domenica 16 ottobre 2011

Castel Lamprechtsburg


Il castello si trova nella frazione di Lunes/Luns e si può raggiungere dopo un'ora di cammino da Brunico.Il castello si trova sopra un picco che dà sulla stretta gola della Rienza in Val Pusteria, ad un'altezza di 990 m s.l.m.
Le prime notizie di questo insediamento si hanno di una "Curtis" (un podere) con cappella "ad S. Lantpertum" risalgono al 1090. L'attuale castel Lamberto risale invece ai primi anni del XII secolo (Alberto di Rischon), ed era di proprietà dei Signori di Rischon, ministeriali dei Vescovi di Bressanone. Dopo l'estinguersi di questa stirpe intorno al 1380 i vescovi diedero il castello in feudo a diverse famiglie.
Durante la guerra di successione del Tirolo (nei tempi di Margarethe Maultasch) il castello fu conquistato e distrutto due volte: nel 1336 da Margravio Carlo (che successivamente divenne l'imperatore Carlo IV del Sacro Romano Impero) e nel 1346 da Ludwig von Brandenburg.
Nel 1692 il vescovo di Bressanone diede il feudo a Johann Winkler von Colz zu Rubatsch, i cui discendenti rimasero in possesso del castello fino al 1811, quando passò in proprietà privata. Nel 1812 i Colz vendettero il castello al sacerdote Josef Hauptmann, i cui eredi sono tuttora proprietari del castello.

L'ampia facciata del catello si apre un portale a tutto sesto, un erker triangolare ed una bifora munita di inferriata. Alcuni ambienti interni sono rivestiti in legno. La cappella risale al XVII secolo, anche se una chiesa è già testimoniata nel 1075-1090 per indicare un maso "curtis ad Sanctum Lantpertum". E dal nome di San Lamberto è derivata la denominazione Lambrecht - Lamprecht. Oltre alla Madonna, rappresentata in una scultura sull'altare maggiore, era venerata Santa Cummerno/Kummernis; una santa di cui si è quasi persa la memoria, mentre fino alla prima guerra mondiale era meta di pellegrinaggi, soprattutto femminili. Viene rappresentata come un Crocifisso con abiti femminili.

Secondo la leggenda la figlia di un re pagano che viveva in Portogallo non voleva accettare la corte dei pretendentie, dopo aver confessato al padre la sua fede cristiana, fu imprigionata. Alla giovane crebbe una barba nera sulle gote e, accusata di strgeoneria, fu crocifissa. La sua rappresentazione in croce con una preziosa veste è chiaramente da collegare all'immagine dell'iconografia bizantina. Un ulteriore ampiamento della leggenda contempla la presenza di un violinista nel luogo della sua crocifissione, accusato poi di furto, viene spesso rappresentato con il violino accanto alla santa.

sabato 15 ottobre 2011

Riscone - Reischach

Probabilmente il nome ha origine celtica con il significato di "luogo al macereto" è menzionato per la prima volta nell'anno 1020 (Rischoni) nel documento di fondazione dell'abbazia di Castel Badia. Le rovine dell'antico castello di Riscone risalgono all'XI secolo.

Stegona - Stegen

Il nome Stegona da un insediamento di origine romana in prossimità di un ponte (Stega, Stege, Stegon) citata per la prima volta prima dell'anno 1000 dal vescovo Alboino.

Una denominazione ben comprensibile per un insediamento nei pressi della confluenza del torrente Aurino nella Rienza.

Frauen Bewegung '70 - Frammenti di storia del movimento femminista in Alto Adige/Südtrol

Dal 13 ottobre al 19 novembre si terrà a Bolzano presso la Galleria Civica in Piazza Domenicani

la mostra organizzata dall' Archivio Storico delle Donne:

L'ALTRA META' DEL CIELO

Il Movimento delel donne, che si sviluppò a partire dagli ani settanta, in Sudtirolo si concentrò prevalentemente nei centri urbani. I gruppi che si formarono nelle valli e nei paesi erano meno visibili. Fu un movimento complesso, nel quale si incontrarono influenze originarie delle aree linguistiche italiana e tedesca...


Dopo l'inaugurazione dell'evenyo del 13 ottobre seguiranno i seguenti appuntamenti:

17/10/2011 - Frauenbewegung '70 - Frammenti di storia del movimento femminista - Seminario dalle ore 15,00 alle 18,00 presso l'Archivio storico delle donne

26/10/2011 - Film "Processo per stupro" - Archivio storico delle donne

03 - 6/11/2011 - Convegno 46. Treffen deutschsprachiger Frauen ... - Archivio storico delle donne

04/11/2011 - Convegno, il movimento femminista negli archivi storici delle donne - ore 18,00 - Kolpinghaus

09/11/2011 - Film "Der Subjektive Faktor" - Archivio storico delle donne

14/11/2011 - Liebensbriefe als historische Quelle - dalle 15,00 alle 18,00 - Archivio storico delle donne

17/11/2011 - La pioniera del giornalismo critico in Alto Adige compie ottant'anni - Incontro/Discussione ore 20,00 all'Archivio delle donne




Trinkstube a Brunico

Al n. 43 di via Centrale si trova la cosiddetta "Trinkstube", consistente in un ambiente rettangolare con volta a botte, a cui si accede attraverso una porta a ogiva con battente in ferro.

Le fondamenta dell'edificio, che attualmente ospita una farmazia, risalgono al momento dell'edificazione della cittadina, ovvero intorno al XIII secolo, mentre risale al 1526 la costruzione e la decorazione dell'ambiente, adibito dall'allora proprietario veit Soell von Aichberg a sede di riunione conviviale esclucivo ai concittadini di alto prestigio sociale. Le pareti sono affrescate con motivi floreali e dagli stemmi (con didascalie) dei menbri che partecipavano all'esclusivo "circolo".

Ci sono delle nicchie decorate dove venivano poste le lucerne e le suppellettili, dei riquadri neri dove venivano segnati con il gesso i debiti o ... bicchieri bevuti!

mercoledì 12 ottobre 2011

Brunico - Bruneck

Con la costruzione del castello di Brunico e la contemporanea fondazione della città-mercato intorno al 1252, il vescovo Bruno di Kirchberg volle creare un punto forte per la difesa dei suoi possedimenti. Il nome della città è testimoniato per la prima volta in un docimento datato 23 febbraio 1256; il castello è nominato castrum Bruneke nel 1276.

Il primo nucleo del nuovo borgo consisteva nell'unica via "centrale", su cui si affacciavano i fronti di una novantina di case, per lo più a due piani, in pietra quello sottosrante e in legno quello superiore, con una tettoia antistante che veniva a formare un porticato continuo e con spesso una stalla nella parte retrostante. Le facciate erano articolate con sporti e decorate con affreschi ed insegne per le locande.

La costruzione delle mura, avviata già al momento della fondazione, fu incentivata dal principe vescovo Hans Sax nel 1305 con la concessione di un'esenzione fiscale per la sua ultimazione, la quale si concluse sotto il principato del vescovo Albert von Enn (1323-1336).

La prima chiesa eretta all'interno delle mura fu l'attuale chiesa di Santa Caterina.

Il borgo fu nominato città nel 1333 e divenne un punto di sosta lungo la trafficata via che dal Brennero proseguiva lungo la Pusteria sino a Venezia.

Nel 1723 un incendio distrusse gran parte della città e anche successivamente con gli incendo nel 1836 e nel 1850, oltre alla catastrofica alluvione del 1882.

Nel 1871 fu inaugurata la ferrovia che collegava la linea del Brennero da Fortezza a villach in Austria a a Marburg, l'attuale Maribor in Slovenia, che oltre ad una notevolissima importanza commerciale, attivò il flusso turistico nella valle e la nascita di numerosi esercizi alberghieri in città. Nel 1908 venne costruita la ferrovia da Brunico a Campo Tures (soppressa nel 1957).

lunedì 10 ottobre 2011

Attentati - Attentate



Attentati e bombe, purtroppo, hanno svolto periodicamente un ruolo nella recente storia del Sudtirolo e della sua autonomia. Fino ai nostri giorni sono state compiute azioni da autori così diversi da renderne impossibile la precisa ricostruzione.In linea di massima è possibile distinguere due periodi di attentati sudtirolesi, ciascuno diviso a sua volta in due fasi.

Un primo periodo concerne l'epoca del "Los von Trient", con inizio nella seconda metà degli anni cinquanta. Allora il terreno venne preparato in occasione delle grandi festività hoferiane del 1959, allo scopo di far scivolare la condizione di generale insoddisfazione nei riguardi di un'autonomia accettata a malincuore verso un piano di sollevazione armata. In questo contesto, l'episodio più importante è rappresentato dalla cosiddetta "Notte dei fuochi" (Feuernacht) in occasione della celebrazione della festa del Sacro Cuore di Gesù (11 giugno 1961). La maggior parte degli attentati, compiuti mediante l'uso di esplosivo, colpirono i tralicci dell'alta tensione e furono organizzati da ambienti sudtirolesi vicini alla SVP.

In un clima internazionale allora cntraddistinto dai movimenti di liberazione legati ai processi di decolonizzazione, l'intenzione era quella di far convergere sulla questione sudtirolese l'attenzione dell'opinione pubblica mondiale, allo scopo di porre un forte accento sulle richieste avanzate in termini legali ("Los von Trient", maggiore autonomia amministrativa, possibile autodeterminazione). Grazie a questa prima fase si riuscì a sollecitare l'intervento di tutte le parti in causa; è inoltre possibile affermare che, nonostante la dura ed efficace repressione compiuta dallo Stato italiano, quegli attentati contribuirono a riattivare il processo di revisione dell'autonomia (fatto questo, che peraltro non depone a favore della qualità della democrazia del tempo). Alle azioni di questa prima fase, compiute dai "combattenti per la libertà" seguirono molto presto - e fino al 1967, cioè durante tutto il periodo delel trattative per il riordino dell'autonomia sudtirolese - numerosi altri attentati, che presero di mira obiettivi in grado di mettere in pericolo vite umane (caserme, pattuglie militari e della polizia ecc.) e causarono infatti numerose vittime, tra le quali devono comunque essere contate anche quelle addebitabili alla reazione delle forze dell'ordine.

Gli attentati della seconda fase possono essere ricondotti solo in parte ad autori sudtirolesi: ad essi infatti si aggiungono elementi stranieri, soprattutto gravati da un orientamento politico di matrice nazista, e (come in seguito è stato accertato) vi fu anche l'interferenza dei servizi segreti italiani, conferendo all'intero quadro un aspetto assai poco trasparente. In sostanza si può affermare che gli attentati della prima fase sono stati compiuti mediante il sostegno per l'approvazione di ampi settori della popolazione sudtirolese di lingua tedesca, mentre gli autori delle azioni successive agirono senza cercare un simile appoggio e dunque in modo più isolato.

Un secondo periodo di attentati, realizzaticon uso di esplosivi e altre azioni violente, è cominciato nell'anno 1978. Anche in questo caso si possono distinguere due fasi. Nella prima (soprattutto fino al 1981) si tratta di una serie di provocazioni etniche, cominciate con attentati d'impronta anti-italiana (ad essere presi di mira furono lcuni monumenti) che trovarono poi presto una risposta di segno opposto: i bersagli divennero oggetti e simboli tedeschi-sudtirolesi (funivie, monumenti, ecc.)Numerosi scarabocchi realizzati su cartelli o altre scritte in tedesco o in italiano, azioni contro automobili con la targa di un'altra provincia italiana e altri tipi di aggessioni occasionali a sfondo etnico accompagno queste iniziative, fiorite sul terreno proprizio del crescente scontro identitario.

Da parte tedesca ciò è da ricondurre a un certo malumore nei confronti della soluzione maturata con il "Pacchetto", dunque alal convincione che adesso si possa e ci si deve spingere oltre, e la reazione pubblica attestabile all'interno del proprio gruppo linguistico sembra favorire un simile atteggiamento. Sul versante italiano si è assistito all'emergere di una tendenza sublimale votata a rispondere con gli stessi metodi usati dai sudtirolesi di lingua tedesca: "ribatteremo colpo su colpo" si poteva leggere in alcuni volantini, e sempre più spesso qualcuno faceva presente che gli italiani del Sudtirolo avrebbero dovuto affrontare i loro problemi così come i sudtirolesi di lingua tedesca avevano fatto negli anni '60. Se da parte tedesca, insomma, il "Pacchetto" sembra troppo poco, per gli italiani era considerato qualcosa di troppo.

A mobilitarsi seriamente contro questi attentati furono in realtà soltanto le forze interetniche, le quali vedevano nell'ulteriore radicalizzazione dello scontro una grave minaccia portata alla convivenza; la grande maggioranza dell'opinione pubblica e i principali partiti sottovalutarono questi segnali e non furono colti da particolari preoccupazioni quando dal tessuto lacerato della società emergevano di tanto in tanto episodi di violenza.

Una nuova ondata di azioni violente a sfondo etnico comincia a partire dal 1986 con una serie di attentati, in gran parte rivolti contro obiettivi italiani: case popolari, edifici pubblici, abitazioni di politici e così via. Stavolta lo sconcerto è unanime e non si registra nessuna forma di approvazione. Soprattutto la popolazione italiana è colpita da questa nuova serie di attentati, divenendo insicura e reagendo mediante un atteggiamento nazionalistico. Anche questi attentati finiscono così per svolgere un notevole ruolo nella politica sudtirolese. L'enorme enfatizzazione e drammatizzazione di questi temi fatta poi dai mezzi di informazione non produce meno danni dell'indifferenza spesso ostentata da parte tedesca.

Gli autori degli attentati vengono individuati solo molto raramente e sfuggonocosì alla legge. Forse gli organi inquirenti sono fin troppo rapidi nell'applicare modelli interpretativi precostituiti, e forse è vero anche che la popolazione,a causa della diffusa sfiducia nei confronti della polizia e degli amministratori della giustizia, non offre la collaborazione necessaria.

"Se anche non riusciamo ad evitare gli attentati, almeno vorremmo riuscire a limitarne i danni psicologici e politici" è invece il motto e il punto di partenza di ogni manifestazione, raccolta di fondi per le vittime e iniziative di solidarietà organizzate dai gruppi interetnici.


(Alexander Langer)