domenica 9 ottobre 2011

Jakob Hutter


In un maso nei pressi di castel San Michele/Michelsburg nacque agli inizi del XVI secolo Jakob Hutter, che fu cappellaio a Praga (da qui il nome) e che alla guida di un gruppo di anabattisti perseguitati si rifugiò in Moravia, tornando poi a predicare la sua dottrina nelle valli tirolesi. Imprigionatocon i suoi adepti, fu bruciato come eretico a Innsbruck nel 1536.

Iniziò così la diaspora dei suoi seguaci che fuggirono in Ungheria, quindi in Transilvania. protetti dalla zarina Caterina bel 1770 gli hutteriti fondarono colonie in Russia, ma anche qui in seguito perseguitati si rifugiarono nel 1873 in America, portando con sè la cosiddetta "Cronaca Hutterita", il codice manoscritto del 1536, fondando le colonie nel South Dakota e nel Montana. Successivamente si trasferirono in Canada, dove ancora vivono.

Chiesa di S. Martino Moos

All'edificio tardoromanico di S. Martino in Moos, appartiene ancora la navata. Nel 1395 la chiesa fu incorporata nell'abbazia benedettina di Sonnemburg e dopo qualche anno il pittore Erasmo da Brunico eseguì l'affresco con S.Martino e il donatore sulla parete nord.

Sulla parete est nel 1492 Friedrich Pacher dipinse la scena della Messa di San Gregorio, una trasposizione del mistero dell'Eucarestia, la quale aveva la particolarità di essere legata alla concessione di indulgenze.

Sulla facciata all'interno di una cornice dipinta di gusto rinascimentale, è rappresentato un gigantesco San Cristoforo, che risale al 150 ca.

Nel 1637 fu promossa da Andre Winkler l'esecuzione di un ciclo di affreschi relativi alla Passione.

da: I luoghi dell'arte di Gioia Conte

sabato 8 ottobre 2011

Sebatum, la stazione stradale romana

La stazione romana di Sebatum è attestata nell'Itinerarium Antonini, un itinerario stradale romano che risale al III secolo d. C., insieme a quella Littamum (presso San Candido) nella strada per compendium, ovvero tronco di raccordo fra Aquileia e Vedidena (Wilten presso Innsbruck) nel percorso Verona - Augusta Vindelicum.

La strada imperiale che percorreva la Val Pusteria e congiungeva Aquileia all'alta val d'Isarco e al Brennero per raggiungere il limes danubiano, alla diramazione con quella della val Badia aveva qui il suo centro maggiore, a quanto risulta dai resti archeologici scoperti nel 1940. Si tratta del complesso archeologico più rilevate del Sudtirolo.

Oltre che stazione stradale Sebatum era certamente anche un centro commerciale e artigianale.



Chiesa di San Giovanni all'Ospedale

















Alla chiesa che sorge nel piccolo abitato ai piedi dell'antica badia di Sonneburg, costruita direttamente su uno sperone roccioso, sono adossati su due lati degli edifici in cui è da riconoscere l'antico ospizio sorto in epoca medievale lungo la strada che correva fino al 1825. La chiesa ad esso annessa fu eretta alla fine del XII secolo e dedicata ai SS. Giovanni Battista ed Evangelista.
I muri della navata e l'abside rotonda con le finestrine a tutto sesto (ora murate) sono ancora quelli originari romanici.
Al portale si accede attraverso una scalinata esterna sul lato sud; ad arco acuto, strombato risale ad epoca tardogotica, ed ha ai due lati i Santi protettori affrescati nel XVIII secolo.
Gli arredi risalgono, nella maggior parte, all'epoca barocca e provengono dalla badia di Sonnenburg.
Nell'altare tra le sculture di S. Giuseppe con il Bambino e S. Gioacchino con Maria e posta una pala che rappresenta S. Vigilio (parono della diocesi trentina) con ai lati S. Benedetto, fondatore dell'ordine benedettino, e San Vincenzo di Saragozza con la palma del martirio.
Nella parte superiore della cornice lo stemma rivela come committente la badessa Sibilla Victoria von Schneeberg (1663-1691).
Sulla parete ovest, accanto alla finestra che permetteva agli ammalati dell'ospizio ad assistere la messa, è appeso il vero capolavoro della chiesa: il Crocifisso romanico del 1200 ca.. La testa e il busto del Crocifisso sono stati rimaneggiati negli interventi del 1500, quando la religiosità dell'epoca esigeva una più alta drammaticità espressiva.

venerdì 7 ottobre 2011

Ängste - Paure

In tutta la questione sudtirolese le paure svolgono un ruolo molto importante e naturalmente vengono vissute in modo diverso da chi vi si trova a vario titolo coinvolto. Per i sudtirolesi di lingua tedesca il ricordo che risale all'esperienza dell'annessione (*) non voluta, e soprattutto delle repressioni connesse ai tentativi di italianizzazione compiuti dal regime fascista e proseguiti nel dopoguerra, costituisce dunque ancora una ferita aperta: si è potuto constatare sulla propria pelle che cosa vuol dire trovarsi a fronteggiare senza protezione il più forte.
Anche gli interventi della polizia, durante il periodo degli attentati negli anni '60, e altre iniziative prese dalle istituzioni nel corso degli anni hanno contribuito a suscitare e a mantenere in vita la paura.
Ma anche la popolazione di lingua italiana residente in provincia ha conosciuto più volte la paura: non soltanto durante il periodo dell'occupazione nazista, ma anche successivamente, per esempio negli anni '60, quando in molti hanno avuto paura di perdere la vita a causa degli attentati. La stessa paura si è rinnovata negli ani '80, quando si è diffusa anche quella per l'autonomia o meglio nei confronti di un potere tutto concentrato nelle mani della Südtiroler Volkspartei (**).
Non si dimentichi poi, da entrambe le parti, la paura per la discriminazione e il timore di venir trattati ingiustamente (talvolta per motivi fondati, talvolta anche soltanto in modo presunto) dall'altro gruppo: i sudtirolesi di lingua tedesca pensano soprattutto allo Stato italiano e ai "60 milioni di italiani", gli italiani allo "strapotere tedesco" in provincia e qualche volta persino ai tedeschi che abitano oltre il Brennero.
Con le paure si fa politica.
Il Presidente dell'SVP, Silvius Magnago (***), ha per esempio più volte spiegato che una minoranza può essere mantenuta in stato di allerta e con ciò restare compatta soltanto mediante un conforme sentimento di paura.
Da parte italiana, parimenti, si è avuta la propaganda esplicita del MSI, il partito neofascista, al fine di evocare e poi diffondere negli italiani la paura che i tedeschi volessero cacciarli, raccomandando così una politica della forza in difesa degli interessi nazionali.

(tratto da: Sudtirol ABC/Sudtirolo ABC di Alexander Langer, traduzione di Gabriele Di Luca)

(*) al termine del conflitto mondiale, l'Impero d'Austria-Ungheria si disgregò; col Trattato di Saint Germain (1919), i territori tirolesi a sud del Brennero furono annessi all'Italia, dopo quasi quattrocento anni di dominazione asburgica.
(**) "Partito popolare sudtirolese" (SVP), fondato a Bolzano nel 1945 e di matrice cattolica, "partito di raccolta" (Sammelpartei) dei sudtirolesi di lingua tedesca e ladina e promotore di un'autonomia provinciale a tutela della minoranza e del suo progressivo allargamento.
(***) Silvius Magnago (Merano 1914-Bolzano 2010), Presidente (Obmann) dell'SVP dal 1957 al 1991 e Presidente della provincia (Landeshauptmann) dal 1960 al 1989, "padre dell'autonomia" e del Pacchetto, indiscusso protagonista della scena politica del Sudtirolo contemporaneo.


Castel Badia/ Sonnenburg


Il piccolo abitato che sorge sul breve altipiano ai piedi delle rovine del castello e della badia di Sonnenburg che alla stessa frazione ha dato il nome, ha conservato nel tempo l'assetto originario con le antiche architetture, grazie anche all'isolamento.

Stretto tra l'altura posta nei pressi dell'incrocio delal val Badia con la val Pusteria e la sottostante stazione romana di Sebatum, i cui abitanti dovettero rifugiarsi sul Sonnenburger Kopf (Colle del castello) nel periodo delle invasioni barbariche, come attestano resti di fortificazione del V-VI secolo.

giovedì 6 ottobre 2011

Castello di Casteldarne - Ehrenburg


La frazione di Casteldarne sorge nei pressi dell'antico sbocco del rio Gàdera ha preso verosimilmente la denominazione dal nome proprio baiuvaro Arbeo (1127, Arbenburc), su cui si è sovrapposto nel corso dell'Alto Medioevo il termine Ehren collegato alla tradizione cavalleresca.

Il Castello di Casteldarne/ Ehrenburg

Il castello sorge sulla collina boscosa a sud del fiume Rienza, sulla cui sommità sorge la chiesa parrocchiale. Originariamente il castello apparteneva ai Signori von Ehrenburg, un ramo dei Signori di Rodengo, attesato dal 1270. Successivamente fu ampliato sino a divenire nel '700 una delle residenze più prestigiose dell'intera regione, è legato al nome dei Kϋnigl.

Il complesso consiste in un recinto a pianta pentagonale con quattro torrette cilindriche ed una quadrata ai vertici, che racchiudono l'area occupata quasi completamente dagli edifici. Sul lato a monte sorge la parte più antica con il mastio che ha una bella bifora con capitello a foglie. All'edificio ad esso addossato si conserva un affresco di San Cristoforo e San Giorgio del XV secolo.

Promotore dei lavori cinquecenteschi fu Caspar Kϋnigl (1481-1541), educato alla corte vescovile di Trento grazie alla madre, Caterina von Cles, fu consigliere del vescovo (Giorgio III Neideck) e successivamente dell'imperatore Massimiliano I. Quale nuova prestigiosa residenza egli si fece erigere il palazzo che si affaccia sulla valle chiamando nel 1512 per la costruzione del cortile a loggiato il maestro lombardo Lucio de Spaciis, che un ventennio dopo avrebbe diretto i lavori al castello di Innsbruck.

Con il principe vescovo Kaspar Ignaz e il fratello Sebastian Kϋnigl il castello fu rinnovato a partire dal 1732 nel gusto barocco, a cui si ispirano gli affreschi della grande sala al rpimo piano del palazzo e le decorazioni a stucco di numerosi ambienti. Nella cappella la pala dell'altare con S. Giovanni Nepomuceno inginocchiato davanti alla Madonna è di Francesco Unterperger. Assai ricco è l'arredo, con preziosi mobili e dipinti. Nella biblioteca si conserva il rotolo di 15 metri di lunghezza dipinto in occasione dell'incoronazione dell'imperatore Carlo V da parte del papa Clemente VII, con centinaia di ritratti dei presenti all'evento.


(Gioia Conta, I luoghi dell'arte)