Il cosiddetto castel Velturno è in effetti una antica residenza estiva dei principi vescovi, tornata agli antichi splendori dopo i restauri del 1983.
I Signori di Velturno sono menzionati come ministeriali del vescovo di Bressanone sin dai primi decenni del XII secolo. Passata nell'ambito feudale della contea di Tirolo, la Signoria di Velturno fu oggetto nel 1462 di un patto ereditario tra il conte di Tirolo Sigismondo e il conte Leonardo di Gorizia, per cui in caso di estinzione dinastica le Signorie di Velturno e di Campo Tures sarebbero passata al conte goriziano e i feudi in Pusteria e in Carinzia al conte tirolese.
Con l'estinzione della casata goriziana Velturno rimase all'imperatore d'Austria Massimiliano I insieme ai beni pusteresi e carinziani. Successivamente ritorno ai principi vescovi di Bressanone sino alla secolarizzazione del 1803.
Il vescovo cardinale Cristoforo Madruzzo, nel 1577, fece demolire la torre medievale per ricavarne materiale per la costruzione del nuovo palazzo. Ambizioso fu il progetto del Madruzzo, che era contemporaneamente principe vescovo di Bressanone e Trento, dove fra l'altro aveva fatto erigere il palazzo delle Albere a Trento; il piano di costruzione fu proseguito dal nipote Johannes Thomas vonSpaur che lo portò a conclusione nel 1587.
L'esterno della residenza fu progettato dall'architetto Mattia Parlati, in cui si fondono elementi tardogotici. Con grande magnificienza furono decoranti gli interni da artisti e artigiani sia locali che provenienti dall'Italia (in particolare Brescia) e in Germania (soprattutto Augusta).
La distribuzione interna si articola nei tre piani su un corridoio centrale che corre per tutta la lunghezza dell'edificio, su cui si aprono le stanze laterali.
Le pitture parietali a tempera dei fratelli Orazio e Michele da Brescia con soggetti biblici e mitologici e il noto artista e architetto Pietro Maria Bagnadore con i dipinti delle 9 meraviglie del mondo in stile eclettico manieristico ispirato alle composizioni fiamminghe e diffuse attraverso le incisioni della scuola di Anversa.
Nella "sala principesca" si possono ammirare i pannelli intarsiati e intagliati, articolati in lesene e capitelli interrotti da due porte monumentali con trabeazioni e timpani classici riccamente intarsiate. Il soffitto a cassettoni movimentato dall'intreccio di figure geometriche e motivi araldici (furobo usati ben 10 tipi di legno!), opera del meranese Hans Spineider, mentre la monumentale stufa con formelle bianco azzurre è opera di Paul Pietschendorfer.
La cappella è dedicata a S. Caterina di Alessandria. la pala con il martirio della Santa fu commissionata dal cardinale Andrea d'Austria, successore del vescovo von Spaur, al pittore tirolese Hans Schmiedt, già pittore di corte dell'arciduca Ferdinando, rappresentante del manierismo tedesco influenzato da reminiscenze lombarde e veneziane.
Il palazzo, passato dopo il 1805 in mano a diversi proprietari, fu acquistato nel 1875 dal principe del Liechtenstein che lo donò nel 1903 alla città di Bolzano. L'edificio che sorge di fronte al palazzo, sulla destra dell'entrata nel cortile, detto Turnitz o Casa degli scrivani, era adibito ad alloggio per gli addetti al palazzo.
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