martedì 5 giugno 2012

Il Parco Naturale del Monte Corno


Il Parco Naturale del Monte Corno si trova nella Bassa Atesina a metà strada tra Bolzano e Trento. Comprende una superficie di 6.866 ettari, distribuiti sui territori comunali di Trodena, Anterivo, Montagna, Egna, e Salorno.
La zona sottoposta a tutela si estende sulle dorsali porfiriche e dolomitiche, delimitate ad ovest dalla Val d’Adige, a nord dalla sella di San Lugano (Val di Fiemme), a sud-est dalla Val di Cembra e a Sud della Chiusa di Salorno.
Il parco naturale della Bassa Atesina ospita la più ricca comunità di specie vegetali e animali di tutti i parchi naturali altoatesini, poiché arrivando fino ai margini della valle dell’Adige è l’unico situato in parte nella zona climatica submediterranea. Una varietà di associazioni boschive ricopre l’ 80% di questo „parco dei boschi”che, a causa della sua bassa quota, vive in stretto rapporto con gli insediamenti rurali.
Nonostante la presenza secolare dell’uomo, qui si è conservato un ambiente in equilibrio e rispetto per la Natura. In questo territorio situato proprio ai margini di una zona fortemente popolata e intensamente coltivata (monoculture di mele) come la Val d’Adige, si trovano dei paesaggi ameni e solitari, rimasti immuni dallo sfruttamento del turismo di massa, che constituiscono un paradiso per riposanti passeggiate naturalistiche.
Geologia e paesaggio

La zona del Parco è costituita da due tipi di roccia: la parte occidentale da chiari calcari dolomitici, la parte centrale e orientale da porfido bruno rossastro che culmina nel Monte Corno (1817m).
Imponenti fuoriuscite laviche, circa 250 Milioni di anni fa, hanno formato il duro porfido quarzifero atesino che, in seguito all’azione disgregatrice degli agenti atmosferici, si trasforma in terreno acido e povero di humus.
Il paesaggio alle sedimentazioni marine è costituito da diversi strati multicolori e fossiliferi di composizione sabbioso-marnoso-calcarea che affiorano alla base del Cislon e nel Rio di Trodena (arenarie della Val Gardena, strati di bellerophon e di Werfen, calcari conchilliferi). I fianchi del Parco naturale rivolti verso la Val d’Adige sono costituiti invece dai massici di roccia dolomitica del Cislon (1251m), del Prato Re (1622 m), della Madrutta (1507m), nonché del Geier (1083m).
Questa duplice struttura si é formata in occasione del corrugamento delle Alpi, allorchè poderosi movimenti tellurici ad est della linea di frattura tettonica Fontanefredde-Trodena-Cauria-passo Saùc sollevarono di circa 2000 m la massa di porfido.
L’odierna morfologia di questo territorio deriva in parte anche dall’azione dei ghiacciai durante l’era glaciale che arrotondarono le cime degli altopiani e depositarono sui terreni pianeggianti materiale morenico argilloso.
Altrettanto ricca di contrasti la geologia é l’idrologia del Parco naturale. Mentre i terreni porfirici impermeabili presentano una ricca rete idrica superficiale con numerose zone umide, nelle zone dei calcari dolomitici, che tendono al carsismo, si trova un sistema idrico essenzialmente sotterraneo.
Le bio-associazioni

La distribuzione delle specie vegetali, ma anche di molte specie animali in natura é sottoposta a regole ecologiche precise: quota, clima, precipitazione, tipo di terreno, esposizione al sole e grado di umiditá sono tutti fattori che determinano un habitat. A questi elementi si aggiunge anche l’ influenza esercitata dall’ uomo.
Nel Parco troviamo un’ampia gamma di associazioni vegetali che va dal bosco ceduo submediterraneo a carattere termofilo al bosco subalpino di abete rosso.
La flora del Parco naturale presenta, come la sua struttura geomorfologica, due diversi aspetti.
Sui terreni calcarei troviamo in prevalenza vegetazioni che prediligono un clima caldo-semiarido: coste aride, boschi cedui, boschi di abete rosso e boschi misti. Le dorsali porfiriche invece, grazie alla loro più ricca rete idrica, sono ricoperti da rigoglioso boschi di aghifoglie con un alternarsi di prati umidi e di torbiere.
Il bosco costituisce una bioassociazione che si rigenera autonomamente ed é importante per il mantenimento della situazione idrologica e climatica, per la stabilitá del terreno nonché per la molteplicitá della flora e della fauna. Un bosco allo stato naturale é caratterizzato in genere da un alternarsi di piante giovani e vecchie, da un ricco sottobosco e dalla molteplice mescolanza delle specie arboree. La presenza di parti legnose deteriorate offre un insostituibile base per il ciclo nutritivo di molti funghi, batteri, alghe, muschi ed insetti.
Grazie alle diverse caratteristiche geomorfologiche e ad uno sfruttamento attento e sostenibile i boschi del Parco naturale conservano una particolare biodivesità.

Il bosco ceduo

Il bosco ceduo di roverella, carpi nella e frassino raggiunge in Alto Adige il limite più settentrionale della sua area di diffusione. Sulle soleggiate pendici del parco rivolte verso la Val d’Adige tale bosco si spinge fino a 1000 m di quota s.l.m. Per dieci mesi nel sottobosco é un susseguirsi ininterrotto di fioriture e fruttificazioni: le papilionacee, liliacee, le orchidacee e le labiate sono tra le specie più rappresentative.
Agli inizi della primavera si schiudono i fiori gialli del corniolo e della cespugliosa erba cornetta. Nel tardo autunno il fiammante fogliame dello scotano risalta sui pendii un pò brulli. Alternativamente fruttifica il ciliegio canino, il castagno, il fico selvatico, il pero corvino e l’erba vesicaria. Nei siti più caldi cresce il sempreverde pungitopo. Tra la vegetazione che prospera nel sottobosco è da menzionare il giacinto dal pennacchio, il latte di gallina, il sigillo di salomone, l’origano selvatico, la valeriana rossa e la vite nera, simile ad una liana.

Prati aridi

Sui terreni poco profondi ed esposti al sole, dove il bosco ceduo diventa più rado, troviamo sui prati aridi la limonella dal profumo intenso, l’anemone di primavera, dai fiori vellutati e violacei, le argentee ariste del lino delle fate, la scorzonera austriaca, l’eliantemo bianco; da citare inoltre il timo, la cicoria, la globularia, il garofanino silvestre, l’antérico liliagine e il giglio rosso, l’assenzio, l’achillea, le graminacee xerofile, le orchidee e l’aglio.
Il gioiello della fauna submeditteranea dal colore verde brillante è il ramarro. Nelle giornate calde nell’aria risuona il frinìo penetrante della cicala, mentre tra la vegetazione sta in agguato l’elegante mantide religiosa.
Sulla superficie delle pietre sta adagiata al sole la lunga biscia d’Esculapio mentre al disotto lo scorpione italico attende l’ avvento dell’oscurità, quando dai prati aridi si leva un coro di molteplici richiami. Eccezionale è la ricchezza di lepidotteri e coleotteri. Anche il buffo ghiro, nonchè diverse specie di uccelli, quali l’usignolo, l’upupa, la capinera, il codirosso e il fagiano amano la zona climatica calda.

Bosco di pino silvestre

In ubicazioni e situazioni ambientali estreme e spesso opposte come: aridità, terreni poveri sia calcarei che porfirici, torbiere, alta montagna, calura, dove altre specie arboree crescono a stento, il modesto pino silvestre trova la sua nicchia ecologica. Cresce infatti tanto sulle pendici aride di dolomia della Val d’Adige quanto sui poveri pendi porfirici di Anterivo. Sotto le sue chiome rade crescono accanto ad alcune piante submeditterane l’erica, la carice umile, l’uva ursina, la bozzolina, la felce aquilina. Sul porfido si trova anche il mirtillo rosso e quello nero. Sulle ripide fiancate rocciose nidifica la variopinta coturnice e pascola il camoscio mentre nelle corone degli alberi si ode il grido della ghiandaia e nell’aria si libera in voli acrobatici il rondone alpino.

Bosco di faggio – abete bianco

Sui terreni profondi e fertili sopra Pochi di Salorno, nella valle del Rio di Trodena sui pendii nord-occidentali del Prato del Re e del Cislon, crescono imponenti faggi e abeti bianchi che sono tra le specie di maggior importanza ecologica per la presenza apparati radicali profondi e la capacità di formare un ottimo humus. Mentre il sottobosco nel fitto della zona boschiva si limita a specie umifere come l’acetosella, la stellina odorosa, la mercorella, l’anemone , l’orecchia d’orso gialla, la dentaria e la gramigna del Parnaso, nelle radure fioriscono invece il maggiociondolo, il mezero o fior di stecco, il rododendro peloso, il martagone, le orchidee nonché i mughetti e i ciclamini. Tra le corone degli alberi saltano gli scoiattoli e con rumoroso sbattito di ali si alza in volo il francolino di monte.

Bosco di forra

Nelle conche e nelle gole scavate dai torrenti, dove l’aria é umida, il faggio scende anche molto in basso e si associa al tasso, al tiglio riccio, alla carpinella,e all’edera mentre nel sottobosco cresce un rigolio di altri cespugli. Vera rarità per l’Alto Adige è la presenza dell’agrifoglio sempreverde sul versante settentrionali del Geier.
Nelle forre di difficile accesso, ma vicine agli abitati si rifugiano la salamandra pezzata, la volpe, la martora, il tasso e il gufo.
Bosco di abete bianco-abete rosso

Il cupo bosco di abete bianco-abete rosso ricopre i fertili terreni della dorsale porfirico-morenica da Salorno verso Cauria, Casignano, Trodena fino a Fontane Fredde.
Un sottobosco resistente all’ombra, nonché il larice, il sorbo selvatico, la clematide alpina accompagnano questi maestosi boschi di aghifoglie che sono da ritenersi fra i più importanti dell’Alto Adige. I picchi martellano i tronchi, la nocciolaia cerca i semi delle pigne, le cincie danno  caccia agli insetti.
La presenza di un gran numero di caprioli si nota per le conseguenze negative sopratutto a danno delle giovani piantine di abete bianco. Il gallo cedrone necessita di questi indisturbati biotopi boschivi.

Torbiere Alte

Le torbiere del lago Bianco, del Lago nero, di Gampen e di Palù Longa possono essere considerate dei veri gioielli naturalistici. La primula farinosa, il trifoglio d’aqua, le canne, la carice, il pennacchio, il brugo e il mirtillo rosso segnano il trapasso agli acidi cuscinetti di sfagni su cui crescono il mirtillo blu, la mortella di palude nonchè la rara andromeda polifoglia. Le uniche piante ad alto fusto che sopravvivono in tali ambienti sono conformazioni deformate di betulla, di pino silvestre e di pino mugo.
Dato che ogni orma nella vulnerabile vegetazione palustre lascia delle ferite che impiegano anni a rimarginarsi, si deve evitare di addentrarsi in questi biotopi, in cui hanno trovato rifugio insetti acquatici, anfibi, bisce e fagiani di monte.

 Prati alberati con larici

I prati di larici situati sulle vaste dorsali porfiriche tra Trodena e Anterivo, nonchè sopra Cauria rappresentano sicuramente uno dei gioielli paesaggistici del parco. Qui fioriscono la soldanella, il croco primaverile, il botton d’oro, il mughetto, il giglio di monte, il brugo, il colchiccio autunnale, il mirtillo rosso e nero. Il visitatore può ammirare inoltre diverse specie di genziane, primule, anemoni, orchidee e campanule.
 I prati alberati a larici una volta venivano incentivati perchè accanto al legno veniva ricavato anche il fieno. Molti deplorano il degrado di questi paesaggi curati come dei parchi, ma gli autentici protezionisti della natura si rallegrano perchè in un mondo sfruttato all’ eccesso dall’uomo esistono ancora paesaggi in cui la natura può sviluppare liberamente e le aquile reali, gli astori e gli sparvieri possono volteggiare indisturbati a caccia di preda.

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