venerdì 25 maggio 2012

Le torbiere


Le torbiere si formano in depressioni del suolo, dalle quali l’acqua non può defluire; quasi sempre si sono  formate in seguito all’ interramento di un lago. Il terreno è costantemente umido e povero di ossigeno e allora la decomposizione dei resti vegetali è incompleta. 
Questa materia organica si accumula e quando diventa più abbondante incomincia a formarsi la torba, dando origine a una torbiera bassa. Essa è in diretto contatto con la falda freatica il che assicura alle piante un sufficiente apporto di sostanze nutrienti.

Appena gli strati di torba raggiungono la superficie dell’ acqua della torbiera, inizia la colonizzazione da parte degli sfagni dando inizio alla formazione di una torbiera alta. La tipica forma bombata della torbiera alta è causata dalla crescita verticale degli sfagni (muschi); quando la loro parte basale muore gli strati superiori iniziano a perdere il contatto con la falda freatica e così perdono anche un’ importante fonte di sostanze nutrienti.

Gli strati di torba crescono molto lentamente, al massimo un millimetro all’ anno. Rami, polline, cadaveri e altri materiali organici che per caso cadono nella torbiera non possono essere decomposti a causa dell’ humus acido e della mancanza di ossigeno, ma vengono conservati egregiamente. Per questa ragione le torbiere nascondono spesso testimonianze della vita di epoche passate. 

LE PIANTE DELLA TORBIERA: SOPRAVVIVENZA E ADATTAMENTO


Le torbiere sono caratterizzate dalla mancanza di sostanze nutritive, da un suolo acido e da un forte surriscaldamento della loro superficie. Queste condizioni vitali sfavorevoli permettono soltanto a poche specie vegetali di sopravvivere.

Una di queste specie è lo sfagno. Nonostante sia privo di radici in senso stretto, può assorbire l’ acqua molto velocemente; le sue cellule possono immagazzinare per lungo tempo un volume di acqua pari a 20 volte il loro volume originario. Per sconfiggere i propri concorrenti lo sfagno secerne un acido che inibisce la loro crescita.

Una altra strategia di adattamento é stata sviluppata dalla drosera. Questo fiore poco appariscente è una pianta carnivora. Le sue foglie possiedono peli che al loro apice portano una ghiandola secernente un liquido vischioso che attira e trattiene gli insetti. Stimolata dai movimenti della preda, la foglia si chiude ed inizia a digerire il malcapitato. In questa maniera la piantina può nutrirsi e sopravvivere nella torbiera altrimenti povera di elementi nutritivi.

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