La Valle Aurina è la valle più settentrionale d'Italia, chiusa a nord di Brunico, tra le cime dello Zillertal e i boschi di abeti.
Narra la leggenda che un contadino, mentre voleva domare un toro, vide uno sfolgorio di pagliuzze luccicanti, sollevate per aria dalle corna puntate sul terreno. Non era oro, ma polvere di rame, che rivelava una miniera ricchissima, tanto da richiamare in questa valle i minatori dei monti Tauri. La fortuna e la ricchezza della valle derivarono da questa scoperta, che dette lavoro per 400 anni a tutti gli abitanti.
Fino al 1893 tutta la vita ruotava intorno alle miniere di Predoi, l’ultimo paese ad est che chiude la valle: minatori, escavatori, selezionatori del metallo, fonditori, trasportatori.
All'inzio i minatori stessi erano gli imprenditori, legati tutti nella Fratellanza, poi, quando i metodi di escavazione diventarono più impegnativi con la polvere da sparo, gli imprenditori minerari diventarono pochi e ricchissimi, tanto da fare concorrenza ai grandi mercanti tedeschi come i Fugger.
L'ultimo fu il conte Hugo von Enzenberg, che raccolse nelle sue mani la proprietà unica delle miniere di Predoi ma che dovette anche decretarne la chiusura nel 1893, facendo precipitare nella catastrofe l’economia della zona che, nel frattempo, aveva subito una profonda opera di disboscamento per realizzare legna da ardere e facilitare la fusione del minerale,con la conseguenza di provocare slavine e smottamenti.
Oggi tutta questa storia si può leggere nel bel Museo delle Miniere nel Granaio di Cadipietra che, con una esposizione modle leggende come per esempio:
che le donne in miniera portavano male, che gli spiriti maligni conducevano a gallerie pericolose e allagate, che i minatori erano considerati birbanti ribelli e selvaggi, ma anche che bisognava rivolgere una preghiera a Santa Barbara ogni mattina, quando ci si inoltrava nei pozzi scavati, a cercare i preziosi filoni di calcopirite.
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