martedì 31 gennaio 2012

Confini - Grenzen

Confine del Brennero: l'ingiusto confine, il sacro confine.
L'interpretazione cambia a seconda dell'osservatore, anche se in entrambi i casi abbiamo a che fare con autentici feticisti del confine, in Sudtirolo fin troppo numerosi. Tutti vogliono la stessa cosa: condizioni prive di sfumature, confini netti.
Ciò avrebbe senz'altro potuto verificarsi nel 1918, se i vincitori della guerra mondiale si fossero davvero attenuti ai 14 punti di Wilson: a quel tempo sarebbe stato molto facile far coincidere i confini di Stato con quelli linguistici, attribuendo l'odierno Trentino all'Italia e l'odierno Sudtirolo all'Austria (i Ladini, se qualcuno glielo avesse chiesto, si sarebbero probabilmente decisi per l'Austria).
Le cose andarono però diversamente e soluzioni univoche oggi non sarebbero più possibili. In Sudtirolo viviamo adesso con un confine del Brennero che ha perso nel frattempo la sua drammaticità, diventando poroso, e con un "confine di Salorno" che invece ha acquisito sempre più importanza, dividendo in un certo senso la provincia dal resto d'Italia.
Gli amanti della sovranità nazionale parlano volentieri di un'Italia unita e indivisibile dal Brennero alla Sicilia, gli amanti del "Tirolo unito" non mancano mai di stigmatizzare, definendolo vergognoso, il confine del Brennero.
Alcuni tra quelli che parlano volentieri della cancellazione dei confini mirano in realtà a spostarli (in questo caso verso sud), e spesso sono proprio coloro i quali maggiormente hanno in odio il confine di Stato a risultare i più zelanti nel richiedere una separazione tra i gruppi etnici.

(tratto dal libro: Fare ancora/Weiter machen - ripensando ad Alexander Langer, a cura di Gaia Carroli, Davide Dellai), Ed. Alpha Beta)

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