L’imperatore del Sacro Romano Impero di Germania Enrico II, detto “il
Santo”, per ricompensare il vescovo Udalrico I dell’aiuto fornitogli
contro Arduino d’Ivrea, il 9 aprile 1004 gli conferì il potere temporale
sul comitatus di Trento. (Il presunto diploma di investitura è andato
perduto).
L’istituzione storicamente documentata dei principati vescovili di
Trento e di Bressanone risale al 1027, quando l’imperatore Corrado II il
Salico con drastica decisione ridimensionò, da una parte, la marca di
Verona e, dall’altra, il ducato di Carinzia.
I motivi prevalenti erano
di carattere militare, assicurare il contestato passaggio degli eserciti
imperiali attraverso le antiche vie di comunicazione transalpina (la
Claudia Augusta padano-atesina e l’Altinate, detta in seguito “strada
d’Alemagna”).
Questo progetto si inseriva nel riordinamento generale
dell’Impero per ridurre la potenza, e quindi scoraggiare le reiterate
insubordinazioni, dei grandi feudatari laici.
Appunto nei confronti di
costoro, al fine di predisporre e legittimare una valida salvaguardia da
qualsiasi tentativo di sopraffazione, i vescovi di Trento e di
Bressanone furono insigniti della sovranità di prìncipi immediati del
Sacro romano impero, con diritto perciò di partecipare e di votare nelle
Diete imperiali.
Erano equiparati ai “prìncipi territoriali”
(Landesfürsten), ma effettivamente il loro potere era quello di “duchi,
marchesi e conti”, che per certi versi includeva, per altri non
conteneva ancora le note della “territorialità” (“superioritas
territorialis”, Landeshoheit).
Considerazioni e opportunità, motivate da intenti militari, non
disgiunte dai crescenti interessi del commercio transcontinentale,
portarono a una complessa e ibrida mescolanza di rapporti e di
competenze giurisdizionali, che contribuì a rendere più precaria la
sovranità territoriale laddove oltrepassava (o non comprendeva) l’ambito
diocesano, come accadde per l’alta valle Venosta che apparteneva alla
diocesi di Coira, ma il cui dominio fu suddiviso fra i principati di
Trento e Bressanone. Le richieste di far coincidere i confini del
principato con quelli della diocesi furono fatte da parte
dell’Imperatore al tempo di Pietro Vigilio Thunn.
(Storia dell'Autonomia Trentina)
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