Elisabetta fu la sorella del futuro re di Sardegna e figlia di Carlo Emanuele di Savoia Carignano e Maria Cristina Albertina di Sassonia.
Nel 1820 sposò a Praga l'arciduca Ranieri d'Asburgo: un matrimonio politico (gli sposi si conobbero la vigilia delle nozze), visto che l'Austria intendeva legare a sè gli irrequieti Savoia. Scrisse di lei il principe Metternich: "Il matrimonio dell'Arciduca Ranieri con la Principessa Carignano ha avuto luogo oggi. La sposa è meravigliosamente bella. E' alta una mezza testa più di me, cosa che non le impedisce di avere un aspetto grazioso. Il volto è improntato a notevole nobiltà". La bellezza e la dolcezza di Elisabetta fecero sì che un matrimonio politico si trasformasse in matrimonio d'amore: ebbero otto figli.
All'epoca l'arciduca Ranieri era vicerè del Lombardo Veneto e così Elisabetta divenne viceregina. Ma non fu una posizione di grande prestigio. Anzitutto il Kaiser non concedeva nessun spazio all'azione del vicerè, la cui funzione era meramente rappresentativa. Poi c'è da aggiungere che alla corte asburgica a Milano non era ben vista, anzi addirittura snobbata. L'aristocrazia milanese non poteva perdonarle d'aver sposato uno degli oppressori d'Asburgo.
Nel 1848 Milano fu percorsa da tumulti antiaustriaci soffocati dal generale Radetzky, Ranieri ed Elisabetta fuggirono a Bolzano (Palazzo Campofranco in Piazza Walther!). L'imperatore Francesco Giuseppe non li volle a Vienna e così la coppia visse a Bolzano, praticamente in esilio. Qui Ranieri morì sette anni dopo, ed Elisabetta restò sola.
A Bolzano "dette vita ad una pia opera che aveva come scopo quello di educare ed assistere le fanciulle bisognose", per educarle ed impegnarle come future donne di servizio. Si tratta dell'Istituto Elisabethinum. A lei si accredita anche l'istituzione del Rainerum (in onore del marito l'arciduca Ranieri - Rainer, fratello dell'imperatore d'Austria Ferdinando I).
Morto suo fratello Re Carlo Alberto (1849), morta sua madre Maria Adelaide di Sardegna (1855), dimenticata dal mondo, Elisabetta fece sempre più vita riservata.
Il 23 dicembre 1856 si recò nell'Istituto di via della Roggia per aiutare le sue assistite a fare l'albero di Natale, due giorni dopo a Natale morì.
La tumulazione avvenne nell'ambulacro del duomo di Bolzano, dietro all'altare maggiore, ove già si trovata la pietra tombale del suo consorte, l'arciduca Ranieri.
L'istituto di via della Roggia fu intitolato (1882) ad Elisabetta (Elisabethinum), e il nome rimase anche quando fu trasferito (1902) in via Castel Roncolo, ove oggi si trova.
(da Bolzano scomparsa di E. Frangipane, ed. Praxis)
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