domenica 10 febbraio 2013

Principi vescovi, avvocati e .. vassalli

Palazzo vescovile di Bressanone
Con la donazione di Corrado II, il vescovo veniva dotato di tutti gli attributi, la dignità e i privilegi di un principe immediato dell'impero. Il vescovo veniva con ciò equiparato agli altri principi imperiali: si circondava di dignitari della sua corte e si mostrava alla testa dei suoi vassalli e dei suoi ministeriali e disponeva di capitani e marescialli.
Agli advocatus venne affidata la tutela dei territori vescovili ed anche l'esercizio del potere e dell'autorità temporale.
Quanto il sistema feudale condizionasse ogni tipo di rapporto lo si può dedurre dalla seguente sentenza emessa il 9 marzo 1200 dalla curia dei vassalli a Trento dove venne sancito che "il feudo era strettamente connesso alla dignità di giudice..." o che, come corrispettivo per alcuni servigi (ad esempio il bucato della biancheria vescovile, la pulizia dei camini, il mantenimento del cane di Castel Firmiano) fosse il conferimento di un feudo (Codex Wangianus, pg. 7) non si può negare che il feudalesimo raggiungesse i limiti della caricatura.
Castello del Buon Consiglio, Trento

Ma la sovranità feudale del vescovo non derivava soltanto da questi rapporti di servizio ma, in parte, anche alla cessione volontario o meno di un bene allodiale (bene ad uso esclusivo del proprietario) o di una parte di esso.
Questo fu il caso dei Conti di Appiano che, dopo l'infelice esito della lotta da loro intrapresa contro il vescovo, dovettero riprendere da lui - sotto forma di feudo - una parte dei beni che erano stati di loro proprietà.
Questi rapporti feudali presentarono per il vescovo dei grandi pericoli che poi si rivelarono la causa prima della fine del potere temporale: avvocati e vassalli.

Gli avvocati appartenenti alla stirpe dei Conti del Tirolo non soltanto avevano ottenuto l'ereditarietà dell'avvocazia ma si erano impadroniti anche di molti importanti feudi; Alberto III, già probabilmente nel 1235 o 1236, qundo era per la seconda volta podestà di Trento, ottenne dal vescovo Aldrighetto l'ereditarietà dell'avvocazia e dei feudi ecclesiastici anche per le sue figlie Adelaide ed Elisabetta con una sentenza che fu, in seguito, confermata dall'imperatore. 
Dopo la morte di Alberto III, ultimo conte del Tirolo, l'avvocazia con tutti i feudi ecclesiastici passarono a suo genero Mainardo di Gorizia, che aveva sposato Adelaide; da allora si chiamò Conte del Tirolo e di Gorizia.

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