mercoledì 13 febbraio 2013

La rivalità tra i conti di Tirolo e i conti di Appiano

Per ridurre, o almeno contenere, la prepotente invadenza dei conti di Tirolo i principi vescovi di Trento e di Bressanone cercarono sempre di rinsaldare l’immediatezza dei rapporti con l’Impero, parteggiando per l’imperatore anche quando era in aperto conflitto con il Papa. 

Così poterono conseguire qualche successo, come il ricupero di Riva del Garda con l’appoggio di Federico I Barbarossa, che compensò a sua volta il vescovo di Bressanone concedendogli il diritto di battere moneta e di esercitare il dazio. 

Nel frattempo, l’antagonismo dei conti d’Appiano contro quelli di Tirolo, che forse per la prima volta il vescovo Eberardo (1152-1156) aveva investiti dell’avvocazia del principato di Trento, si era inasprito e ne subì le conseguenze il successore vescovo Adelpreto, che fu imprigionato dai conti d’Appiano nel loro castello di Sarentino e invano poi tentò la rivincita e la restaurazione del potere temporale nei confronti anche di liberi signori, come i Castelbarco. Assalito, nei pressi di Arco il 20 settembre 1172, venne trucidato da Aldrighetto di Castelbarco e altri complici. 

Nelle travagliate circostanze della lotta fra i conti del Tirolo e quelli di Appiano, la borghesia cittadina di Trento (per non parlare dell’ancor troppo esiguo ceto borghese brissinese) invano aspirò, sull’esempio dei comuni lombardi e veneti, a rivendicare libertà e privilegi e a sviluppare gli ordinamenti comunali che l’istituzione del principato vescovile aveva bloccati, se non del tutto soppressi, nell’intento di uniformarli alle consuetudini delle città germaniche.
Da ultimo, il 9 febbraio 1182, l’imperatore svevo Federico I stroncò qualsiasi velleità dei consoli trentini, decretandone senz’altro la soppressione, e nel 1191 Enrico VI confermò l’assoluta superiorità del principe vescovo nei confronti del residuo embrione comunale di Trento. 


 
(Storia dell'Autonomia Trentina, Provincia TN)

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