giovedì 21 ottobre 2010

Castel Rodengo - Schloss Rodeneck








































































































Il castello fu costruito prima del 114o (probabilmente da Federico di Rodank, ministeriale del principe vescovo di Bressanone),come si desume da un documento in cui il vescovo Hartmann di Bressanone affidò al suo ministeriale "mansum Rodunc". I Signori di Rodank, la cui presenza si estese anche nella città di Bressanone e nella Val Pusteria, e in particolare Corrado di Rodank - priore del convento di Novacella -che fece erigere la chiesa abbaziale romanica e la cappella di S. Michele. Divenuto vescovo di Bressanone, fece decorare la splendida sala del castello con un ciclo di affreschi risalenti al XIII secolo ma scoperta solo nel 1973. Gli affreschi che rappresentano la testimonianza più antica di pittura profana dell'area alpina, sono ispirati a temi cavallereschi, tratti dal poema di Ivano di Chretien de Troyes in quel tempo adattato in tedesco da Hartmann von Aue. Le leggende del ciclo bretone erano diffuse e assai amate dalla nobiltà sudtirolese, che vi riconosceva quegli ideali di bellezza, di cortesia, di eroismo cavalleresco, a cui essa stessa idealmente si atteneva, e che venivano lette negli intrattenimenti castellani.
La narrazione inizia nell'angolo sud est e si conclude a sud presso il camino. Nella undici scene, alcune delle quali assai frammentarie, il protagonista è Ivano, il quale si congeda dagli abitanti del castello presso la selva di Breziljian; incontra l'"Uomo selvatico", il custode delle fiere nella foresta, che gli indica il sentiero della fonte miracolosa; attinge l'acqua dalla fonte incantata sorvegliata dal re Askalon, duella con il re Askalon con il giavellotto e quindi con la spada; ilsegue il ferito Askalon fino al castello ed è catturato. Il re Askalon muore tra le braccia della moglie Laudina; Ivano viene reso invisibile dall'anello magico datogli da Lunetta (la cameriera di Laudina); osserva di nascosto gli avvenimenti del castello; le ferite del re Askalon sanguinano perchè il suo uccisore è vicino; per intercessione di Luneta, egli ottiene il perdono dalla regina Laudina.

La cappella dedicata a San Michele, fu costruita in sostituzione di quella romanica, ormai fatiscente. All'esterno i battenti della porta e delle due finestre sono dipinti con le SS. caterina e Barbara.
All'interno, nella fascia sotto il Giudizio Universale, è rappresentato il costruttore Cristoforo I Wolkenstein-Rodenegg con la moglie Ursula von Spaur e i 17 figli.
La volta è affrescata con la raffigurazione della Santissima Trinità e i 4 Evangelisti, mentre sulla pala dell'alatre barocco San Michele pesa le anime con la bilancia.

Il potere dei Rodank fu contrastato nel 1250 dal vescovo Bruno von Kirchberg, fondatore di Brunico. Nel 1269 Federico IV di Rodank cedette ai Tirolo il castello, il paese di Rio e la Chiusa di Rio.
Nel 1460 passò ai discendenti di Oswald von Wolkenstein, i cui diretti discendenti ne sono tuttora proprietari. A Vito II (1523-1538) si deve la trasformazione della fortificazione originaria, occupando tutto l'altopiano. Nel 1694 fu devastato da un incendio e nel 1897 il conte Arturo II di Wolkenstein- Rodeneck sacrificò gran parte delle sue collezioni per restaurarlo.

Legata a Castel Rodengo è la leggenda di Lauterfresser, un uomo tenuto in carcere perchè ritenuto amico del demonio.

Nessun commento:

Posta un commento