganale (dogana Isarco) lì situata già dagli anni settanta del XIII secolo. Inoltre la fortificazione servì a scopi militari nell’ambito dello sviluppo e del consolidamento della contea di Tirolo.
Come materiale di costruzione furono utilizzate pietre fluviali di dimensioni più o meno identiche, lavorate solo in minima parte, che furono posate su livelli regolari.
Lo sdoganamento dei trasporti merci avveniva nella chiusa, l’ispezione delle merci a volte anche nel cosiddetto Ballhaus di Rio Pusteria. Il dazio previsto doveva essere pagato immediatamente sotto forma di denaro o di merci.
A partire dal 1340 le fonti scritte sul destino ulteriore della chiusa antica, detta chiusa degli Aslago, si esauriscono.
La “chiusa nuova”, conservatasi fino a oggi, fu voluta dal duca Sigismondo il Danaroso, parte dal fondovalle del fiume Rienza e risale il pendio della montagna. All’interno la chiusa è divisa in due parti. Sul versante che scende a valle si trova il castello con un edificio residenziale a più piani; il pianterreno ospita quattro stanze cui si può accedere attraverso un corridoio centrale. Un tempo era annessa all’edificio residenziale un’ala destinata all’amministrazione, che però nel XVIII secolo fu distrutta da una grave inondazione. I signori risiedevano molto probabilmente nella cosiddetta Torre dell’Imperatore, che s’innalza dal muro difensivo nell’angolo sud-occidentale della struttura. Sul versante che risale la montagna si trovava almeno un altro edificio di grandi dimensioni, i cui resti sono stati portati alla luce grazie alle ricerche archeologiche.
La Chiusa di Rio Pusteria era concepita come struttura multifunzionale, che non ospitava soltanto una dogana, ma aveva anche scopi residenziali e fungeva da sbarramento difensivo.
Nella rivolta dei contadini (1525) Michael Gaismair tentò più volte, inutilmente, di espugnarla per impossessarsi delle armi ivi custodite. Nel 1809 gli Schutzen la difesero dal passaggio delle truppe francesi.