mercoledì 13 ottobre 2010

il monaco Goswin di Monte Maria a Burgusio

All’interno del monastero benedettino di Monte Maria è custodita una cronaca, scritta nel 1365 dal priore Goswin, grazie alla quale è possibile ricostruire gran parte della vita politico-sociale della Val Venosta medioevale. Goswin, che dedicò tutta la sua esistenza alla difesa dei diritti dell’abbazia di Burgusio, visse forse il momento più difficile della storia di Monte Maria: le depredazioni e le violenze dei potenti, lo scarso appoggio e spesso l’ostilità dei vescovi di Coira, il drammatico susseguirsi di pestilenze e catastrofi. Come se ciò non bastasse la vita interna del monastero aveva subito un certo imbarbarimento, i monaci non svolgevano con la dovuta cura le orazioni. Chi avrebbe più donato al monastero rendite e terreni se poi nessuno avrebbe pregato per la salvezza delle anime? Poiché i monaci vivevano delle oblazioni dei fedeli, senza pregare per loro, Goswin richiamava i confratelli al dovere.

Ritenendo che fosse giunto il momento di riporre ordine nei beni di Monte Maria e di restaurare l’antica potenza, decise di scrivere la Cronaca dell’abbazia. Riordinate tutte le lettere di privilegio avute dal monastero a partire dalla sua fondazione, le raccolse in una “cornice” costituita da brevi cenni storici, che avrebbero dovuto illustrarle e attestarle. Nacque così la Cronaca del monastero di Monte Maria, che si apre con la preoccupata esortazione ai monaci.

Segue un calendario, dove sono riportate le date di morte dei fondatori del monastero, i signori di Tarasp, e dei vari benefattori, abati, avvocati, per l’anima dei quali era necessario celebrare determinate funzioni religiose.

Nel successivo registrum Goswin precisa invece ciò che tratterà nella Cronaca, specificandone i fini.

La Cronaca vera e propria si divide in tre parti:

  • Vengono in primo luogo riportati gli avvenimenti a partire dalla fondazione dell’abbazia a Schuls, in Engadina, fino all’epoca del suo trasferimento a Burgusio; il tutto è intrecciato all’elenco delle varie donazioni dei Tarasp con le conferme dell’imperatore Federico I, del conte del Tirolo Alberto e di papa Alessandro III.
  • Segue una Historia abbatum, che riporta i principali avvenimenti, soprattutto politici, avvenuti sotto ogni abate. Il fulcro è costituito dalla narrazione dell’assassinio dell’abate Hermann da parte dell’advocatus (ovvero il suo protettore) Ulrico von Matsch, avvenuto nel 1304.
  • La terza parte è composta da documenti riportati integralmente, che si sovrappongono alla precedente narrazione.

Con la sua Cronaca, costituita da diversi strati non integrati tra loro, Goswin non ha alcun altro interesse se non la restaurazione dell’antica potenza del monastero. Perché il prestigio di Monte Maria possa essere restaurato, Goswin si aggrappa ai documenti, agli antichi privilegi, agli antichi computi delle entrate economiche, come fossero la vera realtà; il suo mondo è ancora quello del XII e XIII secolo, quando la parcellizzazione del potere lasciava sussistere vaste aree di autonomia. Nel XIV secolo però la realtà sta cambiando: mentre un intero castello di regola sociali va in frantumi, le nuove potenze emergenti per ottenere i loro fini adottando i metodi più cruenti.

Tra gli effetti causati da tali metodi, vanno annoverate le ondate di peste che devastarono in quei tempi i territori della Val d’Adige: la falce della “morte nera” colpì quasi tutti i monaci del monastero di Monte Maria: la mattina di domenica 30 luglio 1374 cadde infermo anche il monaco Goswin, il cui corpo iniziò a coprirsi di devastanti bubboni. I pochi confratelli rimasti si raccolsero a pregare fervidamente per la sua salvezza, che giunse di lì a poco.

(da: Monachesimo in Alto Adige di Leone Sticcotti)

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