giovedì 9 febbraio 2012

a passeggio tra gli storici “luoghi segreti dell’amore” di Bolzano

Visite guidate gratuite l'11 e 12 febbraio 2012

Partenza delle visite guidate in italiano dall’Ufficio Informazioni in piazza Walther alle ore 10.30, 11.30, 12.30, 14.30, 15.30 e 16.30.
Percorso guidato in centro 2: Piazza Walther, Antico Municipio, Residenza Schrofenstein, via Conciapelli/via della Roggia. Dalle celebrazioni di matrimoni al giorno d’oggi, alle rappresentazioni dell’Amore negli affreschi, alle storie delle antiche”case del piacere” di una volta.
Partenza delle visite guidate in italiano dall’Ufficio Informazioni alle ore 10.30, 11.30, 12.30, 14.30, 15.30 e 16.30.


Passeggiate guidate e percorsi segreti sulle tracce di Giangiacomo Casanova, di amori tra cantanti d’opera e imperatori e di antichi riti del 1400. Amori struggenti, incontri leggendari, miti che hanno segnato la storia, soste in angoli permeati dal fascino della natura: a Bolzano l’11 e il 12 febbraio si scoprono le emozioni dell’amore.

La fontana dove si chiede a Dio la fertilità, le mura dove da secoli si incidono promesse d’amore, le strade del piacere, amori conquistati, sofferti, persi e ritrovati: questi ed altri sono i luoghi del cuore, che la città di Bolzano offre agli innamorati.

Un itinerario da assaporare passo dopo passo. Suggestioni che si riappropriano del tempo, angoli intrisi di ricordi, piazze che hanno storie da raccontare, vicoli che testimoniano il passaggio eterno dell’amore. Con un pizzico di proibito.

Sono due gli itinerari che Bolzano propone: il primo parte dal cuore della città, piazza Walther: un percorso per botteghe, palazzi e vecchie strade. Lo storico Hotel Città, Palais Campofranco e i suoi racconti d’amore che ci conducono nella cripta del Duomo, Palazzo Mercantile con il fasto delle sue sale, l’Antico Municipio; e ancora gli struggenti sottopassaggi, via della Roggia e via Conciapelli, luoghi di amori proibiti, le dame e i cavalieri della Residenza Schrofenstein, la passeggiata del Lungo Talvera, il fascino di Castel Mareccio. Fino ad arrivare, all’imbocco della Val Sarentina, a Castel Roncolo.

Il secondo, è un cammino nella natura, che si estende sulle pendici del Colle, a sud della città, verso Aslago. Il fascino del colle del Virgolo, un luogo abitato fin dai tempi preistorici, si percepisce dalla spiritualità che regna in questo luogo. Il viaggio porta alla scoperta delle leggende e delle speranze racchiuse nella Chiesa del Calvario e della piccola Chiesa romanica di S. Vigilio. Poco più in là, raggiungibile anche a piedi, Castel Flavon. Lungo questo ideale percorso non possiamo dimenticare la Chiesetta di S. Geltrude.

Il primo itinerario inizia con la magia di Palais Campofranco. La storia racconta di un uomo e di una donna, che si amarono a discapito di tutte le convenzioni e le costrizioni sociali: nei primi decenni dell’800, Leopoldina Josefa Hoffmann, una cantante d’opera s’innamora di Enrico, figlio dall’arciduca Ranieri d’Austria, vicerè del Lombardo-Veneto, e dell’Arciduchessa Elisabetta d’Austria. In gran segreto, si sposano a Bolzano, nella cappella del palazzo arciducale (divenuto in seguito Palais Campofranco), l’Imperatore, per ritorsione, spoglia Enrico di ogni suo bene. Solo quattro anni più tardi, l’Imperatore “perdona” Enrico, restituendogli blasone, titoli e onorificenze. Il destino li unirà fino alla fine: nel 1891, durante un soggiorno a Vienna, si ammalano di polmonite. Moriranno insieme, la stessa notte. Enrico e Leopoldina ora riposano uno accanto all’altra nella cripta del Duomo di Bolzano.

Palais Campofranco è il luogo che accolse le vite dei tenaci amanti. Pensando a loro, si entra nel giardino interno, attraverso i grandi portali. Nel parco, ancora oggi, si può vedere il ginkgo biloba, regalato dalla Principessa Sissi allo zio Enrico. Da qui si sale sulla splendida terrazza, che domina Piazza Walther. Un posto incantevole, una postazione privilegiata, da dove è possibile ammirare all’orizzonte lo Sciliar e il Catinaccio. Si può visitare anche la Cripta del Duomo, sulla tomba di Leopoldina e Enrico.

Qui si intreccia un’altra storia d’amore. Quella dell’arciduca Ranieri e dell’Arciduchessa Elisabetta di Savoia, padre e madre di Enrico. Il loro fu un matrimonio combinato per saldare i vincoli fra la casata dei Savoia e degli Asburgo. I giovani sposi si conobbero il giorno delle nozze, celebrate a Praga, il 28 maggio 1820. Pochi anni dopo, in una notte di gennaio del 1853, a causa di un’infiammazione polmonare, Ranieri muore nelle braccia della moglie. Sopraffatta da amori contrapposti (da una parte i figli, il marito, e gli Asburgo, dall’altra il fratello, i nipoti, e i Savoia), scelse di ritirarsi a vita privata. E’ in questi anni che si dedicherà a opere di carità, aiutando orfani e giovani donne. Fu lei a fondare l’Istituto di via Roggia affidato alle Suore di Carità e l’attuale Elisabethinum di via Castel Roncolo. A lei si deve la fondazione del Rainerum, in onore del marito l’arciduca Ranieri.

In piazza Walther, ci si può fermare per una sosta al Stadt Hotel Città, nel “salotto” di Bolzano. Un tempo l’edificio e l’area dove oggi c’è la piazza, appartenevano prima alla Curia, poi allo Stato di Baviera. La piazza è legata al piacere dell’incontro e all’amore per l’arte, che sia prosa o musica.

Proseguendo su via della Mostra, si arriva a piazzetta della Mostra, dove aveva luogo la Sacra Rappresentazione del Corpus Domini, con San Giorgio che uccideva il drago e liberava la principessa. Ambitissimo era il ruolo di S. Giorgio, visto come un eroe dalle giovani dame.

In via Argentieri giungiamo a Palazzo Mercantile, oggi sede del Museo Mercantile. Oltre alla sontuosità dell’architettura, che colpisce al primo sguardo, e alla sua importanza come nodo vitale del commercio bolzanino, ebbe anche un ruolo nella cultura locale. Le feste a Palazzo Mercantile erano spesso organizzate dalla famiglia Menz, una delle più ricche di Bolzano. Mercanti tessili, fra i primi a commerciare con l’Oriente, i Menz furono anche attenti e raffinati propulsori del mondo dell’arte. A loro si deve l’intensa attività lirica e teatrale che caratterizzò la città nel corso della seconda metà del 700.

Alla famiglia Menz è legata un’altra figura leggendaria, quella di Gian Giacomo Casanova, avventuriero, libertino e scrittore. Chi meglio di lui può incarnare la seduzione? Giacomo Casanova arriva a Bolzano nel 1756, dopo una rocambolesca fuga dai Piombi di Venezia, e vi soggiorna per qualche settimana. Il gentiluomo, mal in arnese e in cattiva salute, decide di riparare in città nell’attesa che si plachino le acque, per poi proseguire la sua fuga verso Monaco. Fu proprio un membro della famiglia dei Menz a fornirgli una cospicua somma di denaro, 100 zecchini, che gli permise di vivere e preparare l’itinerario successivo. Il suo soggiorno bolzanino è raccontato nella sua autobiografia. Da questo episodio ha tratto ispirazione lo scrittore Sàndor Màrai per il romanzo “La recita di Bolzano”. Protagonista è un uomo di nome Giacomo, ma è anche, indubbiamente, l’amore. L’amore negato, l’amore sofferto, l’amore unico, che nella vita non si può ripresentare due volte. Abbandoniamo Palazzo Mercantile e, proprio di fronte a vicolo della Parrocchia, si imbocca il passaggio interno che collega i Portici. Si tratta del civico 51, uno stretto vicolo tagliafuoco. Camminando all’interno di Casa Troilo, questo il nome, si ha l’illusione di percorrere un vero salto nel tempo. Un sottopassaggio ricco di atmosfera che lascia intravedere l’intima organizzazione della vita di questi grandi edifici appartenuti ai commercianti dell’epoca. A questo punto si passa in via dei Portici. Al civico 30 dove ha sede l’Antico Municipio di Bolzano. Oggi nelle sue antiche sale si celebrano i matrimoni civili e, non di rado, attraversando il passaggio che collega via Streiter, capita di essere travolti dalla gioia rumorosa di un corteo nuziale.

Dal sacro al profano: da via Streiter, si può raggiungere facilmente via Roggia e via Conciapelli, suggestive strade che si distinguono per i loro scorci e per la loro vivace attività commerciale. In tempi passati videro nascere le cosiddette “case di piacere”, istituite per la prima volta dal Consiglio cittadino nel 1472, con una casa in via della Roggia, una strada che allora era ai margini della città. Il luogo fu chiuso nel giugno del 1540 e oggi ne rimane solo l’antico edificio situato sulla sinistra dell’imbocco della via (arrivando da via Museo). Della vecchia locanda “am Frauenhaus” collegata al palazzo, non c’è più traccia.

Ancora nel cuore di Bolzano, percorrendo le suggestive strade di via Streiter e via Bottai si arriva al civico 2 di via Vintler. Dalla cancellata di ferro, si entra nella corte interna della Residenza Schrofenstein. La sensazione è quella di trovarsi in un borgo antico, accolti da un senso d’intimità. Una bella facciata giocata sull’asimmetria di pieni e vuoti, uno scorcio dell’antica torre, sono l’apertura alla nostra nuova scoperta.

Ultime tappe del percorso sono i castelli. Le strade per arrivarvi sono sentieri tranquilli, ai più romantici, suggeriamo la passeggiata nel verde del Lungo Talvera. Un’oasi nel cuore di Bolzano che ha fatto da sfondo a tanti amori cittadini. Siamo nel cuore della città, ma come per incanto, dalle passeggiate scendendo da una scala in porfido, raggiungiamo il bellissimo vigneto che circonda Castel Mareccio. Edificato in pianura, insolitamente privo di difese naturali, per questa sua caratteristica, è uno dei rari esempi in provincia. All’interno, raffinate pitture decorano le pareti delle stanze. Si dice che tra le mura del Castello si aggiri il fantasma di una donna. “La leggenda narra che Clara, ultima discendente della dinastia dei Mareccio, giovane e bellissima, si fosse fidanzata con un cavaliere di nome Teobaldo. Questi, com’era d’uso in quei tempi, partì per la Terra Santa in cerca di onore e gloria, non senza aver promesso a Clara fedeltà e amore eterni. Passati tre anni, Teobaldo tornò in patria e volle avere la prova dell’amore di Clara. Si presentò sotto le sembianze di un pellegrino, lacero e stanco, che venendo dalla Terra Santa aveva tanto da raccontare anche sul cavaliere Tebaldo. Le narrò di quanto fosse stato valoroso e forte ma che, appunto per questo, un ricchissimo Pascià gli aveva offerto in dono la mano della propria figlia. E Tebaldo aveva accettato. Nell’udir queste parole, Clara scappò via e si chiuse nelle sue stanze. Dopo pochi attimi di smarrimento, Tebaldo comprese in pieno l’amore di Clara e, fattosi riconoscere dai castellani, corse dalla sua futura sposa. Purtroppo giunse troppo tardi. Nella stanza rimasta aperta, vide solo una finestra spalancata. Affacciatosi, scorse ai piedi del castello, il corpo di Clara. Si dice che, di quando in quando, a notte alta, il fantasma della giovane torni a vagare per gli spalti del castello alla ricerca dell’uomo a cui aveva offerto la più terribile delle prove d’amore”.

Ripercorrendo a ritroso i propri passi, si torna alla passeggiata del Lungo Talvera. Il percorso si snoda tra stradine e ponticelli che collegano le sponde del torrente e che lasciano l’agio di scegliere i ritmi del proprio itinerario. Ultima tappa del percorso, Castel Roncolo, quintessenza dell’architettura castellana medievale, racchiude al suo interno un ciclo di affreschi profani, che raccontano momenti di vita quotidiana, episodi di caccia e tornei cavallereschi, tra i più importanti al mondo. Le scene sono ispirate alla vita cortese e parlano dell’amore, un sentimento che incanta per la sua immutabilità, pur nel tramutare del tempo. Molti gli spunti letterari che riaffiorano nelle sale: l’amore struggente di Tristano e Isotta, peccaminoso ma irrinunciabile, le avventure di Re Artù e i cavalieri della tavola rotonda, che rievocano l’illecito e tragico amore tra Lancillotto e Ginevra, le battaglie del cavaliere Garello di Vallefiorita, che dopo numerosi combattimenti riuscirà a liberare la sua principessa Laudamia. Lo splendore e la magnificenza di queste stanze ancora oggi seducono. Così come hanno sedotto l’autore e regista Pier Paolo Pasolini, il quale scelse Castel Roncolo come set di alcune scene del suo film «Decamerone».

Secondo itinerario. La prima tappa è la Chiesa del Santo Sepolcro conosciuta anche come Chiesa del Calvario, raggiungibile seguendo il sentiero forestale che parte da via S. Geltrude: immersi nel bosco, si giunge ad una terrazza naturale che sovrasta la città ed offre un panorama stupendo di Bolzano e dell’altopiano dello Sciliar. La chiesa, realizzata tra il 1683 e il 1684, è da secoli meta di pellegrinaggio. In tempi passati, le coppie che desideravano la nascita di un figlio si recavano qui per chiedere la grazia. Un piccolo rito di fertilità, che si è perso nel tempo. La chiesa restaurata in tempi recenti, ha però fortunatamente salvaguardato gli innumerevoli graffiti d’amore che ricoprono, come una fitta trama, le pareti del sepolcro, incisi dai primi pellegrini del Settecento fino ai nostri giorni. Ed è una vera emozione leggere messaggi che si sovrappongono nei secoli e raccontano la storia di centinaia di persone attraverso un cuore, un fiore, un nome, una data o una promessa d’amore.

A pochi passi dalla Chiesa del Calvario, si raggiunge la piccola Chiesa di S.Vigilio, meritevole di una visita per i suoi affreschi di epoca medioevale raffiguranti la leggenda del santo patrono e le storie di Maria con il bellissimo Matrimonio della Vergine. A ridosso della Chiesa di S. Vigilio troviamo la Casa dell’Eremita, eretta nel XV secolo. Dal piccolo sagrato davanti alla chiesa, circondato dagli alberi e delimitato da un muretto in sassi, si apre un belvedere da cui si gode una vista spettacolare sulla città. Per i più arditi, è possibile da qui raggiungere a piedi Castel Flavon seguendo il Sentiero del Virgolo. Altra tappa è la chiesetta di S. Geltrude, un piccolo gioiello, oggi di proprietà della Famiglia Thun, aperta al pubblico solo in rare occasioni.

Anche a Castel Flavon si respira una magica atmosfera: il maniero, che dalla città appare in tutta la sua asprezza, si rivelerà, una volta raggiunto, un luogo idilliaco. Un laghetto precede l’ingresso, e tutt’attorno, bosco e vigne. Il castello, che risale alla fine del XII secolo, ha conosciuto lunghi anni di oblio. Dopo l’ultima ristrutturazione, è stato trasformato in un ristorante. All’interno, il castello dona affascinanti ambientazioni. La sala delle rocce, la sala dei cavalieri, la sala dei cacciatori. E curiosando tra gli affreschi, troviamo immortalato Eros, dio dell’Amore.

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