venerdì 15 marzo 2013

Le miniere, i Fugger, I Tirolo, gli Asburgo e il Papa

L'importanza dei giacimenti d'argento e di rame condizionò lo sviluppo politico istituzionale e sociale della contea del Tirolo. La "moneta di conto", unità simbolica della misurazione del valore dei beni esistenti o prodotti, trovava riferimento seppure parziale nelle valute in metallo, oro e argento in particolare.
Dal 1400 sin quasi alla metà del 1700, le monete di conto subirono, pur nell'altalenare delle oscillazioni, un costante trend alla svalutazione,con inevitabili ripercussioni sul livello die prezzi.
Le miniere del Tirolo erano parte integrante della proprietà del principe. In questo i principi del Tirolo furono inequivocabilmente chiari, spazzando ogni dubbio relativo all'equiparazione tra la proprietà del sottosuolo e quella di superficie. Essi insediarono dei giudici minerari che rilasciavano "concessioni di sfruttamento" dietro versamento del 10% del valore dei metalli estrati. Il diritto di scavo era formalmente localizzato.
La Val Ridanna fu percorsa nel XV secolo da una vera febbre dell'argento. A partire dal 1479 fu accorpata insieme alla Val di Fleres nel "giudizio minerario" di Vipiteno-Colle Isarco, che estendeva la sua giurisdizione anche alle valli Sarentino e Passiria, e costituì uno di più importanti dei 17 distretti minerari nei quali la contea fu suddivisa.
Già a partire dal 1427, con disposizione del principe del Tirolo Federico IV (soprannominato "Tascavuote", fu emanato un ordinamento minerario che prevedeva la concessione di privilegi a tutto il settore, ma soprattutto lo svincolo dello stesso da qualsiasi competenza dei giudici ordinari. Il giudice minerario era l'unica autorità cui spettasse l'amministrazione della "regalia mineraria". Aveva facoltà di imporre imposte e tasse, ma soprattutto aveva il compito, attraverso l'esattore dell'argento, di controllare il corretto versamento di quanto dovuto al principe in base alla concessione di estrazione.
Il flusso d'argento estratto dalle miniere garantì reddito costante ai principi del Tirolo. Lo sviluppo del settore produsse effetti moltiplicatori nell'economia, accrescendo le industrie del legname e dei trasporti, oltre ad attività commerciali ed edilizie che fecero di Vipiteno un bella e ricca città. Esso offrì una grande opportunità ai principi di Tirolo che, dissanguati nelle finanze a causa delle lotte sostenute dall'imperatore Massimiliano per costruire prima e consolidare poi il potere, si valsero della "regalia mineraria" per ricorrere al credito dei banchieri Fugger.
Alla morte di Massimiliano I (1519), Carlo V d'Asburgo, per mantenere sotto il suo controllo l'impero e per contrastare le aspirazioni del re di Francia - perenne enmico degli Asburgo -ottenne dai Fugger un prestito di 600.000 fiorini, in parte garantito dai proventi delle miniere, in parte dalla cessione delle stesse proprietà ai Fugger.
I Fugger divennero i grandi padrini finanziatori degli Asburgo, consentendo con i loro capitali la continuità dinastica dell'impero.
Tale dedizione doveva essere ripagata non solo con la restituzione dei capitali maggiorati dagli interessi, ma con un conferimento di nobiltà. A un componente acquisito dalla famiglia Fugger, l'imperatore Carlo V concesse nel 1527 il titolo di conte dell'impero.

Nel 1514 il papa Leone X concede "l'indulgenza plenaria" ai fedeli che avessero offerto l'elemosina per la costruzione della nuova basilica di San Pietro a Roma.
Nel 1515 Leone X con la bolla "Sacrosanti Salvatoris et Redemptoris" nomina il principe Alberto di Brandeburgo commissario delle indulgenze.
il monaco tetzel inizia la sua attività di divulgazione e di propaganda per la loro vendita. Evento spirituale per taluni, ma soprattutto evento economico, al quale i Fugger non sono estranei.
Infatti essi avevano concesso un prestito di 30.000 fiorini al principe Alberto affinchè potesse ottenere, oltre al vescovado di Magonza, anche quelli di Magdeburgo e di Halberstadt. 
Ma per restituire la somma con gli interessi fu raggiunto un accordo con i Fugger, in base al quale il 50% degli introiti derivanti dalla vendita delle indulgenze sarebbe stato versato nelle casse papali, l'altro 50% ai Fugger, che divennero paladini della cristianità e dell'impero.

La triade Gott (Papa) - Kaiser (imperatore) - Vaterland (Patria) si chiudeva. Il Vaterland diveniva il collante per la contiguità tra papato e impero, ove  a fianco degli oratores (Papa) e dei bellatores (imperatore) si ponevano i labratores (popolo). A questi ultimi si offriva, come contropartita alla fatica e agli stenti del vivere quotidiano, la salvezza dell'anima, perpetuando nei fatti l'assetto economico feudale in un quadro di "giustificazione sacra dell'ingiustizia".

Riconoscimenti e concessioni non valsero a salvare i Fugger dal fallimento, quando dell'ondata d'argento americano invase l'Europa e portò a un'impennata inarrestabile dei prezzi. Carlo V fu posto nell'impossibilità di far fronte ai prestiti contratti, sempre impegnato com'era nelle guerre contro la Francia e, da ultimo, anche contro i principi protestanti, sino alla sua abdicazione (1556)

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(Renzo Caramaschi, Per malghe e per rifugi in Alto Adige, ed. Raetia)

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