In una qualsiasi "mappa mundi" del periodo medievale e per buona parte del Rinascimento, si vedranno nei settori orientali della mappa figure grottesche, mostruose, palazzi fantastici, città fiabesche, prodigi naturale e una moltitudine di isole abitate da popoli con costumi impensabili.
Il concetto di "oriente" nel medioevo è riferito ad una zona dai contorni non ben definiti, che costituisce "l'altrove" rispetto all'Europa.
Il sogno cristiano è quello di trovare in Oriente la via d'accesso al Paradiso terrestre e con esso la chiave della perduta felicità, il sogno profano e materiale, invece, è quello della ricchezza, dell'opulenza.
Molti viaggiatori europei si incamminano sulle strade dell'est (ad es. Marco Polo), successivamente Cristoforo Colombo, convinto di trovarsi tra i confini più orientali dell'Asia, parla di terer abitate da umani con un occhio solo e da altri con il muso di cane e dell'isola delle Amazzoni.
Assieme ai racconti e alle impressioni dei viaggiatori, missionari e mercanti, arrivano in Occidente disegni, miniature, stoffe ricamate, ceramica decorata, che diffondono immagini dell'Oriente.
L'altra fonte di notizie sull'Oriente a disposizione degli Europei medievali è la tradizione iconografica europea che, come la letteratura, non fa latro che perpetuare e arricchire una visione codificata isalente a molti secoli prima.
Per l'uomo medievale l'India rappresenta un mondo alla rovescia, dove abbondano cibo e ricchezze, è il luogo dei sogni proibiti dove regnano nudismo e libertà sessuale, dove gli abitanti - liberi dai vincoli religiosi - arrivanio alla poligamia e all'incesto.
E' un Oriente ambiguo e accattivante, che seduce e fa sognare e che una funzione di compensazione alla banalità e alla mediocrità del quotidiano occidentale.
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