Nella maggior parte degli artisti che realizzarono, nel medio Evo, le opere scultoree delle chiese sono anonimi.
Dai documenti dell'epoca il termine scultore non compare, mentre ricorre il termine artifex oppure operaius, termini che possono identificare sia il lapicida che l' operaio.
L'anonimo scultore però poteva essere un semplice monaco, dotato di talento artistico che veniva messo al servizio della comunità.
Una delle ipotesi dell'anonimato sta nel fatto che, la decorazione di una cattedrale, era un lavoro corale e chi vi partecipava dedicava la sua opera a Dio e se e qundo lasciava inciso il suo nome o il suo simbolo lo faceva semplicemente per farsi riconoscere da Dio.
Gli stili delle diverse scuole artistiche e architettoniche hanno un lento processo di formazione e accolgono elementi dell'arte romana, dell'arte paleocristiana, dell'arte celtica e dell'arte sassanide (giunta in Europa con le stoffe che avvolgevano le reliquie).
Grazie a recenti lavori di restauro o ad "occhi particolarmente attenti" si sono trovati, in alcune chiese medievali, dei segni a forma di spiga, zeta rovesciata, abete stilizzato, ecc.
Questi "marchi" sono opera dei lapicidi che li hanno incisi per sottoscrivere il proprio lavoro o la qualità dei blocchi di pietra utilizzati nelle chiese.
Soprattutto in Francia, alcuni maestri, hanno lasciato il loro nome e sono ricollegabili a delle vere e proprie scuole artistiche. In Italia si impongono i nomi di Wiligelmo, Biduino, Anselmo da Campione, Maestro Guglielmo e Benedetto Antelami (Colleggiata di San Candido/Innichen)
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