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lunedì 11 agosto 2014

May Hofer

May Hofer, artista tessile e decoratrice, nacque a Chybi presso Cracovia l'8 settembre 1896 e morì a Bolzano il 3 maggio 2000.
Dopo la morte del padre si trasferì a Pola presso gli zii che erano ufficiali della marina austro-ungarica.
Durante la I guerra mondiale si trasferì a Vienna, dove frequentò l'Accademia d' Arte Applicata, conobbe suo marito Anton Hofer, rinomato pittore ed architetto che - dopo il matrimonio - ritornò nella sua città natale: Bolzano.

May Hofer

Alla fine della II Guerra mondiale May Hofer - sempre alla ricerca del nuovo - ritornò all'Accademia delle Arti Applicate di Vienna frequentando il corso di ceramica e smalto con la tecnica della scuola russa dello smalto a rete.
Le sue opere ricordavano le favole pittoresche di Marc Chagall, i miri di antiche religioni, l'oro e l'argento delle icone bizantini utilizzando la tecnica delle cosiddette textures di Limoges e Cloisonnè.


Nel 1988 fu insignita della Croce d'Onore della Repubblica Austriaca per i suoi meriti artistici.
Morì a Bolzano nel 2000 all'età di 103 anni!






venerdì 31 gennaio 2014

Valeska ( Walli) Koralek von Hoffmann






Valeska Koralek von Hoffmann nacque a Vienna il 5 marzo 1894 e, dal 1932,  visse a Merano con il marito barone Philipp von Hoffmann nella Villa Paulina (ora Villa Danica).

ex villa Paulina
A Merano il 16 Settembre 1943 furono arrestati dalla Gestapo  25 ebrei tra cui la baronessa Walli von Hoffmann, che si era convertita al cristianesimo con il nome di Elisabeth Maria a seguito del suo matrimonio (nel novembre 1932 a Vienna) con il barone Philipp Hoffmann.  
Divenne cittadina del principato del Lichtenstein con passaporto e lasciapassare che le permise di viaggiare con il marito. 
Il barone Philipp Hoffmann morì nell'agosto del 1943.

Nella mattinata del 16 settembre 1943 venne prelevata dalla Villa Paulina e portata, insieme a tutti gli altri 25 ebrei (*vedi elenco), nel seminterrato della "Casa del Balilla" in via  Otto Huber. 
Il comandante della Gestapo Niederwieser dopo averla insultata, maltrattata e derubata la fece trasferire al "campo di transito" di Reichenau, vicino a Innsbruck

campo di transito di Reichenau

Con la legge razziale fascista del 22 agosto 1938 il regime impose il "censimento degli ebrei" in Italia. L'art. 4 sanciva" gli stranieri Ebrei  che, alla data di pubblicazione del presente decreto legge, si trovino nel Regno, in Libia e nei possedimenti dell'Egeo e che vi abbiano iniziato il loro soggiorno posteriormente al 1 gennaio 1919, debbona lasciare il territorio .. entro sei mesi dalla data della pubblicazione del presente decreto"....

L'esercito tedesco nel settembre del 1943 occupò il nord Italia e iniziò a deportare cittadini ebrei, lavoratori ed oppositori politici, come aveva fatto in ciascuno dei territori occupati.
Probabilmente molti furono i Transporte di deportati che dall'Italia del nord arrivarono a Innsbruck e al Lager di Reichenau. Per molti italiani il Lager di Reichenau fu così la prima tappa sulla via verso i Campi di Concentramento tedeschi. Nel Lager di Reichenau furono rinchiusi anche oppositori del nazismo in Tirolo. Nel 1945, pochi giorni prima della Liberazione dei primi di maggio, più di 100 membri del movimento tirolese di Resistenza rinchiusi nel Lager di Reichenau sarebbero stati impiccati a Innsbruck sulla via Renn (Rennweg), nel centro della città, a scopo di intimidazione. Le truppe americane che stavano avanzando salvarono però loro la vita.

Gli sforzi diplomatici per la sua liberazione iniziarono subito ma, il 28 luglio 1944,  fu prima trasferita nella prigione di Innsbruck e il 15 settembre 1944 al campo di concentramento femminile di  Ravensbrück, a 90 km da Berlino.

Divenne il nr. 72327.


Dei 25 ebrei meranesi deportati, lei fu l'unica sopravvissuta. 

Nell'autunno del  1945 Walli von Hoffmann ritornò a Merano; la sua villa era stata saccheggiata  e non possedeva più nulla così iniziò ad affittare parte della villa e gran parte del giardino divenne orto e frutteto. 



Molto provata le sue condizioni di salute divennero sempre più precarie: morì il 1 maggio 1954 all'età di 60 anni.

(*) Elenco dei deportati:
  1. Breuer Guglielmo, nt. il 4.5.1871
  2. Breuer Caterina, nt. 10.6.1875
  3. Vogel Ernestina, nt.  31.5.1898
  4. Vogel Jenni, nt. 15.11.1866
  5. Honig Giuseppe, nt. 20.10.1860
  6. Lowy Emilio, nt. 18.9.1878
  7. Lowy Sigfriedo, nt. 9.1.1906
  8. Benjamin Geltrude, nt. 22.9.1872
  9. Benjamin Meta ved. Sarason, nt. 20.7.1878
  10. Gotz Maurizio, nt. 9.11.1867
  11. Gotz Emma, nt. 17.11.1869
  12. Hammer Abramo, nt. 22.2.1868
  13. Hammer Taube, nt. 27.12.1874
  14. Gittermann avv.Enrico, nt. 14.3.1867
  15. Balog dr. Lodovico, nt. 7.8.1869
  16. Balog Giuseppina, nt. 27.12.1874
  17. Zipper Carlotta, nt. 7.9.1873
  18. Hoffmann bar.ssa Walli, nt. 5.3.1894
  19. De Salvo Stern Francesca, nt. 22.12.1904
  20. De Salvo Elena di anni 6
  21. Reich Teresa, nt.25.1.1868
  22. Zadra Caterina, nt. 11.12.1867
  23. Gentili Regina, nt. 2.8.1884
  24. Bermann Teresa, nt. 14.11.1897

giovedì 9 gennaio 2014

Maria Raineria von Waideck


Maria Raineria von Waideck  figlia di dell'arciduca Enrico d'Asburgo e di Leopoldine Hofmann nasce a Lucerna (Svizzera) il 21 luglio 1872.

La madre, cantante e attrice di teatro, incontra Enrico d'Asburgo nel 1864 a Graz e nasce l'amore. 

Dopo la battaglia di Custoza (1866) Enrico viene insignito della croce di guerra al merito e ritorna a Graz dove la sua relazione con Leopoldine diventa di dominio pubblico.

Contro il volere della corte imperiale si sposano a Bolzano, nella cappella del palazzo di famiglia a Bolzano, il 4 febbraio 1868.

La reazione di Vienna è immediata; l'arciduca viene degradato, eliminata la rendita e con un decreto vengono di fatto esiliati in Svizzera.

Dopo due anni dalla nascita della figlia Maria Raineria e un incontro "molto cordiale" con il cugino Francesco Giuseppe l'esilio termina con la restituzione del grado militare, la rendita e la nomina della moglie Leopoldine e della figlia a baronesse von Waideck.

In occasione del matrimonio tra  Luisa d'Asburgo Lorena (1870-1947) e il principe ereditario di Sassonia Federico Augusto, avvenuto a Vienna il 21 novembre 1891, entrambi si ammalano - il giorno dopo la cerimonia, di polmonite. Leopoldine morirà il 29 (al suo 49 compleanno) mentre Enrico il giorno successivo, il 30.

Maria Raineria viene adottata dagli zii Ranieri Ferdinand e Maria Carolina diventandone anche l'erede.

In occasione del suo matrimonio (Vienna, 26 luglio 1892) con il conte Enrico Lucchesi Palli principe di Campofranco, Duca della Grazia (n. Brunnsee 19 agosto 1861 - m. Ansitz Salegg a Caldaro 1 marzo 1924), l'imperatore  la eleverà al rango di  contessa.

Vivrà tra il palazzo Campofranco di Bolzano (in via della Mostra), la residenza di Caldaro (Salegg) e al castello della Grazia a Brunnsee, in Austria.

 Il 6 gennaio 1895 nasce a Bolzano la loro figlia Maria Renata.


Residenza Salegg a Caldaro


Maria Raineria muore a  Gries di Bolzano il 17 febbraio 1936.

venerdì 1 novembre 2013

Paula Wiesinger

 
Paula Wiesinger

 
Paula Wiesinger (Bolzano 1907 - Castelrotto 2001) fu una delle migliori scalatrici e sciatrice del suo tempo. Negli anni 30, insieme con gli alpinisti più rinomati dell’epoca, affrontò le pareti più difficili delle Dolomiti e delle Alpi.


Paula Wiesinger
Nel 1932 vinse la medaglia d'oro in discesa ai Campionati Mondiali di Cortina e si classificò sesta in combinata.
Con suo marito Hans Steger, di origini bavaresi, effettuò molte ascensioni impegnative  e la loro fama arrivò al punto che il re del Belgio Alberto I ( padre della regina d'Italia Maria Josè) che si faceva accompagnare nelle scalate delle Dolomiti.

  

domenica 17 marzo 2013

Anna di Boemia

 Anna di Boemia, figlia di Venceslao III (1306) re di Boemia e Polonia assassinato il 15 agosto 1307, fu la prima moglie di Enrico di Carinzia e Tirolo (1265 o 1273-1335).  
Alla sua morte avvenuta nel 1313 fu sepolta nel coro della Chiesa dei Domenicani a Bolzano.
A seguito della morte del suocero ed essendo Anna la rimogenita, Enrico divenne re di Boemia e Polonia, contro gli Asburgo.
Nel 1310 Giovanni,  figlio dell'Imperatore del S.R.I Enrico VII del Lussemburgo, occupò la Boemia ed Enrico lasciò Praga.
Fu mediatore  nella lotta tra Federico I d'Asburgo e Ludovico il Bavaro perla conquista del trono imperiale. Da Ludovico il Bavaro ottenne che, alla sua morte, la successione passasse alla sua unica figlia, Margherita dei Tirolo.

sabato 9 marzo 2013

Adelheid von Zallinger-Thurn

Adelheid von Zallinger Thurn
 La Fondazione Rasmo-Zallinger raccoglie gli appunti di studio, i libri, i documenti e le fotografie die due storici d'arte di Bolzano, Nicolò Rasmo e Adelheid von Zallinger-Thurn.

Adelheid von Zallinger Thurn (Vienna l'11 novembre 1940 - Bolzano 15 febbraio 1983), giornalista, storica d'arte, ha lavorato  alla Soprintendenza alle Belle Arti di Trento, accanto a Nicolò Rasmo e dal 1973 alla Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici di Verona con molta competenza e precisione scientifica.
 La sua revisione del secondo volume dei Kunstdenkmäler Südtirols di Josef Weingartner del 1973 si segnala per il rigore scientifico e metodologico, così come molto importanti sono i suoi contributi al Tiroler Burgenbuch.

Le famiglie di spicco a Bolzano nel 1700

Knoller Martin, 1786, la famiglia Gumer-Menz
Nel XVIII secolo la vita di Bolzano era tutta incentrata su un gruppo di persone che rappresentavano l'intreccio tra ricchi commercianti e status nobiliare. I von Gummer, i von Menz univano l'identià di ricchi commercianti con quella di possidenti nobili; infatti possedevano alcuni castelli come Gerstburg o Sarnthein.
Queste famiglie ebbero una posizione di spicco e una cultura che, da radici piuttosto semplici all'inizio del Settecento si affermarono, con un senso di raffinatezza, con una cultura letteraria ma, soprattutto, musicale. Sapevano di avere una città fiorente e sebbero esprimere la loro identità come cittadini di Bolzano e fecero di tutto per avere decoro e una ricca vita culturale.
Mentre i Gumer furono visti come personaggi cupi, misteriosi, un pò ambigui, i personaggi come Melchior Menz erano molto amati. Melchior von Menz era un vero mecenate, aperto e ironico che diede alla città una cultura soprattutto culturale.
Nel Settecento bolzanino vi erano anche delle figure femminili che gestivano, nelle proprie residenze, dei salotti letterari, come la signora von Remich che viveva in un bel palazzo in via della Mostra ed era nota per la sua raffinatezza ed ospitalità.
Altro mecenate bolzanino fu Anton von Remich (Bolzano, 1 ottobre 1768 – Trento, 30 marzo 1838) il quale conseguì la laurea in fisica nel 1784 con il prof. Joseph Stadler presso l'Università di Innsbruck.

vedi anche il saggio di Giuliano Tonini: QUI

lunedì 4 marzo 2013

I luoghi nella letteratura: Marling

... Il treno intanto aveva seguito il suo corso e dopo una breve curva per Algund, arrivarono a Marling. Scesero. Il sole era allo zenit, caldo, luminoso. Valerie si fermò un momento abbagliata e guardò con emozione, come ogni volta che veniva, la piccola stazione in miniatura: due colonnine di legno intarsiato dipinto di bianco a sostegno della tettoia anch'essa di legno che proteggeva l'ingresso dalla parte della ferrovia. Tutto lì. In realtà si trattava di una delle tante stazioncine costruite tutte eguali lungo la linea che da Merano va fino a Mals. Ognuno però aveva qualcosa di caratteristico, una propria originalità che la distimgueva dalle altre. Qui a Marling erano i vasi di terracotta traboccanti di fiori posti ai lati della porta d'ingresso, la vegetazione lussureggiante, la vista su Merano, tutto l'insieme a dare unicità al luogo...


(tratto dal romanzo: Teatro di Ombre di Ada Zapperi Zucker. ed. Helicon)

giovedì 21 febbraio 2013

Maria di Borgogna, una ricca ereditiera per Massimiliano I d'Austria

Maria di Borgogna (1457-1482) di Michael Pacher (1430-1498)



Maria di Borgogna - definita anche come Maria la Ricca -, figlia del duca di Borgogna Carlo il Temerario e di Isabella di Borbone; fu l'unica erede dei ricchi e vasti territori dei domini borgognoni in Francia e nei Paesi Bassi.

Maria sposò Massimiliano d'Asburgo il 18 agosto 1477 a Gand e, grazie alla sua cospicua  eredità, la dinastia degli Asburgo diventò preponderante in Europa. 
Il matrimonio con Massimiliano, concluso molto in fretta e per motivi strettamente politici, si rivelò un vero e proprio matrimonio d'amore; infatti  Massimiliano la descrive così  ad un amico della corte asburgica "ho una moglie bella, devota e diligente, della quale sono tanto felice e ringrazio Iddio; è piccolina.... e bianca come la neve, ha i capelli castani, un nasino, testa e volto piccini, gli occhi fra bruni e grigi,... la bocca è piena, ma pura e rossa..."
Morì, a soli 24 anni, nel 1482 a Bruges per una caduta da cavallo, durante una caccia col falcone.  Massimiliano la farà immortalare, anni dopo, con una grande statua di bronzo collocata presso la propria tomba nella Hofkirche di Innsbruck. 

 

Dal matrimonio con Massimiliano nacquero tre figli:
- Filippo il Bello (1478-1506) erede dei dominii materni (governati dal padre Massimiliano, intanto divenuto imperatore, fino al 1493). Egli sposò Giovanna la Pazza  (figlia dei sovrani cattolici di Spagna). 
- Margherita d'Asburgo (1480-1530) sposata in seconde nozze a Filippo il Bello, duca di Savoia. Rimasta nuovamente vedova e morto il fratello, divenne reggente dei Paesi Bassi,  paese che governò saggiamente fino alla maggiore età dell'imperatore Carlo V. 
- Francesco (1481-1481)


  Non a caso il motto degli Asburgo era:  

"Bella gerant alii, tu felix Austria nube!"; 
"Che gli altri combattano le guerre, tu, felice Austria, sposati!"


sabato 12 gennaio 2013

Olimpia Carpi ..morire a Auschwitz a 4 anni!

Olimpia Carpi
Olimpia Carpi, bambina ebrea nata a Bolzano nel 1940, fu arrestata all'indomani dell'8 settembre 1943 e morta ad Auschwitz nel 1944.
La famiglia Carpi proveniva dalla provincia di Mantova e visse a Bolzano. Nel settembre del 1943 tutti i membri della famiglia, padre, madre e tre figli, vennero arrestati dai nazisti. Probabilmente vennero deportati prima nel Lager di transito di Reichenau a Innsbruck e da lì fino a Auschwitz. Nessun membro della famiglia sopravvisse alla deportazione. 
In Alto Adige vennero catturati in totale 42 ebrei: a Merano, Anterivo, Bolzano, Soprabolzano, Glorenza e Ora.  
Solo due di loro sono sopravvissuti.

domenica 25 novembre 2012

Una imperatrice a Merano

Hermann Nigg, ritratto dell'imperatrice Elisabetta d'Austria
Elisabetta Amalia Eugenia di Wittelsbach  (Monaco di Baviera, 24 dicembre 1837 - Ginevra, 10 settembre 1898) nel 1854 sposò l'imperatore d'Austria Francesco Giuseppe.
Diede alla luce quattro figli: Sophie (1855- 1857) - Gisella (1856 - 1933) - Rodolfo (1858 - 1889) - Maria Valeria (1868 - 1924).

L'imperatrice Elisabetta arrivò a Merano la prima volta il 16 ottobre 1870, spinta dalla salute cagionevole della figlia Marie Valerie. "Sissi" e il suo seguito di ben 70 persone furono accolte in pompa magna dalla cittadinanza. Al suo arrivo a Castel Trauttmannsdorff l'imperatrice trovò ad accoglierla il padrone di casa, il cavaliere imperiale Moritz von leon, assieme alla moglie, nonchè una dlegazione di rappresentanti delle autorità cittadine. "Sissi" e il suo entourage alloggiarono nei castelli Trauttmannsdorff, Rametz e Rubein nonchè nelle ville Stadlerhof e Pienzenau.
Per l'occasione vennero posate delle linee telefoniche per collegare queste residenze alla città e le strade vennero risistemate e dotate di impianti di illuminazione. A Castel Trattmansdorff venne allestito un ufficio telegrafico collegato direttamente con Vienna e la gendarmeria locale venne rinforzata con sei uomini.
Salvo brevi interruzioni, Elisabetta rimase a Merano fino al 5 giugno 1871, quando lo stato di salute della figlia era sensibilmente migliorato, il che suggellò definitivamente la fama di Merano come luogo di cura di rilievo internazionale.


Castel Trauttmannsdorff

Lo stesso anno,e precisamente il 15 ottobre, Elisabeth tornò a Merano con la figlia Marie Valerie; questa volta la famiglia imperiale si stabilì a Maia Alta  a Castel Rottenstein, che era stato ristrutturato in previsione del suo soggiorno.
Arrivò con una corte di 61 persone e dal 27 gennaio al 6 febbraio 1872 e, qualche piccola interruzione, l'imperatrice si trattenne fino al 15 maggio 1872, mentre la figlioletta Marie Valerie era rimasta ininterrottamente a Merano, dove il 22 aprile 1872 aveva festeggiato il suo quarto compleanno.

Fu solo il 17 settembre 1889, nell'anno del suicidio (?) del principe ereditario Rodolfo, che l'imperatrice Elisabetta fece ritorno a Merano chiedendo che, a causa del suo grave lutto che l'aveva colpita, le venisse riservata un'accoglienza in sordina.
prima dell'arrivo dell'illustre ospite, Castel Trauttmannsdorff fu dotato di un collegamento telefonico con il posto di guardia della polizia cittadina. L'imperatrice e la figlia Marie Valerie arrivarono con un nutrito seguito: 16 persone per Sissi, 8 persone per la figlia, oltre al loro medico personale dott. Josef Herzl e ad altre 21 persone di servizio tra cui: cuochi, pasticceri, servitù e tappezzieri.

L'imperatore Francesco Giuseppe raggiunse la consorte e si trattenne dal 19 al 28 ottobre. 
Il 31 ottobre l'imperatrice era in procinto di partire  per fare ritorno a casa, ma un'alluvione aveva distrutto il binario alla stazione di Lana. Elisabetta decise allora di trascorrere la notte nel vagone imperiale in sosta alla stazione ferroviaria di Merano. La stazione venne letteralmente barricata e sorvegliata dalla gendarmeria e dalle autorità di sicurezza cittadina. 
Il giorno seguente le due signore poterono mettersi in viaggio alla volta di Vienna, assieme al loro seguito.

Nel 1897, l'anno precedente a quello della sua morte per opera dell'anarchico italiano Luigi Lucheni, Elisabetta arrivò a Merano in incognito il 15 settembre con un seguito di 1o persone e scese all'Hotel Kaiserhof. Si fermò 14 giorni, durante i quali fece lunghe passeggiate ed escursioni visitando i castelli del circondario.

(tratto da: Letteratura e villeggiatura, percorsi letterari a Merano a firma di emb)


statua di Sissi a Merano

venerdì 2 novembre 2012

Gertud von Le Fort

La baronessa Gertrud von Le Fort (Minden 1876-Oberstdorf 1971), famosa scrittrice tedesca, fu rampolla di una nobile famiglia ugonotta, trascorse l'infanzia nel Meclemburgo, dove venne educata da precettori privati.
Fortemente condizionata dalle convenzioni sociali, all'età di 31 anni venne ammessa in qualità di uditrice all'Università di Heidelberg e in seguito a Berlino, in un'epoca in cui gli atenei erano una roccaforte maschile. 

Frequentò le lezioni di teologia, storia e filosofia, iniziando un percorso che sfociò nella sua conversione al cattolicesimo dopo gli incontri con Edith Stein e Papa Pio XII. 
Ne sono impregnate le sue opere letterarie tra cui gli Inni alla Chiesa (1924) e Il velo della Veronica (1928).
Il suo romanzo "Die letzte am Schafott" (L'ultima al patibolo, 1931) -  ispirato a un fatto realmente accaduto in Francia, nel luglio 1794, durante il regime del Terrore, dove sedici religiose francesi furono ghigliottinate perchè si erano rifiutate di rinunciare ai loro voti - ispirò il romanzo "I Dialoghi delle Carmelitane" di Francis Paulenc e l'omonima opera tetrale di Georges Benanos

Le Fort viaggiò molto e soggiornò ben undici volte a Merano, dove tra il 1905 e il 1966 fu ospite di Castel Labers, ogni volta per alcuni mesi. nell'inverno tr ail 1931 e 1931 incontrò a Merano il pittore Hans Weber-Tyrol.
Nel 1949 Hermann Hesse ne proprose la candidatura al premio nobel. Getrud von Le Fort morì a Oberstdorf nell'Allgau, all'età di 95 anni.

(tratto dalla pubblicazione: Letteratura e villeggiatura, percorsi letterari a Merano)





mercoledì 31 ottobre 2012

I soggiorni meranesi di Arthur Schnitzler


Arthur Schnitzler (1862-1931) nacque da un'agiata famiglia ebraica di medici a Vienna, dove frequentò il liceo e successivamente la facoltà di medicina.
Nel 1885  iniziò la sua attività di medico, mentre la carriera di scrittore si era avviata già nel 1880 con la pubblicazione di poesie e racconti. Schnitzler fu anche autore di pubblicazioni e trattati a carattere medico. Membro del gruppo "Giovane Vienna", si espresse in modo apertamente critico nei confronti della monarchia austroungarica, in particolare nella novella "il sottotenente Gustl".
Nel 1882 venne per la prima volta a Merano assieme ai genitori e vi fece ritorno nel 1886 per un periodo di convalescenza. Durante questo secondo soggiorno fu ospite dell'Hotel Emma e del Tiroler Hof, dove rivide l'amica Olga Waissnix (1862 - 1897) con la quale trascorse alcuni giorni di grande romanticismo "Oh amata Merano, come l'incantata città sommersa Vineta mi appari, e al tuo ricordo mi salgono agli occhi calde lacrime!"
Poichè Olga era sposata, non poterono incontrarsi che raramente e il loro restò un amore platonico, di cui rimane traccia nelle lettere che i due si scrissero fino alla morte di Olga.
Nel 1903 Schnitzler sposò l'attrice Olga Gussmann dopo la nascita del figlio Heinrich e nel 1907 trascorse un mese a Merano con lei. 
Olga Gussmann Schnitzler
Arthur Schnitzler, Olga Gussmann e il figlio Heinrich (1902-1982)

Dopo il divorzio, nel 1921, si occupò da solo dei figli Heinrich e Lili.

Lili Schnitzler (1909-1928), morì suicida nel 1928, dopo un litigio con il marito Arnoldo Capellini
 Nel 1925 Schnitzler tornò a Merano, fermandosi solo per poco tempo e alloggiando all'Hotel Savoy.
All'età di 69 anni Schnitzler morì a causa di una emorragia cerebrale.

Schnitzler resta uno degli autori tuttora più rappresentati nei teatri del mondo di lingua tedesca.
(da: percorsi letterari  a Merano, città di cura)

martedì 10 luglio 2012

Le Pioniere dell'alpinismo

Le donne hanno dimostrato il loro amore per la montagna fin dai primi anni dell’800. Henriette d’Angeville fu la prima alpinista della storia, anche se prima di lei alcune donne avevano raggiunto cime meno impegnative. Salita con la sua gonna larga, un lungo bastone e dodici tra guide e portatori, l’alpinista ginevrina raggiunse la vetta del Monte Bianco il 3 settembre 1838 a 44 anni di età!
L’impresa fu salutata da commenti galanti, ma anche da note sprezzanti che esprimevano non solo sorpresa, ma pure sbigottimento. Lo scienziato Marc Bourrit disse ad Hanriette d’Angeville al ritorno dalla sua fatica: “Oh! La belle chose qu’une belle femme sur le sommet d’une belle montagne!” (Oh! Che bella cosa una bella donna in cima a una bella montagna) – e una guida di Chamonix non mancò di affermare – “Sans doute, Mademoiselle, vous avez eu un grand mérite à aller sur le Mont Blanc, mais il faut convenire che le Mont Blanc en aura ben moins maintenant quel les dames y montent…” (Senza dubbio, signorina, voi avete avuto un grande merito ad andare sul Monte Bianco, ma bisogna convenire che il Monte Bianco ne avrà molto meno ora che anche le signore possono scalarlo).
L’alpinista scrisse un diario durante la scalata, il Carnet vert, illustrato da artisti contemporanei, ma pubblicato solo nel 1987, dove descrive anche il ricco quanto curioso corredo portato con sé in quell’occasione, sul tetto d’Europa. Il Monte Bianco non fu per lei che l’inizio, continuò a scalare per altri 25 anni e non fece meno di ventuno ascensioni di cui una invernale.
Nel 1863, a sessantanove anni, compì la sua ultima ascesa sull’Oldenhorn nei Diablerets.


Anche sulle montagne altoatesine alcune donne hanno contrinuito a scrivere la storia dell'alpinismo, per esempio sulle Odle. 
Tra le prime scalatrici delle Odle sono da ricordare Antonie e Toni Santner, moglie e figlia del più noto pioniere dell'alpinismo Johann Santner.
La Torre Kasnakoff (2437 m.), ai piedi della grande Fermeda, prende nome dalla baronessa Kasnapoff di Tiflis (Georgia), che nel 1913 ne effettuò la prima ascensione accompagnata dalla guida alpina Anton Zelger
La contessa Eva Fanny Bernhardine von Baudessin scrisse il libro "Sie am Seil" (Lei in cordata) del 1914, riguardo alla sua esperienza come scalatrice alla Regenburger Hutte.  

Eva von Baudessin, nata Türk, fu una scrittrice tedesca - nata a Lubecca nel 1869 e morta a Monaco di Baviera l'11 febbraio 1943). Scrisse anche testi ironici usando lo pseudonimo Bernhard von Brandenburg. Visse ad Amburgo fino al 1895, a Schlesswig fino al 1899, e nel 1906 a Dresda dove divorziò dal marito (ufficiale e scrittore tedesco). Nel 1908 si trasferì a Monaco di Baviera dove visse fino alla sua morte.


venerdì 22 giugno 2012

La rivolta dei contadini e l'istituzione del Magistrato Mercantile

A partire dal 1524 in larghe zone della Germania meridionale hanno luogo violente rivolte dei contadini in cui rivendicazioni di carattere sociale ed economico si mescolano a questioni di tipo religioso, collegate con la riforma protestante. Nel 1525 la rivolta, capeggiata da Michael Gaismair, interessa tutto il Tirolo e il Trentino e l'anno successivo viene duramente repressa.
Ne segue un periodo di profonda crisi sociale ed economica che si riflette negativamente sull aproduzione artistica che, per tutto il '500, è molto ridotta. Per tale motivo il rinascimento non ha localmente una grande diffusione.
La ripresa incomincia verso la fine del XVI secolo, ma per la città di Bolzano è di fondamentale importanza l'istituzione nel 1635 del Magistrato Mercantile, voluto dall'arciduchessa del Tirolo Claudia de' Medici.
Il Magistrato rilancia il ruolo commerciale della città dando regole certe e facilitando gli scambi delle merci dutante le 4 fiere annuali. Ben presto l'economia cittadina si consolida e si espande; contestualmente riprende anche la produzione artistica, per la quale lo stesso Magistrato tiveste un importante ruolo di committente.
Sarà proprio il Magistrato, infatti, a incaricare Guercino nell'esecuzione della pala con il Miracolo di Soriano per la chiesa dei Domenicani.



mercoledì 6 giugno 2012

Del vivere consueto di Roberta Dapunt


L'amo così, profumata di ultime erbe incolte,
respinte per indifferenza sulle chine contorte,
difficile comprendere il silenzioso novembre e i luoghi,
che ogni anno di più reclamano il fischio sommesso della falce
e una verde urgenza servita a niente.

Io ti parlo da semplice condizione,
senza narrazioni sacre di avvenimenti,
senza i racconti in dottrine di imprese e di gesta,
senza le origini di dei e di eroi.
Riservato campo il mio, in cerca solamente di zitte presenze
e del comune esistere, poichè il tempo
in questo luogo è morsa di accadimento sempre uguale.

Casa mia è il maso, dentro il quale fluiscono anni e coscienza,
cadenza che non chiede il permesso di denunciare
ad ogni sguardo, in ogni angolo il suo passato,
epifania presuntuosa di generazioni avvenute.
Misurata vita la nostra, durata giusta che ha da spartire i mesi
tra i pochi fieni raccolti al sole e il loro fruscio ruminato al buio.
Il resto, passante, è silenzioso rimanere quando il tuo è ritorno.

L'amo così, lungo il colmo di abeti in pastura di quiete,
quando si fanno orlo i freddi campi e le nutrite nubi
e si leva una conversazione muta tra la libertà e misericordia.
E' congiuntura, che accade una volta soltanto dentro l'anno,
chi torna da greppie riempite lo sa
e sa che il momento prima della neve ha un odore.

Ma soprattutto l'amo nella misura di chi sa scernere un'erba dall'altra
e condividere due silenzi di dovere, differenti
soltanto per un gesto traciato da un segno di croce.
Civiltà contadina  contata ormai in poche mani,
mentalità imprenscindibile, semente nostra  da salvare,
possidente di manualità che non conosce il giorno di riposo
e tiene il merito a fronte alta di abitare la montagna.

E dunque, espondo in questi versi, a te che passi un punto di vista,
che una stalla non è il volto della modestia,
bensì il tornaconto dei concimi versati.
E' traccia immutabile di rinnovamento,
il beneficio di un vivere consueto lasciato in abbandono dai tanti.
Ciò che conosciamo da sempre oa ci succede di riconoscere soltanto.




Roberta Dapunt, nata nel 1970 in Val Badia, dove vive. Ha pubblicato le raccolte di poesia OscuraMente (1993), la carezzata mela (1999). Ha realizzato assieme al Maestro Paolo Vergari una registrazione su CD (2001), intitolata del perdono - poesia e musica per pianoforte. Nel 2008 è uscita la raccolta di poesie la terra più del paradiso (Einaudi). Sue opere poetiche si trovano in varie riviste letterarie, tra le quali: "Arunda", "Tras", "Ladinia", "Entschluss", "Filadressa", "Sturzflüge" e i "Quaderni" del Fondo Moravia. Scrive in italiano e ladino.

giovedì 31 maggio 2012

Waltraud Schwienbacher: "la Natura è la più grande Università che abbiamo. Gratis"


Waltraud Schwienbacher
Waltraud Schwienbacher nasce a S. Nicolò/Ultimo - St Nikolaus Ulten nel 1944. 
Dal 1976 lavora come contadina nel maso Wegleit della famiglia del marito a S. Valburga/St. Walburg. 
Ideatrice, fondatrice e animatrice di varie iniziative e manifestazioni di notevole impatto, quali ad esempio il progetto “Lebenswertes Ultern” e la Scuola invernale - Winterschule 
- una scuola dove è richiesto l'Uomo e non le cose esterne o i titoli di studio"  
Ulten, Hauptstr. 172 A - St. Walburg Ulten  (info@winterschule-ulten.it) **

Ha ottenuto diversi premi, da ultimo, nel 2006, il premio per la creatività delle donne rurali, conferitole dalla Women’s World Summit Foundation di Ginevra.

** Corsi di apprendimento del "fai da te" con l'utilizzo dei prodotti della natura e la propria manualità: 
  • la lavorazione e il recupero del legno - costruzione di mobili 
  • coltivazione, utilizzo e lavorazione delle piante e della flora alpina
  • agricoltura biologica
  • la lavorazione tessile e tintura naturale (piante e frutti dei boschi, ecc) della lana, sia con le macchine che manualmente
  • bagni e cura con prodotti naturali, corteccia degli alberi, lana ecc.
  • cura e salute al naturale (Kneipp, massaggi, pino mugo, resina degli alberi, ecc.)
  • composizioni artistiche con il legno, la lana, la pelle, i fiori ecc.
  • cosmetica naturale


Dice Waltraud (Traudl): ".. sono nell'autunno della mia vita e quindi prendo tutto con più calma, coltivo la tradizione, l'espereinza e la saggezza di chi mi ha preceduto nella vita. Il mio progetto è quello di insegnare come si può vivere con ciò che la Natura ci dona e le molteplici capacità dell'Uomo ..."

".. utilizzare le risorse della valle permettono ai contadini di non abbandonare la terra e di arrotondare il loro guadagno, pur rispettando e curando il territorio ... abbiamo sempre fatto così, solo che abbiamo dimenticato quasi tutto ..."

".. viene prodotta 150 tonnellate di lana ma la maggior parte viene buttata via, perchè non è vantaggioso economicamente... Si butta la lana e si comprano indumenti sintetici colorati con prodotti tossici ... aumentano le allergie ...... e allora recuperiamo quella lana, i colori naturali .."

Per informazioni: 
 Traudl Schwienbacher   Contadina Maso Wegleit
Strada Principale 315
39016 S. Valburga/Ultimo Tel. +39 0473 795386 e-mail: wegleit@rolmail.net   

sabato 26 maggio 2012

Il Museo delle donne - Frauen Museum

Attraverso la moda, abiti, accessori e oggetti della vita quotidiana si racconta la storia della donna. Si può provare un corpetto-bustino per capire come il corpo della donna era costretto tra stecche di balena e lacci per creare il "vitino da vespa", la sottogonna della fine del 1800 o le ampie gonne indossate dalle sciatrici.
 Il Museo della Donna prende il nome dalla sua fondatrice: Evelyn Ortner, originaria di Bregenz, vissuta a Merano dal 1968, continuò la raccolta di abiti e accessori femminili degli ultimi 200 anni fino alla sua morte, avvenuta nel 1997.
donna cambiavalute
Victoria Clafin Woodhull (1837-1927), prima agente di borsa, pioniera a Wall Street, prima donna candidata alle elezioni per diventare Presidente degli Stati Uniti


Il Museo della donna si trova a Merano in via Mainardo 2 , nella casa civica 68/69 (uno degli edifici più antichi di Merano, risale al 1342). Si tengono mostre di grandissimo interesse e si possono consultare i libri dell' annessa biblioteca.

sabato 19 maggio 2012

Il salotto artistico di Virginia Germozzi

La città di Bolzano, oltre a classici itinerari turistici, sa offrire vere "chicche" e "curiosita" culturali. Un esempio è il salotto di Virginia alla Residenza Stillendorf in via dei Vanga che, ogni sabatodalle 11,00 all 14,00 permette di visitare la propria collezione d'arte, pittura e grafica.
Un foglio di carta bianco attaccato con lo scotch sul portone di ingresso del palazzo Stillendorf vi invita a visitare le opere  di suo padre Francesco Germozzi, dell'ex marito Max Radicioni e di tanti artisti astratti.


Ma Virginia è molto di più; organizza concerti, letture, conferenze, corsi di creatività e di meditazione in un'atmosfera  perfetta ed ideale.

La sua casa è un'isola di suggestioni ed emozioni positive.



Per informazioni telefonare al nr. 3337122715







(vedi articolo sul quotidiano Alto Adige di Fabio Zamboni)