"Se vuoi viaggiare veloce, viaggia da solo. Ma se vuoi andare lontano, viaggia in compagnia"
lunedì 21 novembre 2011
Il Labirinto
Il labirinto ha le sue origini nella cultura minoica, come invenzione di Dedalus, per rinchiudervi il Minotauro. L'etimologia del termine potrebbe derivare da Labrys (la doppia ascia che simboleggia il sole) o da labor (lavoro) e intus (dentro), che chiaramente allude ad una ricerca interiore.
Nel Medioevo il labirinto è presente nelle pavimentazioni delle chiese, in forma di mosaico di piccole o grandi dimensioni, o in forma di scultura di piccole dimensioni.
I significati del labirinto sono molteplici e il fatto che in genere il suo ingresso è orientato a ovest, dove tramonta il sole, ci fornisce l'indizio per unaprima interpretazione: è un percorso che dalle tenebre va in direzione della luce, una metafora della ricerca della fede e della Salvezza.
Spesso al centro del labirinto è rappresentata la "Gerusalemme celeste" oppure una valva di conchiglia, che allude al Battesimo ma anche al pellegrinaggio.
In relazione a quest'ultimo significato alcuni studiosi hanno ipotizzato che il tracciato di grandi dimensioni, come ad esempio quello di Chartres (in Francia), fosse una alternativa al pellegrinaggio per chi era impossibilitato a mettersi in cammino per i luoghi santi durante il Giubileo. Non a caso alcune fonti definiscono il labirinto Chemin de Jerusalem, che i fedeli potevano percorrere in ginocchio, pregando e intonando salmi penitenziali; quelli di piccole dimensioni, come quello di San Martino a Lucca, poevano essere percorsi con un dito. Riguardo a quest'ultimo bisogna notare che accanto compare una scritta che recita:
"questo è il labirinto di Dedalo, dal quale nessuno può uscire tranne Teseo grazie al filo di Arianna". Questo identifica il fedele inun novello Teseo e la Fede in un filo di Arianna, e grazie a quest'ultima diventa chiaro il percorso che conduce alla salvezza.
In altre rappresentazioni il labirinto si trasforma in metafora del mondo terreno e del viaggio, un mondo in cui ci si può perdere ma che bisogna ugualmente attraversare per raggiungere la meta finale.
(Manuale dei simboli nell'arte di Maurizio Chelli, ed. EDUP)
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