Diverse leggende parlano di tesori nascosti dagli antichi abitanti di Sabiona ma la saga, sicuramente più celebre fu ideata agli inizi del XV secolo e parla di un mitico re dei Reti: Arostage, il quale avrebbe governato dall'alto di Sabiona un regno molto ampio, intorno al 220 a.C.
Arostage in anni di scorribande nei territori del sud aveva accumulato ingenti ricchezze, da lui nascoste nelle profondità recondite della rupe di Sabiona.
I suoi avidi ed invidiosi fratelli si allearono con i Romani contro di lui: lo scontro fra gli eserciti fu feroce e sanguinoso. Alla fine Arostage cadde in battaglia e i conquistatori romani, contro la parola data, decisero di portarsi via i tesori del re. Ciò provocò la ribellione dei due fratelli traditori contro cui i Romani mossero di nuovo guerra. I traditori si diedero alla fuga, ma i vincitori non riuscirono trovare traccia alcuno dell'oro nascosto da Arostage.
.. Fuochi notturni ed improvvise fioriture di gigli tra le fessure rocciose rivelano l'accesso alle camere del tesoro a quei coraggiosi che, provvisti di una verga di nocciolo verde, osino affrontare tre draghi sputafuoco che lo custodiscono. Ma le voci popolari giurano sull'esistenza di tre cunicoli segreti che da Chiusa conducono alle mitiche ricchezze: uno si dipartirebbe dalla casa di Franz Keifl (ex dependance dall'albergo all' Agnello), un altro dalla casa del Capominiera, il terzo da quella di Demetz. In quest'ultima galleria sotterranea si può incontrare una misteriosa dama dai capelli d'oro che, piangendo, siede su un prezioso forziere.
(Clausa sub Sabione sita di Andrea Vitali)
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