Lorenzo Lotto, Fidanzamento, 1523 |
Fin dalla remota antichità le pietre furono usate come simbolo di autorità e come ornamento. Alle pietre erano attribuite particolari virtù e poteri magici e apotropaici; del loro simbolismo testimoniano i testi biblici. Oltre che per ornamento personale le pietre vennero da sempre utilizzate per decorare sfarzosamente oggetti comuni e sacri.
L’uso iniziò forse presso i popoli orientali; il diamante, noto in Occidente dopo le spedizioni di Alessandro Magno, è già ricordato negli antichi poemi sanscriti. Assiri e Sumeri usavano onice, diaspro, agata e lapislazzuli. In Egitto si usarono per donare ai goielli una sontuosa e splendente policromia, anche grazie all’impiego di tecniche raffinatissime di lavorazione. In Grecia e ancora di più a Roma le pietre furono largamente adoperate.
Alessandro Fei, la bottega dell'orefice, 1570 |
Dal periodo tardo-romano, paleocristiano e bizantino, le pietre dure furono usate in architettura, accanto ai marmi colorati, come elemento strutturale o decorativo, in tarsie, pavimenti e rivestimenti.
Dal mondo bizantino l’uso delle pietre dure, diffuso anche per il prezioso vasellame, si irradiò in quello musulmano e in Italia; gli Arabi produssero ed esportarono oggetti in pietre dure, specie intorno all’XI secolo. La lavorazione proseguì nei secoli successivi; la glittica conobbe un periodo di splendore con Federico II.
Importanti centri di produzione tra il XIII e il XV secolo si svilupparono in Francia (in particolare a Parigi) e in Italia meridionale.
Dalla seconda metà del Quattrocento in poi, durante tutto il periodo rinascimentale e barocco, gli artefici italiani, cui si devono lo sviluppo della tecnica di lavorazione delle pietre dure e i nuovi modelli creativi, esportarono la loro arte nelle principali corti europee. Si sviluppò un gusto per oggetti dalle forme curiose e varie.
Particolarmente attivi furono gli artefici milanesi (i Carrioni, Iacopo da Trezzo, i Miseroni, i Saracchi).
A Firenze, sotto il granduca Cosimo, Francesco Ferrucci del Tadda fondò una bottega specializzata nella scultura in porfido. Il granduca Francesco fece erigere laboratori d’intaglio, dal 1586 negli Uffizi; l’officina (odierno Opificio delle pietre dure), compiutamente organizzata sotto Ferdinando I, verso il 1600 si specializzò nella tarsia con il cosiddetto mosaico fiorentino, realizzando decorazioni, piani per tavoli, cofanetti, stipi, e proseguì la sua attività per tutto il XVIII secolo.
Dopo un periodo di forte rallentamento, la lavorazione delle pietre dure ha avuto nel XX sec. una leggera ripresa.
Oltre che nell’arte musulmana la lavorazione delle pietre dure fu di eccellenza in Oriente, soprattutto in Cina; tra le civiltà precolombiane, specialmente quella messicana ha impiegato pietre dure in ornamenti personali, armi e suppellettile sacra.
(da: Pietre preziose nell'Enciclopedia Treccani)
Sul significato delle pietre...
Le perle
Nei secoli dopo Cristo e per tutto il Medio Evo,gli imperatori romani e bizantini si ornarono dunque di diademi tempestati di pietre preziose e perle,e queste ultime, per la possibilità di essere forate, cominciarono anche ad essere cucite sulle stoffe per ornare mantelli e vesti regali. L'importanza che i gioielli e le perle conferivano a chi li portava presto fu allargata non solo alle immagini e alle icone sacre della religione, ma ,parallelamente, per ornare i paramenti e le tiare dei pontefici e degli alti dignitari ecclesiastici.
la Primavera di Botticelli |
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