martedì 14 febbraio 2012

Le assistenti al parto nel Sudtirolo dal XV secolo



Gli ordinamenti più antichi relativi alle ostetriche provenienti dall'area tedesca risalgono al XV secolo. Per Bressanone ci è stato tramandato un ordinamento del 1604.
L'amministrazione cittadina sorvegliava l'ammissione delle ostetriche a Bressanone e ne prescriveva almeno due. L'ammissione ufficiale legittimava la loro attività e fungeva da garanzia della loro competenza ed affidabilità. Questo era ciò che induceva le ostetriche ad abbandonare la libera attività ed entrare al servizio del comune.
Nel 1690, quando fu fatto notare al consiglio cittadino che l'ostetrica Maria Sämerin, incaricata di recente, non godeva della fiducia delle donne di Bressanone e non veniva chiamata ad assistere ai parti, la donna fu "licenziata".
Le aspiranti all'ufficio di ostetrica dovevano essere di religione cattolica, avere esperienza, essere di nascita legittima ed avere una condotta di vita virtuosa. Prima di venire incaricata, un'ostetrica doveva essere "esaminata" dal parroco. Era prevista anche una lezione sul battesimo, in modo che potesse battezzare i neonati in caso di necessità. In alcuni casi il medico cittadino le esaminava sulle loro competenze specifiche riguardo l'assistenza al parto.
Col loro giuramento le ostetriche di Bressanone si impegnavano a prestare assistenza al parto diligentemente e coscientemente, indipendentemente dal fatto che fossero chiamate di giorno o di notte.
Le donne ricche e povere dovevano essere assistite senza differenze, nessuno doveva essere svantaggiato.
Infine il parroco doveva essere informato mensilmente sulle nascite. Ad attirare su di sè l'interesse della chiesa erano soprattutto i figli illegittimi, ma anche i casi di nati morti da donne nubili o vedove dovevano essere comunicate immediatamente.
Kundl Khellerknechtin non rispettava esattamente l'impegno a trattare le donne gravide in modo disinteressato ed imparziale. Col pretesto di non essere una delle ostetriche giurate sottraeva all'ostetrica cittadina Anna Feichtnerin tutte le donne ricche e abbandonava le partorienti povere al loro destino.
Il consiglio cittadino la ammonì a non ledere l'onore dell'ostetrica cittadina ed a trattare tutte le donne allo stesso modo, indipendentemente della loro situazione economica.
Le ostetriche cittadine venivano retribuite dalla città 4 volte all'anno. Nel 1546 il salario trimestrale ammontava ad 1 fiorino, nel 1619 a 3.

(dal capitolo "Donne deboli donne forti" di Marlene Huber - dal libro: L'altra storia, Sieglinde Clementi, ed. Weger)

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