giovedì 16 febbraio 2012

Cittadine, residenti o tollerate?

Durante la prima età moderna a Bolzano, come in molti altri centri urbani, non esistevano cittadine a pieno titolo. Solo poche città consentivano alle donne di acquisire direttamente la cittadinanza e, con essa, il pieno esercizio di diritti e doveri civici. Del resto, entrare nella ristretta cerchia dei titolari del diritto di cittadinanza costituiva un'ardua impresa anche per i maschi.
Maggiormente alla portata delle donne era invece il domicilio, cui peraltro si associavano diritti più limitati.
A Bolzano, la prima donna ad essere ammessa a tale privilegio fu la vedova Lucia Frischin, nel 1590.
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Cittadinana e domicilio venivano concessi dal Consiglio cittadino, gli aspiranti erano autorizzati ad insediarsi stabilmente e lavorare a Bolzano sotto previo accoglimento della loro richiesta.
Requisiti essenziali per raggiungere l'uno o l'altro status erano la proprietà di un immobile o l'attestazione di un reddito sufficiente a mantenere una famiglia.
Le donne sposate non accedevano autonomamente a tali diritti, ma ne beneficiavano per il tramite dei loro mariti, allorchè essi venivano accolti come cittadini o domiciliati.
Solo le donne senza parenti legittimi - donne sole, generalmente vedoce - presentavano personalmente la domanda di domicilio cos da potersi stabilire e/o formare una famiglia a Bolzano.
Le tollerate, invece, potevano insediarsi in città per un tempo determinato o fino a nuovo ordine. Ad esempio Maria Kahlin, maestra, fu ammessa nel 1661 per "buona condotta", nel 1709 la cucitrice Anna Rottenstainerin, nubile, veniva "tollerata in codesta città per ragioni di buona condotta".
Alcune erano tollerate per un periodo prestabilito - è il caso di Magdalene Kampillerin, ammessa "per un anno" o di Gertraudt Kellerin "fino alla Candelora", altre dovevano sottostare a precise condizioni: nel 1709 la vedova Eva Rainerin, per essere tollerata, dovette mandare a servizio le due figlie nubili.
Le persone titolari della cittadinanza o del domicilio non potevano ospitare forestieri in casa propria per più di tre giorni e senza darne comunicazione alle autorità comunali.

Cittadini/e e domiciliati/e erano autorizzati ad esercitare commerci o mestieri e a crearsi una famiglia; erano loro garantite anche una sicurezza pubblica e una pensione di vecchiaia.
La principale differenza tra cittadinanza e domicilio consisteva nel fatto che solo la prima autorizzava chi ne era titolare ad avvalersi di taluni usi civici (utilizzo del legname, pascolo, caccia e pesca). Inoltre, mentre i cittadini potevano vendere il vino di propria produzione per tutto l'anno, ai domiciliati tale vantaggio era concesso soltanto tra la fine di aprile e l'inizio della vendemmia.
Se la cittadinanza poteva essere trasmessa ai figli, il domicilio era invece un diritto individuale, che si estingueva alla morte della persone che ne era titolare.
I cittadini e i domiciliati devevano rendere servigi alla comunità urbana, come: in caso di incendio, ai fini della sorveglianza e la difesa, ecc., cui provvedevano personalmente o versando dei corrispettivi in denaro.

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(Storie di cittadine Bolzano-Bozen dal Medioevo ad oggi, S.Clementi - M. Verdorfer, Folio Editore)

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