martedì 3 agosto 2010

Il processo ai topi


Nel Medio Evo, Glorenza era l'unica "civitas" della Val Venosta e il conte Alberto III di Tirolo trasferì il tribunale civile di zona dal villaggio di Malles alla città di Glorenza.
Il venerdi, 21 ottobre 1519, si svolse un memorabile processo quando Simon Fliess di Stelvio, preso dalla disperazione, sporge querela al giudice Wilhelm Hasslinger a nome di tutti i suoi poverissimi compaesani contro i topi campagnoli, che "arrecavano evidenti danni ingenti alla campagna e contro i quali non si sapeva più cosa fare".
Si lamentò tanto da far pietà ai sassi: "già c'era poco da mangiare ed ora si aggiungevano anche queste bestie che divoravano tutto, distruggevano il raccolto non permettendo nemmeno di poter versare i tributi a Glorenza". E fu proprio in virtù di questo motivo che i topi vennero di fatto denunciati!
La causa intentata nei loro confronti fu però molto onesta, tanto che venne assegnato loro come pubblica accusa Minig Schwarz di Stelvio ma anche come avvocato difensore un certo Hans Grienebner, cittadino di Glorenza. La prima udienza fu stabilita per il 26 ottobre 1519. Venne infatti imbastito un vero e proprio processo, con tanto di testimoni, domande e risposte, e così andò avanti fino al 2 maggio 1520.
Negli atti giudiziari i topi venivano definiti animaletti fastidiosi, non ragionevoli, che da sempre popolavano il paese di Stelvio, ma il difensore - con grande convinzione - potè dimostrare che quei topi avevano lavorato di frequente per il bene della comunità, mangiando larve di insetti e arricchendo il terreno, cosicchè sarebbe stato equo dare loro un altro domicilio e anche un salvacondotto per raggiungere la nuova dimora senza incontrare lungo la strada cani, gatti e altri nemici.
Il difensore degli Stelviani annunciò allora che se i topi avessero potuto rimanere, la gente di Stelvio si sarebbe sentita costretta a lasciare il paese.
Così il giudice sotto pressione condannò i topi all'espatrio, ma davanti ai giurati il difensore sottolineò che anche i topi hanno diritto di esistere e che dovevano avere la possibilità di muoversi e di trovare una nuova patria.
Al giudice la richiesta parve legittima e la sentenza fu allora clemente: visto che tale nuovo territorio di residenza non si riusciva a trovare nella zona di Glorenza, si sarebbe dovuto costruire un ponte attraverso l'Adige e ai topi, condannati ad andarsene, venne assicurato la sicurezza di non essere molestati dai loro tradizionali nemici (cani egatti), che sarebbero stati chiusi in casa. Inoltre fu loro concesso "un libero salvacondotto, oltre a una moratoria di 14 giorni" perchè potessero portare con sè "i figli ancora piccoli, i topi ammalati e le femmine gravide".
E così il processo si concluse con una sentenza in cui non venne accennata la distruzione o l'uccisione dei topi, ma anzi veniva garantita la loro sicurezza. Tale sentenza fu inserita nella raccolta ufficiale e provvista di regolare sigillo!

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