Furono la munificenza di Uldarico Tarasp e della consorte Uta di Ronsperg, nonché la benevolenza di altre famiglie nobili del Tirolo del Sud a dotare il monastero di numerosi possedimenti, aiuti finanziari, privilegi, tanto che Monte Maria poté avere un’indipendenza economica e dare buone prospettive per il futuro alla comunità monastica, nella quale entrò anche il figlio di Uldarico Tarasp. La stessa Uta col consenso del consorte prese l’abito del monastero e scelse la povertà monacale. Recatasi in pellegrinaggio in Terrasanta, morta nel 1163 a Gerusalemme, il marito ne fece portare le spoglie a Monte Maria dalla compagna di viaggio Berntrudis. Rimasto vedovo Uldarico scelse anche lui, il coraggioso cavaliere ed eroe crociato, il silenzio di una cella, ma prima volle assicurare al monastero un protettore nella persona del suo caro nipote Egno von Matsch.Fece anche abbattere il proprio castello sito su uno sperone roccioso sopra Monte Maria, per evitare che in futuro un cavaliere potesse minacciare il convento. Nel 1169 si recò anche dall’imperatore Federico Barbarossa per la conferma del monastero e di tutte le sue donazioni.
"Se vuoi viaggiare veloce, viaggia da solo. Ma se vuoi andare lontano, viaggia in compagnia"
martedì 12 ottobre 2010
i benedettini di Monte Maria/Marienberg
E’ merito di una famiglia nobiliare della Bassa Engadina, i Tarasp, se è potuto sorgere il secondo monastero benedettino maschile della nostra diocesi. Tarasp aveva fondato tra il 1090 e il 1095, con l’appoggio del fratello vescovo di Coira Uldarico II, nelle vicinanze del proprio castello omonimo sito presso Schuls, sempre in Bassa Engadina, un’abbazia benedettina. Ma per il clima rigido e per l’ostilità della popolazione locale il monastero non ebbe lo sviluppo sperato, oltre al fatto che gli edifici conventuali, di legno, furono distrutti più volte da incendi.Uldarico III di Tarasp, nipote di Eberardo di Stammberg, decise allora, d’intesa con l’abate Albert, di ricostruire il monastero in un appezzamento di sua proprietà sito nell’Alta Val Venosta. Dovette però recarsi due volte a Roma con l’abate, finché nel 1146 ottenne da papa Eugenio III (1145-1153) l’autorizzazione per la ricostruzione del monastero. Dopo un tentativo presso la chiesetta carolingia di S. Stefano sopra Burgusio, tre anni dopo, nel 1149, la comunità monastica, per il forte vento e per la scarsità d’acqua, dovette trasferirsi di nuovo, alcune centinaia di metri verso est ai margini del torrente Almeina, dove si trovava un’antica cappella dedicata a Maria, da cui prese il nome del nuovo monastero, Monte Maria (Marienberg).
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