mercoledì 6 giugno 2012

Del vivere consueto di Roberta Dapunt


L'amo così, profumata di ultime erbe incolte,
respinte per indifferenza sulle chine contorte,
difficile comprendere il silenzioso novembre e i luoghi,
che ogni anno di più reclamano il fischio sommesso della falce
e una verde urgenza servita a niente.

Io ti parlo da semplice condizione,
senza narrazioni sacre di avvenimenti,
senza i racconti in dottrine di imprese e di gesta,
senza le origini di dei e di eroi.
Riservato campo il mio, in cerca solamente di zitte presenze
e del comune esistere, poichè il tempo
in questo luogo è morsa di accadimento sempre uguale.

Casa mia è il maso, dentro il quale fluiscono anni e coscienza,
cadenza che non chiede il permesso di denunciare
ad ogni sguardo, in ogni angolo il suo passato,
epifania presuntuosa di generazioni avvenute.
Misurata vita la nostra, durata giusta che ha da spartire i mesi
tra i pochi fieni raccolti al sole e il loro fruscio ruminato al buio.
Il resto, passante, è silenzioso rimanere quando il tuo è ritorno.

L'amo così, lungo il colmo di abeti in pastura di quiete,
quando si fanno orlo i freddi campi e le nutrite nubi
e si leva una conversazione muta tra la libertà e misericordia.
E' congiuntura, che accade una volta soltanto dentro l'anno,
chi torna da greppie riempite lo sa
e sa che il momento prima della neve ha un odore.

Ma soprattutto l'amo nella misura di chi sa scernere un'erba dall'altra
e condividere due silenzi di dovere, differenti
soltanto per un gesto traciato da un segno di croce.
Civiltà contadina  contata ormai in poche mani,
mentalità imprenscindibile, semente nostra  da salvare,
possidente di manualità che non conosce il giorno di riposo
e tiene il merito a fronte alta di abitare la montagna.

E dunque, espondo in questi versi, a te che passi un punto di vista,
che una stalla non è il volto della modestia,
bensì il tornaconto dei concimi versati.
E' traccia immutabile di rinnovamento,
il beneficio di un vivere consueto lasciato in abbandono dai tanti.
Ciò che conosciamo da sempre oa ci succede di riconoscere soltanto.




Roberta Dapunt, nata nel 1970 in Val Badia, dove vive. Ha pubblicato le raccolte di poesia OscuraMente (1993), la carezzata mela (1999). Ha realizzato assieme al Maestro Paolo Vergari una registrazione su CD (2001), intitolata del perdono - poesia e musica per pianoforte. Nel 2008 è uscita la raccolta di poesie la terra più del paradiso (Einaudi). Sue opere poetiche si trovano in varie riviste letterarie, tra le quali: "Arunda", "Tras", "Ladinia", "Entschluss", "Filadressa", "Sturzflüge" e i "Quaderni" del Fondo Moravia. Scrive in italiano e ladino.

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