lunedì 23 aprile 2012

La piccola chiesa di San Giacomo" in der Au"

La chiesa, dedicata ai Santi Giacomo maggiore, Barbara e Cristoforo, è ricordata per la prima volta in un documento del 1218 e fin dall'antico fu dipendente dalla parrocchia di Bolzano; l'originaria costruzione romanica ad aula unica con soffitto ligneo fu modificata intorno al 148o con l'aggiunta di un coro gotico a pianta poligonale e, ancora, nel 1542 con l'inserimento della attuale volta a crociera. Ulteriori lavori all'edificio sono documentati nel 1601 e nel 1662 mentre tra il 1904 e il 1912, la navata della chiesa fu ampliata nella parte occidentale con l'aggiunta di una nuova facciata. Tra il 1970 e il 1971 fu ripristinata la situazione originaria. Ulteriori lavori sono stati compiuti tra il 1984 e il 1985.
Il termine Au (e), intraducibile letteralmente in italiano, designa in lingua tedesca, una vasta distesa di terreno per lo più acquitrinoso in prossimità di fiumi, laghi ecc.
La chiesa è dedicata soprattuto a san Giacomo maggiore, patrono dei pellegrini e dei viandanti e disponeva di redditi propri: era di sua pertinenza infatti l'adiacente proprietà con le sue 10 opere e mezzo di suolo. L'edificio del maso - oggi casa d'abitazione - era contiguo alla chiesa e, oltre il sagrestano, fin dai tempi dell'istruzione obbligatoria, ospitava anche un'aula scolastica, mentre dal 1882 fungeva pure da canonica per il sacerdote.
Oltre alle rendite del proprio maso la chiesa riscuoteva censi da una schiera di altri masi; vantava la signoria fondiaria su Lewald, Mané, Putz, e Hilber in der Au. Di altri censi fondiari inoltre essa venne in possesso per acquisto. A tutto questo si aggiungeva una serie di legati perpetui che tributavano annualmente vino, olio o denaro. Economicamente insomma essa si trovava in condizioni di gran lunga migliori di quanto non versasse la chiesa di Laives.
Nel 1638 si costruì un fienile per il maso; dal relativo documento si ricava che sul lato sud la chiesa aveva un camposanto. Probabilmente essa vantava un antico diritto di sepoltura, essendo la strada fra i discosti masi di San Giacomo e il cimitero di Bolzano, molto disagevole a causa dei continui straripamenti dell'Isarco.

Il campanile
Il campanile risale al periodo romanico ed è dotato di un concerto di tre campane; sotto la cella campanaria vi è custodito il grande congegno di un antico orologio sulla cui cassa è segnato l'anno 1555; una scrittura informa che esso venne commissionato da Lucri Lebald dell'omonimo maso in qualità di capomastro della chiesa di San Giacomo e delegato dell'intera vicìnia, a mastro Benedict Laner di Stubach (Stubai) per l'importo di 58 fiorini. L'ora veniva battuta sulla campana grande. L'orologio fu fonte continua di problemi per la comunità poiché quasi ad ogni resa dei conti degli amministratori comparivano spese contratte per la sua riparazione. Per tale ragione già nel 1580 si pensò bene di far dipingere una meridiana sulla facciata verso sud.
Sul lato est una porticina sopraelevata e raggiungibile con una scala, permette l'accesso al campanile.
Pareti esterne della chiesa
L'elemento più pregevole della facciata principale è rappresentato dal portale in arenaria a sesto acuto, risalente probabilmente all'epoca della seconda ristrutturazione avvenuta nel 1542. La cornice è percorsa da tre cordoni che a metà degli stipiti laterali attorniano foglie di quercia e, al vertice dell'ogiva, foglie di vigna.
 
 L'interno della chiesa
La costruzione della volta tardogotica danneggiò gravemente gli affreschi che probabilmente sono opera di un artista della "Scuola di Bolzano". Soltanto le porzioni soprastanti la volta stessa si salvarono, serbando intatta la luminosità delle tinte originali. 
 
Parete nord: partendo dall'arco trionfale, sono distribuite in sei quadri  scene della leggenda di san Giacomo. Il racconto iniziava dall'arco trionfale (analogamente a quanto si può osservare sia a San Vigilio sul Virgolo che a San Martino a Campill).
Parete sud: anche qui, cominciando dall'arco trionfale, sono conservati frammenti di sei quadri. Raffigurano scene della vita di santa Barbara.
 
Nel sommo dell'arco trionfale  troviamo l'incisione del maestro lapicida che vi aveva lavorato.

 

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