giovedì 10 ottobre 2013

Commerci e mercati in Europa nel Medio Evo



Il controllo dei traffici marittimi, dopo la caduta dell'impero romano, resta ai bizantini che riescono a mantenere una intensa attività mercantile nel Medio Oriente con gli arabi.
Con il dissolvimento dell'unità politica in occidente, i commerci si indeboliscono e i nuovi popoli germanici (che non hanno una cultura marittima!) non sono interessati a rivitalizzare i commerci mediterranei.

Il loro commercio si svolge lungo le vie terrestri che collegano le antiche città romane, diventate centri politici delle nuove organizzaizoni territoriali, e basi di piccole produzioni artigianali e sedi di un ceto dirigente formato da guerrieri e successivamente da funzionari ministeriali in grado di acquistare le merci.
 
commercio di Costantinopoli

Il cattivo stato del vecchio sistema stradale romano, rovinato dall'incuria e da un lungo periodo di guerre, i pericoli derivati dal brigantaggio nelle zone impoverite rendono molto rischiosi e molto caro il trasporto e lo scambio delle merci (per es.: il costo del grano raddoppiava ogni 50 - 100 km.).

In occidente scompare la moneta d'oro, ancora battuta a Costantinopoli e diffusa nel mondo arabo e si diffonde invece una monetizzaizone argentea - voluta da Carlo Magno - perchè più adatta a un mercato in cui i beni comprati e venduti non sono di grande valore.

Scompare l'olio di oliva a favore del burro e del lardo e le candele di cera al posto dei lumi a olio del periodo romano(Nel Medioevo sopravvissero oliveti di ridotte dimensioni presso alcuni conventi e nei feudi fortificati che sorsero soprattutto in Toscana. Successivamente, furono proprio i conventi a ricreare oliveti di grandi dimensioni, dati in gestione a contadini con contratti "ad laborandum", secondo cui il proprietario dell'oliveto riceveva parte del raccolto e alcune giornate di lavoro nelle proprie terre. Più tardi, nel XII secolo, vennero stipulati contratti "ad infinitum", cioè senza limiti di tempo, per cui i contadini si impegnavano alla coltivazione in cambio di un fitto, sovente pagato in olio).

Il sistema feudale e l'economia curtense, con la frammentazione del territorio in unità autosufficienti, tendono a soffocare ulteriormente i commerci, gravati fra l'altro da dazi, applicati ogni volta che si attraversavano i confini, ponti o le porte di accesso alle città (in Alto Adige sono note le "chiuse" e le "dogane")

L'attività prevalente prima della fine del Medio Evo è l'agricoltura seguita dal commercio delle stesse derrate alimentari, l'artigianato e l'attività mineraria.


Con le Crociate, iniziate nel X secolo, viene contrastata la presenza araba e contenuto il commercio bizantino riportando i mercanti europei in contatto con l'oriente.
Venezia è una delle principali città promotrici delle crociate e diventa una potenza commerciale. Nel XIII secolo Venezia conquista Costantinopoli e  controlla i territori guadagnati in Terrasanta con le crociate, costituendo basi esenti da dazi.
Anche Amalfi, Pisa e Genova diventano importanti porti per il commercio e lo scambio di vino, tessuti, armi, sete, spezie, papiro, oro, avorio ecc.
Nel nord Europa si consolida intorno a Lubecca, la Lega Anseatica, che riunisce le città portuali baltiche e germaniche forti della produzione di aringhe salate, grano, birra e armi.
Le fiere commerciali annuali dove si incontrano mercanti che provengono dal nord e sud Europa diventano sempre più importanti così come la figura del banchiere che presta denaro e finanzia imprese commerciali di cui diventa anche socio.

Una battuta di arresto di questa straordinaria attività è data dalle carestie che accompagnano, all'inizio del XIV secolo, la crisi agricola e la peste del 1348, giunta in Europa sulle navi genovesi, che mieterà un terzo della popolazione europea.

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