Le torbiere si formano in
depressioni del suolo, dalle quali l’acqua non può defluire; quasi sempre si
sono formate in seguito all’
interramento di un lago. Il terreno è costantemente umido e povero di ossigeno
e allora la decomposizione dei resti vegetali è incompleta.
Questa materia
organica si accumula e quando diventa più abbondante incomincia a formarsi la
torba, dando origine a una torbiera bassa. Essa è in diretto contatto con la
falda freatica il che assicura alle piante un sufficiente apporto di sostanze
nutrienti.
Appena gli strati di torba
raggiungono la superficie dell’ acqua della torbiera, inizia la colonizzazione
da parte degli sfagni dando inizio alla formazione di una torbiera alta. La
tipica forma bombata della torbiera alta è causata dalla crescita verticale
degli sfagni (muschi); quando la loro parte basale muore gli strati superiori iniziano a
perdere il contatto con la falda freatica e così perdono anche un’ importante
fonte di sostanze nutrienti.
Gli strati di torba crescono
molto lentamente, al massimo un millimetro all’ anno. Rami, polline, cadaveri e
altri materiali organici che per caso cadono nella torbiera non possono essere
decomposti a causa dell’ humus acido e della mancanza di ossigeno, ma vengono
conservati egregiamente. Per questa ragione le torbiere nascondono spesso
testimonianze della vita di epoche passate.
LE PIANTE DELLA TORBIERA: SOPRAVVIVENZA E ADATTAMENTO
Le torbiere sono caratterizzate dalla mancanza di sostanze
nutritive, da un suolo acido e da un forte surriscaldamento della loro
superficie. Queste condizioni vitali sfavorevoli permettono soltanto a poche
specie vegetali di sopravvivere.
Una di queste specie è lo sfagno.
Nonostante sia privo di radici in senso stretto, può assorbire l’ acqua molto
velocemente; le sue cellule possono immagazzinare per lungo tempo un volume di
acqua pari a 20 volte il loro volume originario. Per sconfiggere i propri
concorrenti lo sfagno secerne un acido che inibisce la loro crescita.
Una altra strategia di
adattamento é stata sviluppata dalla drosera. Questo fiore poco appariscente è
una pianta carnivora. Le sue foglie possiedono peli che al loro apice portano
una ghiandola secernente un liquido vischioso che attira e trattiene gli
insetti. Stimolata dai movimenti della preda, la foglia si chiude ed inizia a
digerire il malcapitato. In questa maniera la piantina può nutrirsi e
sopravvivere nella torbiera altrimenti povera di elementi nutritivi.
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