Nel 1978, a 31 anni, Norbert Kaser muore a Brunico di cirrosi epatica. Durante la sua breve vita segnata dall’alcol, era stato considerato un enfat terrible, un traditore della pattria e della cultura tirolesi, un rompiscatole e un incapace, e persino un mezzo matto. n. c. kaser - tutto in minuscolo, come amava firmarsi - era nato a Bressanone il 19 aprile 1947. Oggi è considerato il capostipite della letteratura sudtirolese del Dopoguerra, ma in vita, a causa dell’ostracismo che lo ha circondato, ha pubblicato poco e solo per alcune riviste culturali. Mai un libro, insomma. Tutta la sua opera è legata alla Heimat sudtirolese ma è rapporto di odio-amore, per quanto profondo. Se da un lato non poteva perdonarle tutte le ferite subite, essendosi sentito respinto fin dall’inizio, dall’altra la amava profondamente, soffrendo per quello che vedeva intorno a sé. Non poteva infatti accettare che il Sudtirolo subisse cambiamenti profondi a causa di un turismo dilagante, di una politica di separazione etnica sempre più rigida e di un culto ormai esasperato dell’identità e delle tradizioni tedesche. Quest’ultimo in modo particolare, agli occhi di Kaser, era responsabile di una chiusura mentale quasi patologica che vedeva in ogni novità una minaccia, emarginando quelli che osavano pensare e vedere le cose in modo difforme dal comune sentire e dall’opinione del potere costituito. Kaser mal sopportava la classe politica, accusata di «regnare» sull’Alto Adige con «arroganza» e con stile quasi assolutistico, svendendone l’identità al turismo e spartendosi poi gli introiti. Le sue prime poesie risalgono agli anni del liceo. Nel luglio 1969, poco dopo la maturità, suscita grande scalpore il suo intervento presso un convegno organizzato dalla Südtiroler Hochschülerschaft (l’Associazione degli studenti universitari sudtirolesi), nel quale rivolge critiche durissime alla letteratura sudtirolese degli anni ’20 e ’30: «sarebbe stato meglio se il 99% dei nostri scrittori non fosse mai nato, per quel che mi riguarda potrebbero mordere la polvere nella nostra patria, per non fare maggior danno», e invitando poi i partecipanti «a spennare come un galletto l’aquila rossa», l’animale araldico del Tirolo, «per un grandioso macello delle vacche sacre». Il suo interventò provocò un’ondata di sdegno nei mass media sudtirolesi e austriaci. Agli inizi di ottobre comincia a studiare belle arti all’Università di Vienna. Nel 1970 si reca per due mesi in Norvegia. Nel 1971 interrompe gli studi e torna in Sudtirolo, dove lavora come maestro elementare. L’alcolismo mina il suo fisico, per cui trascorre svariati periodi in ospedali e cliniche psichiatriche. Nel 1976 prende tre decisioni importanti: esce platealmente dalla chiesa cattolica con un atto reso pubblico in una lettera aperta, si iscrive al Partito Comunista Italiano e fa domanda per la borsa di studio di Letteratura in Austria. La ottiene, ed è la prima volta che questo riconoscimento viene concesso ad un sudtirolese, per di più ad uno scrittore conosciuto per la sua vis polemica e per la sua opposizione feroce alla politica del partito di maggioranza, la Volkspartei. Tanto detestato che la notizia viene di fatto occultata da tutti i media di lingua tedesca, comparendo solo sulle pagine dell’«Alto Adige» che gli offre anche una collaborazione fissa. Nonostante la borsa di studio, Kaser riesce però a concretizzare ben poco. I I suoi soggiorni in ospedale diventano sempre più frequenti e trascorre un periodo in una clinica specializzata dell’allora Ddr. Il 21 agosto 1978 muore a Brunico per le conseguenze dell’alcolismo. La sua ultima poesia «Ich krieg ein kind (aspetto un bambino, che pubblichiamo qui a fianco), scritta il 28 luglio del 1978, descrive il disfacimento del proprio corpo. La gente infatti lo prendeva in giro per il suo aspetto di uomo «incinto», a causa della sua magrezza quasi scheletrica e del ventre gonfio, devastato dalla cirrosi. Morirà meno di un mese dopo. Nel 1979 esce la prima raccolta delle sue opere. L’editore non è sudtirolese ma di Innsbruck. In provincia di Bolzano si è faticato infatti molto a riconoscerne la grandezza, ma oggi i suoi testi sono letti anche nelle scuole e la Biblioteca di Brunico porta il suo nome.
(prima di morire..) |
Io aspetto un bambino |
N.C. Kaser |
aspetto un bambino sto aspettando un bambino la testa rossa come l’uva i piedi gialli come la birra le mani d’oro come il traminer il corpo di vetro come grappa cristallina voglia di tutto & anche di niente aspetto un bambino non urla mai balbetta dolcemente le fasce del bambino sono sempre umide & bagnate io sono una botte |
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