sabato 16 marzo 2013

Battaglia della Calva



La battaglia della Calva segnò i destini del Tirolo separando definitivamente l'Engandina e il Tirolo.
Come spesso accade i piccoli popoli nell'intento di realizzare le proprie apirazioni si inseriscono nel gioco delle grandi potenze, che usano senza scrupoli posizioni politiche e geografiche dei piccoli come pedine nel più vasto scacchiere dei contrasti tra potenze avversarie.
La Francia era il grande nemico dell'Impero Austriaco. Aveva come alleati il Papato e la Repubblica di Venezia, entrambi interessati a limitare in Italia il potere imperiale e in particolare quello dei suoi alleati: gli Sforza di Milano.
Gli Engadinesi e gli Svizzeri in generale si trovavano come cuscinetto tra le due grandi potenze potendo chiudere a nord gli Sforza, signori della Lombardia.
Una partita giocata tra grandi ove gli Engadinesi, gelosi della propria territorialità e poco propensi a subire l'imposizione di tasse da parte di Massimiliano I, erano disponibili a una alleanza con la Francia.
Per molti aspetti simili ai Tirolesi non hanno mai condiviso, a differenza di questi, i grandi principi di "Gott, Kaiser und Vaterland". Erano bellicosi e divisi in clan, etnicamente diversi, libertari quanto basta per mantenere la propria identità e soprattutto la propria autonomia finanziaria.
Processo nazionale analogo a quello dei Tirolesi, ma senza l'ala protettrice dell'imperatore, visto solo come opprimente spremitore delle loro risorse. La frattura definitiva stava per consumarsi.
A seguito di una limitata incursione degli Engadinesi in Venosta per affermare una presenza antagonista all'Impero, Massimiliano I organizzò una contro-spedizione punitiva. Le sue truppe percorsero l'Engandina ponendo a ferro e a fuoco i suoi villaggi.
Conscio dell'inevitabile reazione attestò le sue truppe al limite territoriale dei paesi a lui fedeli: Glorenza e Laudes.
Laddove la Val Monastero da Tubre scende verso la Venosta, all'altezza del ponte di Calven, punto nel quale la valle ha un forte restringimento, egli creò un formidabile baluardo di uomini, rinforzando ai lati delle pendici ripide della valle con tronchi e sassi e ponendo presidi.

Come raccontato dal monaco benedettino del vicino convento di Marienberg nel volume  "Engadiner Krieg", gli Engadinesi altro non potevano fare che aggirare l'ostacolo. Così nella notte tra l'11 e il 12 maggio 1499 circa 2000 uomini si avventurarono lungo il percorso descritto.
Saliti da Tubre al Tellajoch, discesero la Arundatal tra i boschi, giungendo sopra l'abitato di Laudes. Le truppe imperiali furono prese alla sprovvista. Chiusi alle spalle dai 2000 Engadinesi e dalel forze discese da Tubre, subirono una tremenda sconfitta. Lo scompiglio fu immenso. Oltre 5000 Tirolesi furono massacrati e il loro sangue arrossò le acque del rio Ram. Incapaci di manovrare nello stretto spazio a disposizione tra la destra orografica del rio e il sovrastante bosco, come si può osservare in una bella carta geografica risalente al 1611 opera di Mathias Burglehner e conservata presso il Museo Civico di Bolzano, gli imperiali subirono il 12 maggio 1499 una delle più dolorose e cocenti sconfitte registratasi sul loto territorio.
Gli Svizzeri dilagarono fino a Silandro, distruggendo Laudes e Glorenza. Massimiliano I pianse sinceramente l'amata città di Glorenza. I confini furono così indelebilmente definiti.

Le successive diversità di religione accentuarono, negli anni, la separazione tra Engadina e Tirolo, chiudendo di fatto i commerci e limitando fortemente i reciproci contatti.
L'Alta Venosta da allora subì un decadimento economico i cui riflessi influirono sul benessere dei suoi abitanti fin quasi ai nostri giorni. 

(Renzo Caramaschi, Per malghe e per Rifugi in Alto Adige, Raetia)







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