lunedì 1 aprile 2013

Pietre preziose, pietre dure e .. perle

Lorenzo Lotto, Fidanzamento, 1523


Fin dalla remota antichità le pietre furono usate come simbolo di autorità e come ornamento. Alle pietre erano attribuite particolari virtù e poteri magici e apotropaici; del loro simbolismo testimoniano i testi biblici. Oltre che per ornamento personale le pietre vennero da sempre utilizzate per decorare sfarzosamente oggetti comuni e sacri. 
L’uso iniziò forse presso i popoli orientali; il diamante, noto in Occidente dopo le spedizioni di Alessandro Magno, è già ricordato negli antichi poemi sanscriti. Assiri e Sumeri usavano onice, diaspro, agata e lapislazzuli. In Egitto si usarono per donare ai goielli una sontuosa e splendente policromia, anche grazie all’impiego di tecniche raffinatissime di lavorazione. In Grecia e ancora di più a Roma le pietre furono largamente adoperate. 

Alessandro Fei, la bottega dell'orefice, 1570

 Dal periodo tardo-romano, paleocristiano e bizantino, le pietre dure furono usate in architettura, accanto ai marmi colorati, come elemento strutturale o decorativo, in tarsie, pavimenti e rivestimenti. 
Dal mondo bizantino l’uso delle pietre dure, diffuso anche per il prezioso vasellame, si irradiò in quello musulmano e in Italia; gli Arabi produssero ed esportarono oggetti in pietre dure, specie intorno all’XI secolo. La lavorazione proseguì nei secoli successivi; la glittica conobbe un periodo di splendore con Federico II
Importanti centri di produzione tra il  XIII e il XV secolo si svilupparono in Francia (in particolare a Parigi) e in Italia meridionale
Dalla seconda metà del Quattrocento in poi, durante tutto il periodo rinascimentale e barocco, gli artefici italiani, cui si devono lo sviluppo della tecnica di lavorazione delle pietre dure e i nuovi modelli creativi, esportarono la loro arte nelle principali corti europee. Si sviluppò un gusto per oggetti dalle forme curiose e varie. 
Particolarmente attivi furono gli artefici milanesi (i Carrioni, Iacopo da Trezzo, i Miseroni, i Saracchi). 
A Firenze, sotto il granduca Cosimo, Francesco Ferrucci del Tadda fondò una bottega specializzata nella scultura in porfido. Il granduca Francesco fece erigere laboratori d’intaglio, dal 1586 negli Uffizi; l’officina (odierno Opificio delle pietre dure), compiutamente organizzata sotto Ferdinando I, verso il 1600 si specializzò nella tarsia con il cosiddetto mosaico fiorentino, realizzando decorazioni, piani per tavoli, cofanetti, stipi, e proseguì la sua attività per tutto il  XVIII secolo. 
Dopo un periodo di forte rallentamento, la lavorazione delle pietre dure ha avuto nel XX sec. una leggera ripresa.
Oltre che nell’arte musulmana la lavorazione delle pietre dure fu di eccellenza in Oriente, soprattutto in Cina; tra le civiltà precolombiane, specialmente quella messicana ha impiegato pietre dure in ornamenti personali, armi e suppellettile sacra. 

(da: Pietre preziose nell'Enciclopedia Treccani

Sul significato delle pietre...


Le perle
 
Esibire le perle era una peculiarità dei ricchi, che  sin dai tempi in cui furono conosciute a Roma, ornarono le matrone romane che ne fecero fare orecchini, collane,spille.  
Nei secoli dopo Cristo e per tutto il Medio Evo,gli imperatori romani e bizantini si ornarono dunque di diademi tempestati di pietre preziose e perle,e queste ultime, per la possibilità di essere forate, cominciarono anche ad essere cucite sulle stoffe per ornare mantelli e vesti regali. L'importanza che i gioielli e le perle conferivano a chi li portava presto fu allargata non solo alle immagini e alle icone sacre della religione, ma ,parallelamente, per ornare i paramenti e le tiare dei pontefici e degli alti dignitari ecclesiastici. 
la Primavera di Botticelli





Regina Teodora con le perle, VI secolo, Chiesa di S. Vitale a Ravenna   



mitra cardinalizia



Per tutto il XV secolo e oltre, il luogo privilegiato dove l'apprezzamento dei gioielli e delle perle in particolare ebbe la sua maggiore espansione fu il cuore della vecchia Europa. Tra le Fiandre e il Ducato di Borgogna,tesori incalcolabili fornirono alle sontuose cerimonie di stato lo splendore degli oggetti preziosi. Ricami intessuti di perle e gemme, filo d'oro e d'argento,cuffie femminili ,ornamenti per i capelli che venivano intrecciati con fili di perle e fermagli-gioiello, collane d'oro,vesti e mantelli ricamati, determinavano la necessità di importare nel territorio una grande quantità di materie prime nelle città delle Fiandre.



 Jan Vermeer, la pesatrice di perle, XVII sec.

Il XV secolo è un periodo storico durante il quale la pittura diventa documento della vita quotidiana e consente, nel caso specifico dell'oreficeria,una documentazione insostituibile per comprendere le caratteristiche di stile e l'uso degli oggetti rappresentati. Così i ricchi mercanti commissionano quadri,affreschi ed arazzi per celebrare le ricchezze acquisite con uno strumento destinato ad informare anche i posteri, e,  nel far ciò, non sono da meno dei nobili che fanno eternare dai pittori le grandi cerimonie di incoronazioni, nozze, investiture della loro casata.
In questo periodo le botteghe degli artigiani gioiellieri sono frequentate anche dai migliori pittori, che vanno a studiare  la brillantezza e i colori delle pietre preziose, l'iridescenza delle perle,e non disdegnano di disegnare e fare realizzare su loro proposta dei bei gioielli per sé o per farne dono. (tra di essi: Botticelli, Ghirlandai ecc.)

 Dal punto di vista commerciale, nel XVI secolo la città che deteneva il primato per l'acquisizione delle perle e delle pietre preziose era ancora e sempre Venezia,anzitutto per la richiesta che ve n'era nella città stessa, dove le leggi suntuarie nulla potevano contro la tendenza della moda. Non di rado si erano creati degli scandali allorché le nobildonne,come le cortigiane, si erano fatte bucare in più punti le orecchie per appendervi anelli d'oro con perle a goccia, che continuarono ad esser portati anche durante il periodo della Contro-Riforma, allorché i vestiti femminili ebbero un colletto alto e stretto, e i fili di perle diventarono più lunghi e numerosi.
  
Agnolo Bronzino, Eleonora di Toledo, XV secolo, Uffizi




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