giovedì 30 gennaio 2014

Shoah in Alto Adige: gli anni della persecuzione antiebraica



A Merano avvenne la prima deportazione degli ebrei attuata sul territorio italiano dopo l'8 settembre 1943Prima di venire trasferiti nel campo di concentramento di Aschwitz venivano rinchiusi nel campo di concentramento di Bolzano.

L’ordine di arrestare i cosiddetti Volljuden (persone con entrambi i genitori ebrei) fu recapitato ai fiduciari di sezione dell’AdO (Arbeitsgemeinschaft der Optanten für Deutschland) dei distretti altoatesini il 12 settembre 1943 dal brigadiere generale delle SS Karl Brunner. La retata che portò all’arresto di tutti gli ebrei rimasti a Merano scattò nelle ore e nei giorni immediatamente successivi. Vi presero parte militari dell’SD (Sicherheitsdienst) coadiuvati da alcuni meranesi inquadrati nel SOD (Sicherheits u. Ordnungsdienst). A quanto sembra la lista nera fu fornita alla Gestapo dalla polizia italiana che l’aveva redatta a seguito delle leggi razziali del 1938.
Stolperstein, foto di Manfred Kilian


I primi giorni dopo l’8 settembre i militari germanici si erano concentrati sulla cattura a l’internamento dei soldati italiani di stanza a Merano e nelle altre località altoatesine. A partire dal 12 settembre, nel giro di poco tempo, caddero nelle mani dei nazisti oltre venti persone: Lodovico Balog, Geltrude Benjamin, Alfred Bermann, Guglielmo Breuer, Francesca Stern De Salvo con la figlia Elena, Jenni Dienstfertig Vogel, Meta Elkan Sarason (Benjamin), Giuseppina Freud Balog, Enrico Gittermann, Maurizio Götz, Abram Hammer, Giuseppe Israel Honig, Walli Knapp Hofmann, Antonia Taube Kurz Hammer, Emilio e Sigfried Löwy, Teresa Reich, Caterina Robitscheck Breuer, Emma Saphier Götz, Ernestina Vogel e Carlotta Zipper.

Adalgisa Ascoli abitava a Bolzano in Piazza delle Erbe

 Gli arrestati vennero rinchiusi nelle cantine della casa GIL (o “del Balilla”). Altre persone coinvolte nella deportazione: Regina Gentili, Aldo Castelletti, Giovanna Wolf Gregory, Caterina Rapaport Zadra e Teresa Weiss Bermann, Leopold Götz, Jacob Augapfel, David Apfel, Edvige Tauber.
Nella casa del Balilla gli arrestati furono tenuti in uno stanzone dello scantinato. Per evitare che trapelassero grida e pianti si inchiodarono le finestre, benché le giornate ancora afose rendessero l’atmosfera asfissiante, tragico preludio di ciò che sarebbe accaduto nei KZ. Malgrado molti dei prigionieri fossero malati, li si lasciò senza cibo né acqua, concedendo solo alla sera, a qualche donna, di recarsi alla toilette. Perquisiti e spogliati di ogni oggetto di valore, furono brutalmente interrogati dal comandante delle SS.
La sera del 16 settembre vennero infine stipati su due grosse auto. Attraverso i passi del Giovo e del Brennero, furono trasferiti al campo di concentramento di Reichenau presso Innsbruck dove alcuni di loro morirono. Gli altri, nella primavera del 1944, compirono il loro ultimo viaggio. Destinazione: le camere a gas di Auschwitz. Del gruppo una sola persona riuscì a salvarsi: la baronessa Valeska (Walli) Koralek von Hofmann, cittadina del Liechtenstein, della quale si interessano le autorità consolari svizzere.

Renzo Carpi


 
Alberto Carpi


Germana Carpi


Per saperne di più leggi:




 "MERANO HISTORY"

e 

Gli anni della persecuzione antiebraica: diritti negati e deportazioni di Cinzia Villani


il primo a sinistra: Rudolf Furcht



(le foto sono state tratte da Internet/Wikipedia)



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